8 Febbraio 2022 Giudiziaria

LA SENTENZA: Sei anni di carcere all’editore Enzo Basso per bancarotta e frode fiscale

Sei anni, 5 mesi e 10 giorni. È questa la condanna decisa dalla prima prima sezione penale del tribunale presieduta dal giudice Adriana Sciglio (Arianna Raffa e Concetta Maccarone gli altri giudici) nel processo a carico del giornalista Enzo Basso, a suo tempo editore del settimanale Centonove, finito ai domiciliari nel 2017 dopo un'indagine della Guardia di Finanza con le accuse di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e frode fiscale. I giudici hanno poi inflitto la pena di 2 anni e 2 mesi al commercialista Giuseppe Garufi (oltre alle spese processuali), per l'emissione di alcune fatture. I due sono stati assistiti dagli avvocati Andrea Calderone e Carlo Mastroeni. Entrambi hanno poi registrato assoluzioni parziali per alcuni capi d'imputazione (Basso per una vicenda di presunte false fatturazioni per operazioni inesistenti, il capo F, e Garufi dai primi quattro casi più gravi di bancarotta, i capi A, B, C, e D) e una dichiarazione di prescrizione (per il capo I, limitatamente all'emissione di dieci fatture). Complessivamente i giudici hanno ritenuto sussistenti per Basso 24 capi d'imputazione tra casi di bancarotta e reati tributari, e 4 per Garufi per emissione di fatture per operazioni inesistenti ai fini dell'evasione fiscale.

LE PENE ACCESSORIE.

Il Tribunale ha dichiarato Enzo Basso interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena. Basso e Garufi sono stati inoltre inabilitati all'esercizio di un'impresa commerciale ed incapaci ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa (per la durata di 5 anni per Enzo Basso e di due anni per Garufi). Sono stati inoltre interdetti dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nonché dalle funzioni di rappresentanza ed assistenza in materia tributaria ed incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione per un periodo di due anni, per Enzo Basso, e di un anno per Garufi.

Basso e Garufi sono stati interdetti in perpetuo dall'ufficio di componente di commissione tributaria. I giudici hanno ordinato anche la pubblicazione della sentenza, per estratto, a spese di Basso e Garufi, mediante affissione nel Comune di Messina e nei comuni di rispettiva residenza, nonché nel sito internet del Ministero di Giustizia per 15 giorni. E' stata disposta anche la confisca per equivalente di denaro, beni e altre utilità di Enzo Basso, nei limiti e sino alla concorrenza dell'imposta evasa indicata al capo N dell'imputazione. E' stato disposto infine il dissequestro e la restituzione della società "109 Press s.r.l." all'avente diritto.

I giudici si sono concessi novanta giorni per depositare le motivazioni.

LA RICHIESTA DI CONDANNA DELL'ACCUSA.

Il pm Francesca Bonanzinga, nell'udienza del 18 gennaio scorso, aveva richiesto la pena di 8 anni per Basso e di 4 anni per Garufi, per 5 casi di bancarotta e 18 casi di reati tributari.

Secondo l’accusa avrebbe compiuto "ripetute irregolarità nella redazione dei bilanci al fine di occultarne lo stato di crisi, simulando, in tal modo, una solidità patrimoniale inesistente" che gli consentiva di beneficiare di ulteriori finanziamenti, poi non saldati. Otto cooperative che condividevano la stessa sede o i luoghi in cui si svolgevano le principali attività. "Sistematica", secondo la Finanza, era la ripetizione delle operazioni economiche compiute per trasferire verso le nuove società, di volta in volta costituite, la parte più rilevante del patrimonio aziendale.

I COMMENTI.

"Nessun commento da parte mia, dico soltanto che attendo il deposito delle motivazioni per presentare appello", è stata la dichiarazione dell'avvocato Calderone. L'avvocato Mastroeni ha dichiarato invece di ritenere "troppo severa la condanna nei confronti del mio assistito che, al contrario si era dimesso dalla carica di amministratore già nel 2012 quando aveva preso atto che stante i mancati pagamenti dei clienti e le disdette di alcuni di essi non era possibile salvare i posti di lavoro dei giornalisti e dei grafici che lavoravano nella coop Eveneto, che era una delle coop facenti parte del 'Gruppo Centonove'". Il difensore ha poi "preannunciato che attenderà la pubblicazione della sentenza per leggere le motivazioni ed interporrà appena nell'interesse del proprio assistito".

