31 Gennaio 2023 Giudiziaria

L’INCHIESTA SUI FALSI GREEN PASS, IL RIESAME ACCOGLIE IL RICORSO DI EMANUELA VILLARI

di Edg - Il Tribunale del Riesame, presidente Massimiliano Micali (a latere le giudici Alessia Smedile e Letteria Silipigni), ha accolto il ricorso presentato dal legale della 28enne Emanuela Villari, l'avvocato Giuseppe Romeo, contro la misura dell'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, ordinando l'immediata cessazione delle prescrizioni inerenti alla misura stessa. 

La donna, al 'faccia a faccia' col giudice, aveva risposto a tutte le domande, spiegando che il suo ruolo consisteva esclusivamente nell’inserire i risultati dei test anti covid 19, che di volta in volta le comunicava Cocivera, il medico che effettuava i tamponi o Giuseppe Cozzo, il titolare del laboratorio, il “Santa Lucia s.n.c.”.

Emanuela Villari (l'addetta del laboratorio di analisi della zona sud coinvolto nell'inchiesta) è indagata assieme all'ex medico Giovanni Cocivera, a Giuseppe Cozzo e a Francesca Arena nell'indagine sui falsi green pass pass portata avanti nei mesi scorsi dal sostituto Roberta La Speme e dalla Guardia di Finanza e che vede altri 35 indagati tra gli utenti che hanno ottenuto la certificazione falsa, tra cui insegnanti, medici e appartenenti alle forze dell'ordine che gravati dall'obbligo di sottoporsi a vaccinazione, "utilizzavano l'escamotage per continuare a lavorare pur non essendo vaccinati".

Per tutti e quattro, ovvero Cocivera, Cozzo, Arena e Villari, il gip Tiziana Leanza, che scrive nella misura cautelare di «stabile vincolo criminale», aveva disposto l’obbligo di firma dal lunedì al sabato, rigettando la richiesta d’arresto che era stata avanzata dalla Procura.

IL REATO DI FALSITÀ IDEOLOGICA…

Sulla qualificazione giuridica del reato il gip ha idee diverse rispetto alla Procura, secondo cui «... si configurerebbe a carico degli indagati il reato di falsità ideologica in atto pubblico, mediante induzione in errore del ministero della Salute, che sarebbe stato proditoriamente “indotto” a rilasciare una falsa certificazione dal contenuto dei dati trasmessi dal laboratorio “S. Lucia” in collaborazione con il Cocivera». Secondo il gip invece si tratta di «... falsità ideologica indotta commessa da pubblico ufficiale in certificato amministrativo», questo perché in sostanza il gip non ritiene il green pass un “atto pubblico” ma una “mera certificazione”.

UN "SODALIZIO CRIMINALE".

Le Fiamme Gialle del Gruppo di Messina hanno scoperto l’esistenza di un sodalizio criminale composto da 1 medico (Giovanni Cocivera, già radiato dall'albo dei medici come detto per la condanna per aborti clandestini) e 3 operatori sanitari (Giuseppe Cozzo, Francesca Arena ed Emanuela Villari, due biologi e un operatore sanitario) che, nel delicato periodo pandemico, inserivano – avvalendosi degli strumenti di un laboratorio di analisi (il laboratorio d'analisi Santa Lucia s.n.c. a Santa Lucia sopra Contesse, amministrato di fatto da Cozzo, mentre la Arena è ritenuta il direttore responsabile della struttura) - la risultanza di falsi tamponi nella piattaforma sanitaria SIRGES, così ottenendo, mediante portale telematico, i cosiddetti green pass base: un giro d’affari sicuramente significativo, atteso il documentato utilizzo di tale illecito schema almeno da parte di 132 soggetti messinesi, con costi variabili per singolo tampone da un minimo di 10 € ad un massimo di 20 €.

E' lo stesso Cocivera (agiva con "patente spregiudicatezza", scrive il gip nella misura), intercettato, a 'snocciolare' i numeri della sua attività, favorita dal 'prezzo competitivo' praticato: "Io lavoravo dalle cinque e mezza di mattina alle nove e mezza di sere... e nel periodo boom, facevo oltre 1300 tamponi a settimana... anche perchè mantenevo un prezzo basso, dieci euro è un prezzo competitivo".

