5 Settembre 2022 Attualità

Le Vie dei Tesori: tutti i luoghi aperti a Messina, fra ville, chiese e castelli

Diciannove luoghi da riscoprire, dal 10 al 25 settembre. Torna in città, per la sesta volta, la kermesse “Le vie dei Tesori”, che permetterà a cittadini e turisti di visitare alcuni dei monumenti più belli (e talvolta poco conosciuti) della città. Previste anche quest’anno delle “passeggiate” tematiche, che condurranno all’antico Casale di Castanea, all’antico Casale di Cumia e sull’antica Via del Dromo. Fra gli itinerari anche un percorso liberty e un percorso medievale per le vie del centro storico. Non mancheranno le “esperienze”, in città e in provincia: il lago di Ganzirri, sulle barche dei cocciulari; un’arrampicata sui monti a Floresta; il Museo dei Peloritani; la Chiesa di Santa Maria di Mili; Fiumedinisi, Forza D’Agrò e l’azienda agricola Villarè.

Tutti i luoghi aperti (schede a cura delle Vie dei Tesori):

Abbazia di Santa Maria di Mili

La grande abbazia voluta dal conte Ruggero

Quest’anno sarà possibile varcare la soglia dell’antica chiesa abaziale voluta dal Gran Conte Ruggero, tra le più antiche architetture normanne di Sicilia. La chiesa di Santa Maria e l’annesso monastero nascono nel 1090 su un preesistente cenobio bizantino. I monaci orientali già nel 1092 accoglieranno all’interno della chiesa la salma di Giordano, primogenito di Ruggero, morto in battaglia a Siracusa. Nel 1542 il complesso monastico e l’ampio feudo passarono all’amministrazione del Grande Ospedale di Messina. Con le leggi eversive del 1866 tutto fu venduto ai privati ad eccezione della chiesa che è passata al Fondo Edifici di Culto del Ministero degli Interni.

 

Archivio di Stato

La memoria della città dalla sala lettura ai depositi

L’Archivio di Stato custodisce un fondamentale patrimonio documentale che permette di ricostruire la storia di Messina. Nonostante i gravi danni dovuti al terremoto del 1908 e ai bombardamenti del ‘43, il patrimonio archivistico è notevole ed è un’immersione nella storia della città. Si va dai documenti delle massime magistrature ai fondi notarili, dagli enti religiosi a quelli militari e gentilizi. Conserva un numero importante di pergamene, alcune del XII secolo. In occasione delle Vie dei Tesori si potrà conoscere l’intera struttura dalla sala lettura ai depositi, visitando anche una mostra sulla ricostruzione post terremoto del 1908.

 

Casa museo di Maria Costa

Dove visse e compose i suoi versi la grande poetessa dialettale

E’ la casa di fine Ottocento nel rione della Case Basse di Paradiso, dove visse e morì (il 7 settembre 2016) la poetessa messinese Maria Costa, inserita tra i “tesori viventi” della Sicilia. Gli ambienti, tutti arredati con mobili appartenuti alla poetessa, sono semplici e sobri e rispecchiano l’autenticità di una casa di pescatori del tempo, ma soprattutto portano a comprendere Maria Costa, sempre profondamente legata alle tradizioni e al dialetto della provincia. Sono esposti i libri della poetessa; il cortile esterno ospita mostre e reading poetici. Il Centro studi intitolato alla poetessa è nato un anno dopo la sua morte su iniziativa di un gruppo di studiosi, amici e familiari.

 

Castel Gonzaga

La dimora fortificata dei vicerè da cui si ammira lo Stretto

Nella prima metà del XVI secolo, l’imperatore Carlo V, per combattere i pirati barbareschi, potenziò il sistema di difesa attorno alla città. Il viceré Ferrante Gonzaga curò il piano dei lavori, su progetto del celebre architetto di Bergamo, Antonio Ferramolino, con la preziosa consulenza dello scienziato Francesco Maurolico. Castel Gonzaga, costruito dal 1540 sulla collina di Montepiselli, difendeva l’accesso meridionale, pur rimanendo esterno alla possente cinta dei bastioni. Si racconta fosse circondato da un fossato, abitato da famelici coccodrilli. Durante l’ultima guerra, divenne sede del Sistema di difesa antiaerea. A pianta poligonale, ha un camminamento anti-mina di forte suggestione.