DALL'ARCHIVIO: 150 PAGINE DI ORDINANZA. L'OPERAZIONE NELL'OTTOBRE DEL 2017.

150 pagine di ordinanza di applicazione di misura cautelare siglata dal gip Tiziana Leanza su richiesta del sostituto procuratore Antonio Carchietti, un decreto di sequestro preventivo, la fotografia chiara di un modus operandi "caratterizzato dalla sistematicità delle azioni criminose, essendo gli indagati risultati partecipi di un sistema fraudolento che desta particolare allarme per efficenza, durata ed organizzazione e che, con elevata probabilità, non è circoscritto alle sole vicende oggetto di considerazione nel presente procedimento". E' molto severa nel motivare le esigenze cautelari nei confronti del giornalista-editore 'deus ex machina' Enzo Basso, 56 anni, originario di Ramacca, residente da tempo a Messina, in atto in regime di aspettativa ultradecennale dal quotidiano "Giornale di Sicilia", ma anche di Giuseppe Garufi, Francesco Pinizzotto e Andrea Ceccio (per un quinto indagato iniziale dell'inchiesta, la giornalista Graziella Lombardo, il gip ha rigettato le richieste cautelari avanzate a suo tempo dellaProcura), il gip Tiziana Leanza. "Deve ravvisarsi sia per le specifiche modalità dei fatti sia per la personalità degli indagati, il concreto pericolo che essi commettano altri delitti della stessa specie di quelli per cui sprovvede". Ed è per questo che ha deciso gli arresti domiciliari per il noto giornalista Enzo Basso, fondatore del settimanale Centonove, fucina per tantissimi cronisti della città, e l'obbligo di presentazione alla P.G. per gli altri tre (in questa fase il collegio di difesa è composto dagli avvocati Luigi Giacobbe, Carmelo scialai, Giuseppe Cicala e Aurora Notarianni). "Le analizzate condotte illecite non sono occasionali, ma sistematicamente preordinate e programmate secondo uno schema che si ripete con ben precise linee guida, arricchendosi solo di varianti, diretto in modo consapevole a determinare l'inevitabile decozione della Editoriale Centonove, destinata al sicuro dissesto, ma contestualmente sostituita da altre società con il supporto dello schermo di soggetti di volta in volta impiegati quali prestanome, più o meno partecipi del programma delittuoso. Il tutto all'evidente scopo di mantenere le attività del gruppo, sottraendole al rischio di misure interdicevi e all'aggressione dei creditori". Ma non solo. Nel proseguo delle indagini sarebbe stata riscontrata "la commissione di una ripetuta serie di illeciti tributari, metodicamente finalizzati a consentire alle società riconducibili al Basso di conseguire ingenti risparmi fiscali in relazione a prestazioni mai effettuate o comunque differenti da quelle prospettate in sede di fatturazione".

LA MISURA CAUTELARE PER ENZO BASSO

"Appare allo stato evidente che gli indagati non cesseranno di proseguire detta attività delittuosa, anzi, proseguiranno nella medesima, all'occorrenza ricorrendo a schemi più sofisticati, ma non meno illeciti, in ragione dell'impunità con cui fino ad oggi hanno agito". Per il presunto regista di tutte le operazioni, il padre padrone Enzo Basso ("Basso esercitava un forte potere carismatico su tutti i dipendenti, collaboratori ed amministratori delle altre società" dichiara sentito dagli inquirenti Giuseppe Garufi), il gip intravede come 'pienamente proporzionata alla gravità dei fatti' la misura degli arresti domiciliari. Motivato dall"'apprezzamento del severo disvalore sotteso alle azioni delle quali sono stati rispettivamente ritenuti gravemente indiziati" (venne scarcerato il 24 aprile 2018, dopo sei mesi di arresti domiciliari).

LE SOCIETA'

Il gip elenca le società gravitanti intorno alla Editoriale Centonove s.r.l.. "...trattasi della 'Kimon-Cooperativa di Giornalisti - Società Cooperativa a.r.l.", 'Evento - Cooperativa di Giornalisti Società Cooperativa a.r.l.', '109 Press s.r.l.', 'ISP s.r.l.', 'Teste Toste s.a.s', 'N.P.S. Service s.r.l.' e 'Small Street s.r.l.'.

