27 Gennaio 2022 Giudiziaria

L’INCHIESTA SULLE REGIONALI DEL 2017, TUTTI PROSCIOLTI. RINVIO SOLO PER FRANCESCO PETTINATO

11 proscioglimenti e un rinvio a giudizio nell’udienza preliminare su una presunta corruzione elettorale in occasione delle elezioni regionali per il rinnovo dell’Ars del 2017, al centro di un’inchiesta della procura di Messina.

Il gup Monica Marino ha accolto l’eccezione della difesa che riteneva non fossero utilizzabili le intercettazioni telefoniche ed ambientali. Così sono cadute tutte le accuse, con gli indagati quindi prosciolti con la formula “perché il fatto non sussiste”. Escono dall'inchiesta l’ex parlamentare regionale Santo Catalano (foto), Rocco Cambria, Davide Lo Turco, Francesco Salmeri, Placido Smedile, Enrico Talamo, Giuseppa Zangla, Maria Pamela Corrente, Carmelo Fascetto, Lorenzo Italiano (foto), ex sindaco di Milazzo, Armando Buccheri, Rocco Cambria e Davide Lo Turco.

Un solo rinvio a giudizio.

Disposto invece il rinvio a giudizio al prossimo 17 maggio per Francesco Pettinato (foto), accusato di una presunta estorsione, padre di Marco Antonino Pettinato (foto), sindaco di Fondachelli Fantina, la cui posizione era stata già stralciata e che sarà trattata il 10 febbraio. Nella difesa sono stati impegnati gli avvocati Roberto Bonavita, Tommaso Calderone, Diego Lanza, Giuseppe e Gian Maria Santilano, Laura Todaro, Pietro Fusca, Fabrizio Formica, Isabella Barone, Nunzio Rosso, Filippo Barbera, Carmelo Scillia, Rosaria Composto.

Il nodo intercettazioni.

C’era il “nodo-intercettazioni in sospeso” per l’inchiesta sui “brogli” elettorali alle regionali del 2017 che ha interessato la città e tutta la provincia tirrenica del Messinese.

Il giudice doveva infatti decidere sull’eccezione sollevata dal collegio difensivo, che è stata molto netta, anche sulla scorta dell’ormai famosa “sentenza Cavallo” della Cassazione: nessuna delle intercettazioni dell’inchiesta è utilizzabile in questo procedimento perché sono state effettuate all’epoca sul presupposto di un reato - l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale -, che adesso non è più contestato, in quanto è rimasta in piedi la “sola” corruzione elettorale, che non prevede la possibilità di captazioni ambientali e telefoniche. Su questo quesito, che per la prosecuzione dell’udienza preliminare era “l’interrogativo degli interrogativi”, il gup Marino ha deciso oggi.

Risolto il passaggio delle intercettazioni, rimane in sospeso la richiesta di accedere, come prima opzione, alla 'messa alla prova' da parte di uno degli imputati, Carlo 'Roberto' Cerreti. Per quest'ultimo il gup, dopo aver stralciato la sua posizione, ha rinviato al 7 febbraio.

Eppure c’era tanto in questa inchiesta gestita dai sostituti della Distrettuale antimafia di Messina Fabrizio Monaco e Rosanna Casabona, che comprende 14 imputati, per una storia nata da un’indagine della Dia di Catania sui brogli nella zona etnea alle regionali del 2017 che poi s’è allargata anche ad altri ambiti siciliani, coinvolgendo più persone.

Al centro dell’inchiesta, poi ereditata dai colleghi della Dia di Messina per le indagini nella nostra provincia, ci sarebbero state una serie di “mazzette” elargite per distribuirle ai grandi elettori della provincia di Messina, sparsi tra la città e i vari centri della zona tirrenica.