 

Chiesa di San Giovanni di Malta e Museo

Il martire cristiano ucciso dai pirati e la sorgente d’acqua prodigiosa

La chiesetta è legata al martire Placido che, nato patrizio, rinunciò ai suoi beni, divenne monaco e venne inviato in Sicilia dove fondò, nel 535, il primo monastero benedettino dell’isola. Nel 541, con la sorella Flavia e una trentina di monaci, fu torturato e ucciso dai pirati, nella chiesa che finì incendiata e verrà poi ricostruita in epoca normanna e di nuovo nel 1588. Dopo il ritrovamento delle reliquie, compresa la lingua del santo in un vasetto, e la scoperta di una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa, divenne meta di pellegrinaggi. Da qui, nel 1608, passò anche il Caravaggio, evaso e in fuga, inseguito dai Cavalieri di Malta. La chiesa rinascimentale fu “tagliata” dopo il 1908 per far spazio alla Prefettura.

 

Chiesa di Sant’Antonio Abate – Massa San Giorgio

Il portale medievale superstite e la festa popolare

Tra i più interessanti luoghi di culto dei Peloritani, questa chiesa di Massa San Giorgio possiede ancora un doppio portale asimmetrico di matrice tardo medievale. Dopo il terremoto, come molti altri siti, fu restaurata con un tetto tipico delle effimere costruzioni post sisma. Un tempo sul sagrato per la festa di Sant’Antonio Abate si montava il Pagghiareddu, primordiale albero della cuccagna simile al più famoso Pagghiaru di Bordonaro.

 

Chiesa di Maria SS. Annunziata dei Catalani

La basilica che racconta lo sforzo dei mercanti catalani

È una delle massime espressioni dell’arte siciliana, fusione affascinante di stili bizantino, arabo e normanno. Basilica a croce latina, fu edificata nel XII secolo come cappella reale per poi passare a fine ‘400 alla fiorente comunità catalana. Prima sede in Sicilia dei Domenicani e dei Teatini, nei secoli fu arricchita di opere d’arte, oggi conservate al Museo Regionale e a Capodimonte. L’edificio riesce a raccontare la genesi e il livello stradale di questa parte di città prima del terremoto del 1908: nel sottosuolo c’è una cripta che corre lungo il transetto. Merita attenzione l’antica icona della Madonna della Scala con un rivestimento argenteo, il crocifisso nero del XV secolo e la tela dell’Immacolata del 1608.

 

La chiesa Gesù e Maria delle Trombe ed il Bambinello delle Lacrime

Era una delle chiese più sfarzose della città, il terremoto ha distrutto quasi tutto ma in suo ricordo è stato edificato un piccolo luogo di culto che custodisce alcuni altari settecenteschi ma in particolare un piccolo Bambinello in cera proveniente dalla chiesa di San Gioacchino. Questa piccola scultura lacrimò più volte dal 1712 ed i messinesi si affidarono a lui in occasione di particolari calamità. Dopo un regolare processo canonico, ordinato dall’arcivescovo Giuseppe Migliaccio, il Tribunale Ecclesiastico, all’unanimità, riconobbe che le lacrime del bambinello erano vere e miracolose. Quando la chiesa di San Gioacchino fu distrutta dal terremoto, la piccola statua fu trasferita in questa nuova chiesa di Gesù e Maria delle Trombe.

 

Collezioni dell’Università degli Studi di Messina

I reperti che raccontano la città e le ceramiche di Zipelli

Piatti, vasi, anfore, provenienti soprattutto da Caltagirone, ma anche opere di altre maestranze. Nell’antiquarium dell’Università, in un allestimento curato da storici dell’arte, ecco la preziosa collezione di maioliche siciliane e spagnole, circa 170 pezzi, che apparteneva all’ingegnere e appassionato studioso Cesare Zipelli; che nel 2008 volle donarla all’Ateneo, integrando un primo nucleo di ceramiche già cedute in precedenza da lui e dalla moglie Doris. Ma la collezione dell’Università racchiude anche alcuni resti architettonici del XVII secolo, provenienti dal Collegio dei gesuiti, sede barocca del primo “Studium” messinese; e opere di pittori locali tra ‘700 e ‘800, tra cui una gouache del XVIII, che raffigura il castello di Rocca Guelfonia.