IL SEQUESTRO PENALE

Dal complesso dell'attività di indagine è emersa "una articolata distrazione di risorse in danno della 'Editoriale Centonove s.r.l.', culminata nel drenaggio dei beni e attività di 'Editoriale Centonove s.r.l." e delle altre società a queste riconducibili e costituite esclusivamente in funzione di tale sistema illecito, nella società "109 Press s.r.l.", nata al fine di continuare sotto una nuova 'etichetta e al riparo dai creditori, l'attività imprenditoriale di Enzo Basso. La "109 Press s.r.l." rappresenta il prodotto del reato quale risultato della condotta criminosa. La funzione assunta dalla '109 press Srl', veste formale con la quale la fallita "Editoriale Centonove" continua ad esercitare la medesima attività, comporta l'estensione delle ragioni della prevenzione, sottese alla richiesta di sequestro, all'intero complesso dei beni aziendali riconducibili alla predetta impresa".

QUELLA CONDANNA PER APPROPRIAZIONE INDEBITA DELL'EDITORE NEL DICEMBRE DEL 2016. LA GENESI DELL'INCHIESTA CHE HA PORTATO ALL'ARRESTO DI ENZO BASSO

Le indagini, che sono state eseguite dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza coordinato dal ten. col. Jonathan Pace, che hanno portato all'arresto del giornalista Enzo Basso nascono nell'ambito di un procedimento penale a carico dello stesso editore terminato con una condanna a sei mesi (IN APPELLO E' STATO ASSOLTO, ndr). Basso all'epoca sentito a sommarie informazioni dagli inquirenti, rendeva dichiarazioni da cui sarebbero poi emersi "evidenti opacità nella gestione di "Editoriale Centone Srl" che ingeneravano seri dubbi sulla effettiva tenuta della situazione economico-patrimoniale della società". Gli approfondimenti dei carabinieri portarono alla luce "sostanziosi giroconto" e "bonifici per anticipo su fatture" a favore di una serie di enti societari che, sebbene distinti dalla Editoriale Centonove Srl", risultavano avere tutti la sede legale al medesimo indirizzo. E' così che viene aperto un altro fascicolo di indagine, nell'ambito del quale veniva dato incarico di consulenza tecnica contabile al dott. Germano Garofalo per procedere all'analisi contabile di tutte le società orbitanti intorno alla società madre. Le intercettazioni e i numerosi verbali riempiti dai dipendenti e collaboratori delle società hanno contribuito a dare un quadro completo delle "irregolarità nella gestione dei bilanci e di operazioni illecite tese a mascherare lo stato effettivo di decozione delle società attraverso un complesso meccanismo operativo, elaborato e gestito dal Basso, in forza del quale, dopo aver gravato determinate imprese 'gemelle' degli oneri connessi alla titolarità delle testate giornalistiche, indebitandole con fisco e istituti previdenziali, le si metteva in liquidazione, trasmettendo le testate medesime a imprese momentaneamente in bonus per continuare la gestione al riparo da ingerenze esterne". Capisaldi del sistema, come pare chiaro dall'ordinanza del gip Leanza, sono "il carattere cooperativo delle imprese coinvolte, funzionali a garantire il godimento dai benefici connessi a tale tipologia societaria; la presenza del Basso e di una serie di persone a lui fiduciariamente collegate nella compagine delle cooperative e società collegate; la condivisione della sede o comunque dei luoghi dove si svolgono le principali attività dei soggetti giuridici in questione; la natura delle operazione poste in essere, volte a far trasmigrare verso la società cooperativa di volta in volta avente causa la parte più rilevante e onerosa dell'attività di impresa. Contestualmente si rilevavano condotte sistematicamente volte a evadere le imposte mediante meccanismi ben congegnati di false fatturazioni tra le diverse società di quello che si configura come una vera e propria 'holding' riconducibile a Enzo Basso".

LA CONDANNA

Nel dicembre del 2016 l'editore Enzo Basso fu condannato per appropriazione indebita a 6 mesi di reclusione e a 600 euro di multa. Era accusato, nella qualità di amministratore unico e legale rappresentante della società 'Editoriale Centonove Srl', di essersi appropriato indebitamente di 12.000 mila euro. In particolare la 'Editoriale Centonove Srl' e la società 'Consultant Srl' costituivano un raggruppamento Temporaneo di Imprese per la fornitura congiunta del servizio conferito con appalto indetto dalla Regione Siciliana ed avente ad oggetto 'affidamento servizio rassegna stampa telematica e video'. La editoriale Centonove Srl assumeva la funzione di mandataria e rappresentante e stipulava in questa veste con la Regione Siciliana il contratto di appalto, "in forza del quale la stazione appaltante e il Raggruppamento pattuivano la corresponsione del compenso, erogato a beneficio del R.T.I. medesimo, mediante versamento sul conto della Editoriale Centonove Srl. All'esito dei pagamenti di volta in volta ricevuti, la Editoriale Centonove Srl ometteva di conferire alla 'Consultant Srl' la 'quota-parte' di spettanza, appropriandosi così indebitamente della somma pari a euro 12.000, e dimostrando l'intenzione di tenere la cosa come propria". Durante il dibattimento un teste raccontò di avere accertato che il titolare della società Editoriale aveva la materiale disponibilità su quel conto, avendo verificato gli spostamenti di danaro, come i bonifici della Regione e l'esistenza di alcuni bonifici riversati su altre due società. L'inchiesta nacque dalla denuncia di Sergio D'Ippolito, presidente del consiglio di amministrazione della Consulting s.r.l.