Agli indagati principali si contesta "la sistematicità delle condotte incriminate, quale traspare dall'elevatissimo numero di falsi tamponi eseguiti dal Cocivera e documentati nel ristretto arco temporale di appena due mesi in cui si è concentrata l'indagine".

L'attività investigativa del Nucleo Operativo della Guardia di Finanza di Messina inizia nel febbraio dell'anno scorso, quando vengono decisi servizi mirati all'ingresso della stazione Marittima, al cui interno, in un locale del sindacato Orsa, si effettuavano gli esami diagnostici per la rivelazione del Covid-19.

Gli investigatori notavano un transito considerevole di persone che facevano ingresso nei locali durante la presenza di Cocivera all'interno della Stazione Marittima.

ANCHE UN DIRIGENTE MEDICO DELL'ASP 5 DI MESSINA...

Il caso più eclatante, per il ruolo che copre uno degli indagati, è certamente quello che vede protagonista un dirigente medico dell'Asp 5 di Messina, che la mattina del 30 marzo 2022 si presentava nei locali della stazione marittima e che, senza essere sottoposto a tampone, forniva "al Cocivera il proprio numero telefonico e la tessera sanitaria che l'indagato fotografava per inviare i dati tramite WhatsApp a chi materialmente si sarebbe occupato dell'inserimento degli stessi sul portale per l'ottenimento del green pass". Il dirigente medico riceveva quindi il green pass mentre si trovava ancora in compagnia di Cocivera

TRA GLI ALTRI UN VIGILE URBANO, UN FINANZIERE E UN APPARTENENTE ALLA MARINA MILITARE...

La mattina del 29 marzo Giovanni Cocivera riceveva nei locali del sindacato Or.S.A. un uomo, identificato poi in un vigile urbano in servizio al Comune di Messina, che aveva necessità di ottenere il green-pass per accedere al lavoro non essendo vaccinato e avendo già subito una sospensione per questo motivo. Il giorno stesso il vigile urbano riceveva il Green Pass che gli veniva riconfermato tre giorni dopo, alla scadenza, senza nessun controllo ("Cocivera: "A proposito ma Dari i soddi.."). Il modus procedendi di Cocivera, radiato dall'albo dei medici nel 2020, prevedeva secondo le risultanze delle indagini, la garanzia del green pass in assenza di tampone.

Il 31 marzo a presentarsi da Cocivera è un dipendente dell'ATM, l'azienda trasporti di Messina. Eseguito il test, l'ex medico riponeva il bastoncino all'interno della confezione senza processarlo ("Cocivera: "facciamo come fanno le buttane...non ti preoccupare...ora ti faccio mandare alla mail la fotografia del referto cosi un domani se non ti arriva il messaggio c'è il referto e glielo fai vedere...e sei coperto").

La mattina del 4 aprile l'impiegato dell'Azienda trasporti si recava nuovamente da Cocivera, ottenendo il green pass con le stesse modalità della volta precedente. "Nell'occasione i due uomini discutevano dell'opportunità di inserire l'esito del tampone nel portale a un determinato orario, corrispondente  a quello di inizio del turno dell'impiegato".