 

Eremo Regio Madonna di Trapani

L’eremo dei monaci pacomiti devoti alla Madonna

Sulle prime pendici dei Peloritani, a pochi passi dalla città, sorge uno dei più importanti eremi di Messina. Di fondazione incerta, forse ad opera di frati anacoreti dell’ordine carmelitano tra cui spiccava Sant’Alberto da Trapani, divenne nel 1531 la prima sede di Sicilia dei Frati Minori Cappuccini. In seguito, a partire dal 1654, fu sede principale dei monaci pacomiti che da questo luogo tenevano le fila di una rete di eremi distribuiti a corona sulla città. Forte la devozione alla Madonna di Trapani il cui culto è mantenuto dall’omonima confraternita fin dal 1670, attuale titolare dei luoghi. Di recente è stato interessato da importanti lavori di restauro e riqualificazione che lo hanno riportato agli antichi splendori.

 

Forte San Salvatore e Stele della Madonnina

Il simbolo della città. Da qui lo sguardo abbraccia lo Stretto

È il simbolo di Messina. Da qui lo sguardo abbraccia sia la costa della Sicilia che quella della Calabria, fortezza voluta da Carlo V a difesa del porto falcato. E poi c’è la Madonnina, posta in cima ad una bianca stele collocata nel 1934 su Forte San Salvatore. La visita si conclude con il colpo d’occhio sul mare, dall’alto del bastione. Questa estrema propaggine della falce era anche una zona sacra, che mantenne questa sua energia anche in periodo cristiano. Il forte deve il suo nome all’antico monastero del SS.Salvatore, voluto del Conte Ruggero nel 1086 in ricordo di alcuni suoi soldati uccisi, che diventerà sede del celebre Archimandritato. Interessante la mostra di antiche stampe dello Stretto dell’Associazione Amici del Museo.

 

Museo di Cultura e Musica Popolare dei Peloritani di Gesso

Pupi, strumenti, suoni qui sopravvive la tradizione

Nell’antico casale di Gesso, sui monti Peloritani, si trova uno spazio museale che racconta la cultura popolare di contadini e pastori: tradizioni, lavoro, feste religiose e profane, giochi. Uno spazio interdisciplinare, che custodisce un patrimonio da valorizzare. Sono esposti ciaramedde (zampogne), friscaletti (flauti), tammuri e tammureddi (tamburi e tamburelli), marranzani, brogne e trumme (trombe). Di particolare interesse è il laboratorio, dove i ragazzi apprendono le tecniche di realizzazione di zampogne e flauti di canna. Uno spazio è dedicato alle foto del villaggio cittadino, e uno aipupi siciliani. E una sorpresa: le maschere della rappresentazione popolare detta U cavaduzzu e l’omusabbaggiu.

 

Prefettura

Opere d’arte e decori Liberty nel palazzo che domina il mare

Imponente dal punto di vista strutturale in pieno stile neoclassico ma con la compresenza di dettagli in stile rinascimentale e citazioni liberty, il Palazzo del Governo di Messina di Cesare Bazzani- costruito nel 1915 dopo il terremoto che colpì la città – ospita oggi al suo interno la Prefettura della Repubblica. In origine occupava quasi per intero l’area della cinquecentesca Chiesa di S. Giovanni e il Palazzo dei cavalieri di Malta, della quale è ancora possibile vedere la tribuna sul retro del palazzo. Durante la visita si entrerà nella biblioteca, nella stanza del prefetto con il soffitto a cassettoni, e nei i salottini.

