10 Giugno 2022 Giudiziaria

’Ottavo cerchio’, la sentenza: condannato a 4 anni l’ex assessore Muscolino, 4 anni e 3 mesi alla ‘talpa’ Parialo’

Di Edg - È una sentenza pesante quella della Prima Sezione Penale, presidente Maria Eugenia Grimaldi (giudici a latere Francesco Torre e Francesca Capone) nei confronti di alcuni degli imputati dell’inchiesta ‘Ottavo cerchio’.

Ecco il verdetto, tre condanne e una assoluzione: l’ex assessore e consigliere comunale Giorgio Muscolino è stato condannato a quattro anni di reclusione, il funzionario comunale di Messina Giuseppe Frigione a 6 anni, 4 anni e tre mesi ad Angelo Parialo’, la ‘talpa’ della Procura. Assolto invece Giovanni Francalanza ‘per non aver commesso il fatto’.

Per Muscolino i giudici hanno operato una riqualificazione del reato che era contestato in origine, poiché secondo loro si tratta di un caso di “Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio”, ex art. 320 c.p..

I giudici hanno poi disposto l'invio degli atti alla Procura di Marsala per Giancarlo Teresi, dichiarando la propria incompetenza per territorio.

Il Tribunale ha poi applicato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la incapacità in perpetuo di contrattare con la pubblica amministrazione per Giorgio Muscolino, Giuseppe Frigione e Angelo Parialo’. Per Frigione anche l’interdizione legale per la durata della pena.

Nel processo hanno difeso gli avvocati Domenico Andrè, Nino Favazzo, Tino Celi, Felice Gemelli e Giuseppina Abate.

LA VICENDA

L'operazione, condotta a marzo del 2020 dalla polizia di Stato, ruotava  tutta attorno ad un presunto giro di mazzette che avrebbe coinvolto imprenditori e funzionari pubblici, dal Genio civile al Comune di Messina. Un'inchiesta con undici arresti, quattordici indagati, nella quale era coinvolto anche un autista giudiziario della Procura, Angelo Parialò, accusato di essere una “talpa” che avrebbe fornito informazioni sugli spostamenti del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, parlandone con uno degli indagati.

Tutto è partito dall'intimidazione subita da un commerciante, Pietro Ferrante, intercettato dopo aver negato di aver subito estorsioni. È così che sono emersi i suoi contatti con un soggetto noto da parecchio tempo alle forze dell'ordine, Marcello Tavilla (già giudicato), reinventatosi imprenditore («architetto», così si presentava). Secondo l'accusa Tavilla, insieme alla compagna Cinzia Fiorentino e a Ferrante, avrebbero corrotto un funzionario del Genio Civile di Messina, l'amministratore del condominio di case popolari “Sottomontagna”, l'ex assessore comunale Giorgio Muscolino (condominio gestito dall'Agenzia per il risanamento) e anche un funzionario del Comune, per ottenere i lavori di manutenzione del mercato Sant'Orsola. Tra gli imprenditori edili coinvolti, Giuseppe Micali, di Messina, e Giovanni Francalanza, di Barcellona. Gli altri indagati erano Felice D'Agostino, Giuseppe Frigione e Giancarlo Teresi. Quest'ultimo era dirigente del Genio civile di Trapani e in questa veste sarebbe stato corrotto da Micali per ottenere un appalto da oltre 800 mila euro al porto-canale di Mazara del Vallo, nel Trapanese.