La mattina del 31 marzo è la volta di un collega degli investigatori, un finanziere, che si sottopone a tampone orofaringeo. "Come documentato dalla sequenza di immagini, dopo aver effettuato il prelievo, Cocivera riponeva il bastoncino all'interno della custodia originaria, senza processarlo, quindi fotografava la tessera sanitaria dell'uomo per poi inoltrarla a chi si occupava dell'inserimento a sistema". Il finanziere riceveva il tampone mentre si trovava ancora nello studio di Cocivera, "circostanza che comprova, senza tema di smentita, che il tampone e non era stato processato". Le visite del finanziere si susseguono e in particolare, la mattina del 7 aprile 2022, l'uomo veniva immortalato mentre si recava da Cocivera e gli consegnava il denaro. I casi monitorati dagli uomini della Guardia di Finanza sono tanti. Tra le persone intercettate c'è anche una insegnante, già sospesa, un altro dipendente dell'ATM, un appartenente alla Marina Militare che risultava essere in isolamento in quanto positivo al covid e che, per necessità di servizio, doveva fare un tampone prima dell'appuntamento fissato dall'Usca. Dopo i sette giorni di quarantena l'uomo era ancora positivo e per concludere in anticipo l'isolamento doveva essere ufficialmente dichiarato negativo. Così si è rivolto all'ex ginecologo conosciuto grazie a una vicina di casa. "Io mercoledì lavoro alla base perché sono un militare della Marina e viene Mattarella e dovrò essere lì", diceva il militare durante una intercettazione telefonica. "Ah viene Mattarella..ammazziamolo a Mattarella non vale una lira", rispondeva Cocivera fissando per il giorno dopo il falso tampone negativo che per l'indagato avrebbe decretato la fine dell'isolamento. Senza eseguire alcun test, come dimostrato dai filmati delle telecamere, il militare ha ottenuto il certificato di negatività. Ma c'era anche chi doveva semplicemente andare allo stadio per la partita del Messina e in un caso anche in trasferta per la partita Milan-Genoa o chi doveva partire per un concorso. Emblematico infine anche il caso del titolare di una pizzeria che, sprovvisto di green pass, per evitare una sanzione durante il controllo di una pattuglia dei carabinieri, tramite whatsapp chiede aiuto a Cocivera. "Ho il controllo me lo può mandare un Green Pass? Velocissimo che fra mezz'ora ritornano. Mi stavano facendo il verbale", scrive l'uomo. "E muoviti..mandami il frontespizio della terssera e il numero, punto", risponde Cocivera. A distanza di 40 minuti il cliente otteneva la certificazione.

I NOMI DI TUTTI I 39 INDAGATI.

SONO 4 I PRINCIPALI INDAGATI CON L'OBBLIGO DI FIRMA DAL LUNEDI' AL SABATO (la Procura aveva avanzato per loro la richiesta di arresto):

Giovanni Cocivera, 63 anni; Giuseppe Cozzo, 67 anni; Francesca Arena, 49 anni; Emanuela Villari, 28 anni.

GLI ALTRI 35 INDAGATI:

Antonino Spinella (1950); Giuseppe Monzupappa (1968); Maria Chiara Misefari (1974); Emanuele Rizzo (1987); Salvatore Monzupappa (1973); Guido Blancato (1972); Massimo Colandrea (1976); Esmeralda Ravese (1976); Francesco Soriano (1971); Graziella D'Ambrosio (1970); Carmelo Scotto (1976); Antonina Gentile (1978); Virginia Bensaia (1969); Giacomo Venuti (1991); Filippo La Fauci (1977); Stefano Di Meo (1965); Giuseppe Settineri (1983); Cosimo Boncoddo (1960); Rosanna Antonella Mortelliti (1970); Emanuele Zagarella (1994); Francesca Sacca' (1977); Antonino Cirio (1968); Francesca Alba D'Angelo (1992); Ignazio Mondello (1969); Mariarosa Raineri (1970); Annamaria Mondello (2000); Teresa Piccolo (1989); Caterina Scalera (1980); Pietro Consolo (1967); Concetta Fisichella (1968); Carmelo Gugliotta (1970); Carmelo Costa (1976); Nicola Ferrarotto (1965); Angelo Carina (1963); Pietro Scandurra (1998).

"L'ORSA E' TOTALMENTE ESTRANEA AI FATTI".

"Apprendiamo da notizie stampa dell’inchiesta della Guardia di Finanza su presunti green pass “falsi” rilasciati da uno studio diagnostico che all’epoca effettuava tamponi all’esterno del laboratorio, anche presso la sede della scrivente ORSA Navigazione. Si tiene a precisare che questo sindacato è totalmente estraneo ai fatti, in quella fase l’ORSA Navigazione si limitava ad aprire la propria sede per offrire un riparo ai lavoratori che usufruivano del servizio itinerante offerto dal dott. Cocivera nei pressi della stazione marittima. In quel periodo non ci sono stati segnalati illeciti dai lavoratori e non siamo a conoscenza della prassi che veniva utilizzata per il rilascio dei green pass. Nel ribadire la totale estraneità ai fatti, ci riserviamo di agire legalmente contro chiunque dovesse mettere in discussione il buon nome del sindacato ORSA Navigazione". A firmare la nota il segretario nazionale Orsa Navigazione, Antonino D’Orazio.