 

Chiesa del Cristo Re e Torre Ottagona dell’antico Castello di Roccaguelfonia

La chiesa ispirata  alla Basilica di Superga 

Qui convivono il passato remoto e quello prossimo: la torre ottagonale merlata fa parte di quelle fortificazioni medievali che resero imponente e protetta la città. Su questa testimonianza medievale, però, si trova una campana che parla di un passato abbastanza recente: è stata fusa con il bronzo dei cannoni, bottino della Grande Guerra. Il Tempio, ispirato alla Basilica di Superga di Filippo Juvarra, è stato realizzato nel 1937. Nell’ipogeo, il monumento al Milite Ignoto di Antonio Bonfiglio, alle pareti i resti mortali dei Caduti di tutte le guerre. Sopra è la chiesa, con due grandi tele di Salvatore e Guido Gregorietti; le otto statue in bronzo di Teofilo Raggio, in stile razionalista, raffigurano le Virtù teologali e cardinali e circondano la cupola. In una nicchia della scalinata esterna si scopre la statua in marmo del Cristo Re realizzata da Tore Calabrò.

 

Town House

La villa sullo Stretto con i dipinti degli artisti

Nell’incantevole riviera nord di Messina, tra le contrade di Paradiso e Contemplazione, sorge l’antico Villino Franca che oggi ospita Town House. Siamo di fronte ad un grazioso esempio di villa delle delizie della ricostruzione post terremoto del 1908. Di fronte al bellissimo paesaggio dello Stretto, si staglia questo bianco edificio dotato di un elegante atrio con ampio scalone d’onore di accesso. All’interno di un elegante giardino si potrà contemplare, da un luogo privilegiato, la bellezza dello Stretto con i suoi colori. In occasione delle Vie dei Tesori si potranno ammirare dipinti degli artisti: Alex Caminiti, Michele d’Avenia e Dania Mondello.

 

Villa Aelthea già Villino Drago

La villa liberty con il torrino a chiocciola

Nel cuore di Messina vi è una villa ove il tempo sembra essersi fermato. Villa Aelthea è stata edificata insieme alla sua limitrofa gemella dalla nobile famiglia Drago già nel 1916. Tra i più antichi edifici della ricostruzione, l’edificio fu progettato dal celebre ingegnere Guido Viola. La villa, sede oggi di un centro benessere, è circondata da un piccolo giardino. L’edificio si compone di una elevazione più un piano seminterrato. Interessanti gli arredi Liberty e le decorazioni dei soffitti ove spicca un particolare repertorio araldico. Singolare il torrino con scala a chiocciola che conduce al terrazzo panoramico.

 

Villa Cianciafara

Il nobile fotografo–incisore cugino di Tomasi di Lampedusa

Costruita alla fine del diciottesimo secolo su un preesistente edificio medievale rappresenta uno dei pochi esempi di architettura settecentesca rimasta perfettamente conservata a seguito del sisma e della guerra. Nata con funzione di tenuta agricola, è infatti possibile osservare ancora oggi le case coloniche, il lavatoio, il palmeto, il magazzino per il vino, il frantoio, il forno, la cappella, la stalla e il fienile, il giardino con puttini e un delizioso tempietto; all’interno, invece, è possibile osservare i preziosi e nobili arredi di un tempo oltre allo stile del fotografo e incisore Filippo Cianciara, cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e di Lucio piccola, che a lungo visse tra queste mura.

 

Villa Giovanna Sede Mater Vitae

L’inattesa villa tra specie tropicali Dove si cura il benessere dell’anima

Nell’antico borgo di pescatori di Villaggio Pace, nel primo ventennio del ‘900 venne costruita Villa Giovanna su quello che in epoca borbonica era un avamposto di vedetta, sede della Guardia Regia: appena superata la pesante porta di ferro della villa – che ospita il centro olistico Mater Vitae – ci si ritrova immersi in un giardino tropicale, tra specie autoctone e officiali, che degradano verso il mare; una doppia fila di preziosi bonsai, si insinua tra collezioni d’arte e rari cimeli raccolti durante i viaggi; esposte alcune opere del pittore Michele Panebianco, vincolate dalla Soprintendenza. Sarà possibile partecipare ad alcune esperienze immersive del centro olistico, tra antichi strumenti, campane tibetane e al silicio, batacchi, tamburi sciamanici e gong.

 

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