L'ASSOLUZIONE IN APPELLO

La Corte d’Appello di Messina, presieduta da Alfredo Sicuro, su richiesta del Pg Napoli, il 2 ottobre del 2018 ha assolto Enzo Basso, già editore dell'ex settimanale Centonove, con la formula "perchè il fatto non sussiste", dall'accusa di appropriazione indebita. I giudici di secondo grado hanno ribaltato il verdetto emesso nel 2016 assolvendolo con formula piena. In primo grado il giornalista era stato condannato a 6 mesi e 600 euro di multa per il mancato passaggio dalla editoriale Centonove alla Consultant srl di un pagamento di 12 mila euro, versati dalla Regione Siciliana per la fornitura del servizio di rassegna stampa.

LA NOTA DEL GIORNALE DI SICILIA

In una nota la direzione del Giornale di Sicilia precisò che Basso "...è stato collocato su sua stessa richiesta in aspettativa continuativa da oltre dodici anni. Pertanto nulla nella vicenda giudiziaria può essere ricondotto sotto qualsiasi profilo al suo ruolo all'interno di questo giornale, da cui infatti manca ininterrottamente dal 2005, senza alcuna soluzione di continuità".

IL COMUNICATO DELLA GUARDIA DI FINANZA

I finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare che prevede la misura degli arresti domiciliari per una persona, Enzo Basso, 56 anni, e l’obbligo di presentazione alla P.G. per altre tre, Francesco Pinizzotto, Giuseppe Garufi e Andrea Ceccio, resesi responsabili dei reati di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e frode fiscale. Indagata una quinta persona, Graziella Lombardo.

L’Autorità Giudiziaria ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente dei conti correnti, dei beni aziendali, delle quote di capitale e delle azioni intestate all’ultima delle società creata dagli indagati. Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale di Messina, Dott.ssa Tiziana LEANZA, a conclusione di complesse ed articolate indagini di polizia economicofinanziaria dirette dal sostituto procuratore Antonio Carchietti della Procura della Repubblica di Messina e svolte dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza della città dello Stretto.

Le indagini hanno permesso di accertare che gli indagati, tutti soci, amministratori e dipendenti di 8 società operanti nel settore dell’editoria e create nell’ultimo decennio, si sono resi autori di ripetute irregolarità nella redazione dei bilanci al fine di occultarne lo stato di crisi, simulando, in tal modo, una solidità patrimoniale inesistente che gli consentiva di beneficiare di ulteriori finanziamenti che poi non venivano saldati.

Il collaudato modus operandi, elaborato e gestito dal giornalista ed editore del settimanale "100nove press", ENZO BASSO, consisteva nel creare società ad hoc, che venivano gravate di oneri connessi alla titolarità di importanti testate giornalistiche edite nella provincia di Messina, indebitate con l’Erario e con gli istituti previdenziali e successivamente messe in liquidazione con il contestuale spostamento della gestione della testata ad altre imprese momentaneamente in bonis.

Altro elemento rilevato nel corso delle indagini riguarda il ricorso alla forma delle società cooperative per tutte le imprese gestite dagli indagati, funzionale a garantire il godimento di rilevanti agevolazioni fiscali previste per tale forma societaria.

Attorno a tali società ruotava l’apparato creato e gestito sotto la regia di ENZO BASSO, con l’ausilio di una serie di persone a lui fiduciariamente collegate nell’ambito delle compagini sociali delle citate cooperative, che, tra l’altro, condividevano tutte la stessa sede o comunque i luoghi ove si svolgevano le principali attività.

Sistematica era, infine, la ripetizione delle operazioni economiche poste in essere per trasferire verso le nuove società, di volta in volta costituite, la parte più rilevante del patrimonio aziendale.