21 Settembre 2022 Giudiziaria

Messina, inquinamento torrenti: a giudizio l’ex sindaco Accorinti

Si è celebrata davanti al gup Ornella Pastore l'udienza preliminare per i quattro indagati 'eccellenti' che vennero raggiunti da un’informazione di garanzia con l’accusa di inquinamento ambientale firmati dall'allora procuratore (reggeva l'interim) Barbaro: l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, il dirigente comunale Antonio Amato, l’ex presidente dell’Amam Leonardo Termini e l’ex direttore generale dell’Amam Luigi La Rosa.

Il Gup Pastore ha rinviato a giudizio Accorinti, Amato e Termini, mentre ha prosciolto con formula piena La Rosa. Il processo inizierà nel luglio del 2023 davanti al giudice monocratico. Il pm Giovannella Scaminaci aveva chiesto il rinvio a giudizio di tutti e quattro gli imputati. Hanno difeso gli avvocati Carmelo Picciotto, Carmelo Scillia, Antonio Strangi, Giovanna Saja e Fabio Repici.

L'INCHIESTA

A dicembre del 2016 il pool interforze composto da uomini dei carabinieri, della guardia forestale e della guardia costiera sequestrò nove punti in cui le condotte fognarie scaricavano in mare liquami considerati “altamente inquinanti”. Si trattava delle foci di nove torrenti più il quadro dei comandi del depuratore di Mili. L’indagine venne coordinata inizialmente dal procuratore Vincenzo Barbaro, che dopo l’addio di Guido Lo Forte reggeva l’interim della procura peloritana, poi dall'aggiunto Scaminaci.

Dopo il sequestro dei punti di scarico, vennero dunque notificati gli avvisi di garanzia al sindaco Accorinti, al dirigente comunale Antonio Amato, a Leonardo Termini e a Luigi La Rosa, rispettivamente presidente ed ex direttore generale di Anam, la società partecipata messinese che gestisce il servizio idrico: tutti accusati a vario titolo di diversi reati di natura ambientale.

Una contestazione che – nel caso del sindaco della città – apparve più che altro come atto dovuto, ma che a Messina fece comunque rumore: prima di essere eletto primo cittadino, infatti, Accorinti aveva lanciato numerose battaglie in difesa dell’ambiente. Ed è anche per questo motivo che il sindaco peloritano ci tenne ad essere ascoltato dai magistrati. “Chiederò subito di essere interrogato dai magistrati: capisco che l’avviso di garanzia sia un atto dovuto, ma se a io finisco indagato qualche altro sindaco dovrebbe essere torturato”, disse all'epoca al fattoquotidiano.it Accorinti, che in attesa di essere convocato in procura diffuse una dettaglia nota per difendersi da eventuali addebiti.

“Appena insediata, pur in assenza di risorse specifiche, l’amministrazione ha avviato interventi di pulizia, diserbo, bonifiche e sagomatura dei torrenti – spiegava il sindaco – La città di Messina ha destinato oltre il 30% delle risorse del Masterplan (32,3 milioni di euro su 105) per interventi di tutela dell’ambiente, protezione del rischio idrogeologico e interventi sulle infrastrutture strategiche (acquedotto), di cui 1 milione espressamente dedicato a interventi di adeguamento e controllo degli scarichi fognari su nove impianti del canale collettore Cassina nel tratto Guardia-Mili”.

“In merito ai depuratori – si legge sempre nella nota diffusa dal primo cittadino – l’amministrazione ha compiuto tutto ciò che era nelle sue competenze per la realizzazione degli interventi finanziati (40 milioni) sul depuratore di Tono; la Regione non ha però emesso i decreti di finanziamento. L’opera è adesso commissariata dal Governo che ha nominato come commissario l’assessora Contraffatto, l’iter dopo il commissariamento è finalmente ripartito. Per il depuratore di Mili sono state acquistate le coperture per le vasche degli ispessitori e della vasca di sollevamento iniziale per eliminare i cattivi odori a Mili, le coperture sono già preso il depuratore e la loro istallazione è prevista per il mese di gennaio 2017”.