10 Febbraio 2022 Giudiziaria

I verbali sul nuovo collaboratore di giustizia Filippo Genovese: quando sparò dieci colpi di pistola contro l’auto del padre

di Leonardo Orlando - Nell’intraprendere la collaborazione con la giustizia, Filippo Genovese, 35 anni, inteso lo “Scozzese”, con le prime dichiarazioni rese ai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Messina, ha raccontato che ai margini di una “mangiata” organizzata con amici in una stalla ai margini del quartiere Fondaconuovo, di aver esploso 10 colpi di pistola, con una Parabellum 9x21, contro l’auto del padre, reo di essersi vantato di avere avuto rapporti sessuali extraconiugali con una giovane donna. Il nuovo collaboratore di giustizia, oltre ad aver seminato il panico negli anni delle sue pericolose scorribande criminali nel corso di numerose rapine a mano armata commesse con i suoi sodali ai danni di supermercati e centri commerciali, pretendeva a modo suo di mantenere il decoro nella sua famiglia d’origine. L’episodio raccontato dallo “Scozzese” sarebbe avvenuto qualche giorno prima dell’11 luglio 2014, anche perché i dieci colpi di pistola esplosi contro la carrozzeria dell’auto del proprio genitore, che nel frattempo era fuggito per timore di essere ucciso dal figlio, furono uditi nel quartiere e come sempre accade le voce di quella che sembrava una sparatoria si diffuse tanto che gli agenti del Commissariato di polizia effettuarono una ispezione dei luoghi senza rinvenire, né l’auto crivellata dal piombo e nemmeno bossoli espulsi dal caricatore e pallottole esplose dalla potente Parabellum calibro 9x21. La violenta reazione del figlio contro il padre è stata collocata dal collaboratore di giustizia in un ampio ventaglio di tempo, tra il 2013 e il 2014, nel «periodo estivo». Filippo Genovese ha raccontato in una località segreta nemmeno rivelata nei verbali depositati dalla Procura antimafia perché le dichiarazioni in esse estrapolate, al netto dei numerosi omissis, dovranno far parte del processo “Dinastia”, di aver posseduto un cavallo che teneva nella stalla di suo zio a Fondaconuovo. Il fatto descritto sarebbe avvenuto in occasione di 'un pranzo alla stalla, in cui erano presenti anche mio padre Salvatore, mio zio Tindaro Genovese', un suo cugino ed una persona che 'si occupava di movimento terra'. Il pentito ricorda che suo padre e suo cugino 'scherzavano su una ragazza, con cui mio padre aveva una relazione, io ho rimproverato mio padre, che era anche ubriaco e abbiamo litigato'.

La cosa, però, a quanto pare non è finita così. Non sarebbe stato un banale litigio, tanto che Filippo Genovese non sarebbe riuscito a contenere quella che si presagiva come una violenta reazione. E proseguendo nel suo racconto ha affermato di essere stato 'arrabbiato' al punto che 'sono andato a prendere la pistola a casa, per tornare alla stalla e sparare a mio padre'. Genitore che forse aver per tempo intuito le intenzioni bellicose del figlio, al punto da essersi dileguato per tempo, forse aiutato da uno dei presenti. Al suo ritorno nella stalla, Filippo Genovese, non ha più trovato alla tavolata imbandita per quel pranzo organizzato per 'festeggiare' i lavori che suo zio aveva commissionato per far spianare lo spazio attorno a quella stessa stalla abusiva. 'Poiché non ho più visto mio padre', ha dichiarato lo 'Scozzese', 'ho sparato alla sua macchina che era parcheggiata li vicino'. Subito dopo ha proseguito nel suo racconto, 'ho consegnato la pistola a mia madre, che nel frattempo era intervenuta. Successivamente, lei me l'ha ridata'. Gli stessi parenti di Filippo Genovese si adoperarono in fretta per raccogliere da terra i bossoli espulsi dalla calibro 9x21 per farli sparire. Stessa cosa fu fatta per l'auto del padre del pentito, una Peugeot coupé, dapprima nascosta e poi consegnata a un carrozziere, che come racconta lo stesso pentito riparò e chiuse con lo 'stucco' i fori che i 10 colpi di pistola praticarono alla carrozzeria della vettura. 'Qualche tempo dopo, quando rividi l'auto di mio padre - ha dichiarato Genovese - non aveva più i buchi' provati dai proiettili. Tra padre e figlio allora si interruppero i rapporti. Filippo Genovese racconta che l'arma 'era una di quelle asportate in occasione del furto al Poligono di Milazzo (tra il 2007 e il 2008) da dove furono fatte sparire armi e munizioni'. Solo parte delle stesse armi furono poi fatte ritrovare vicino al cimitero di Barcellona, per l'intervento del vecchio boss di Gala Filippo Milone, che in una riunione appositamente convocata, aveva chiesto che quelle armi fossero restituite. E così fu solo in parte per volere del vecchio boss, tanto che furono fatte ritrovare abbandonate in un'auto parcheggiata vicino al cimitero di Barcellona. Tuttavia, come racconta un altro collaboratore di giustizia, Aurelio Micali, parlando di un cugino di Filippo Genovese, alcune delle armi sparite dal Poligono di tiro di Milazzo non furono mai restituite dal gruppo che le ha trafugate, tra cui vi sarebbe stato anche Filippo Genovese, oltre a suo cugino, tanto che le stesse rimasero in possesso degli autori del furto e poi successivamente vennero messe a disposizione del gruppo dell'allora boss latitante Filippo Barresi.

Quell'arma utilizzata per sparare all'auto, Genovese l'ha detenuta fino al 2017, nascondendola in un terreno vicino alla casa del nonno. Arma che non è stata poi ritrovata e che era servita a Filippo Genovese a commettere due rapine, quella al Centro Commerciale Abate Superstore di Barcellona, che fruttò oltre 10mila euro, e un'altra in un supermercato di Terme Vigliatore. Rassegnaweb - Fonte: Gazzetta del Sud