27 Settembre 2022 Politica e Sindacato

CATENO DE LUCA: “Volevo vincere, altro che masaniello”

Mancano quattro minuti alle 17,30 quando Cateno De Luca rompe il silenzio sui social e ammette la sconfitta, annunciando il comizio che terrà un paio d'ore dopo dal palco allestito in piazza Matrice, nella sua Fiumedinisi. "Io ho perso - annuncia - ma non credo che i siciliani abbiano vinto". Il comitato elettorale è allestito nel municipio del piccolo centro incastonato sui Peloritani, 1.242 anime, che ha dato i natali al mattatore della campagna elettorale. Sale sul palco alle 19,02, non si fa attendere. La piazza si era già riempita alla spicciolata nel corso del pomeriggio, nonostante la pioggia. "Il nostro obiettivo - dice dal palco - non era partecipare, era vincere: oggi non possiamo nasconderlo. Non c'era la via di mezzo. Ci siamo massacrati per svegliare la coscienza dei siciliani e una cosa così o funziona o non funziona. Non ha funzionato. Pazienza".

La verve non è quella delle settimane precedenti, la voce si spezza, si allontana per nascondere gli occhi lucidi, mentre la piazza applaude. "Noi speravamo in questa reazione di popolo. Non c'è stata. Io mi sono preso la responsabilità di tutta la strategia ed è giusto che ora dica ho perso". Quando lo spoglio è ancora in corso, confida nell'elezione di almeno sette deputati a Sala d'Ercole. Ma una cosa De Luca la annuncia già da ora: "Non so se Schifani avrà la maggioranza all'Ars. Io non ci voglio avere niente a che fare".

Convoca giornalisti e sostenitori a Fiumedinisi, lì dove tutto è iniziato, quando appena maggiorenne conquistò il primo scranno in Consiglio comunale. Entra in giunta a 22 anni, mentre dovrà aspettare fino al 2003 per conquistare la fascia da sindaco del piccolo centro. Ripeterà l'esperienza da primo cittadino a Santa Teresa di Riva, nel 2012, dopo un paio d'anni trascorsi da deputato regionale all'Ars. È il 2018 l'anno in cui conquista le chiavi di Palazzo Zanca a Messina, battendo al ballottaggio il portabandiera del centrodestra Dino Bramanti e governando la città senza alleati in Consiglio comunale: nessuna delle liste che lo sostenevano supera lo sbarramento.

Nel febbraio scorso - il giorno di San Valentino, con la consueta teatralità - si dimette da sindaco per lanciare la sua corsa verso Palazzo d'Orleans. Contestualmente sostiene il suo delfino, Federico Basile, per mantenere la roccaforte di consensi al di qua dello Stretto: Basile conquista il Comune al primo turno, battendo i rivali di centrodestra (Maurizio Croce) e di centrosinistra (Franco De Domenico).

Per mesi gira la Sicilia palmo a palmo senza risparmiarsi, ma anche il tour estivo è un ritorno alle origini. Lo scorso 20 luglio parte ancora una volta da Fiumedinisi per un cammino di dieci giorni fino a Palermo, nel corso del quale toccherà 49 comuni, percorrendo complessivamente 340 chilometri a piedi e in bicicletta. Nell'arco di qualche settimana lancia il suo movimento "Sud chiama Nord" e accetta la difficilissima sfida delle nazionali. Riesce a presentare le liste in cinque regioni: Sicilia, Calabria, Puglia, Emilia-Romagna e Abruzzo. Ancora una volta la sua roccaforte non lo tradisce: è a Messina che vince la partita degli uninominali, eleggendo il vicesindaco Francesco Gallo alla Camera e l'assessora Dafne Musolino al Senato. Ed è a Messina che il suo si afferma come primo partito, con oltre il 31 per cento dei voti. "In meno di un mese - osserva il portavoce Ismaele La Vardera - ha preso più voti dei partiti di Di Maio e di Lupi e Toti".

Musolino non si sbilancia sulla fiducia a un governo Meloni: "Prematuro - taglia corto - parlarne adesso. Al momento siamo all'opposizione". Ma l'attesa, quella vera, per tutto il pomeriggio è per lo scrutinio alle regionali. De Luca in mattinata fa una passeggiata con le sue caprette, per poi rifugiarsi a casa dei genitori ad attendere il risultato elettorale. Inganna l'attesa cucinando brodo di pollo con patate, come documentato sui social. Il nervosismo si fa sentire già in mattinata, quando si scaglia contro Bruno Vespa per essere stato definito "un masaniello" nel corso di "Porta a Porta". "Mi sento mortificato, umiliato - dice - io sono un amministratore: si informino questi analisti prima di parlare. I miei voti non sono di protesta". La smentita di Vespa arriva a stretto giro: "Si scusi, mai definito così".

Ma gli sforzi alla fine non bastano. La resa arriva alle 17,26 del 26 settembre. "Ho perso", dice sui social. Una sconfitta che brucia nei volti incupiti degli abitanti del piccolo centro. Lui, intanto, parla anche alla sua piazza social, dove a seguire la diretta sono connessi oltre 12mila utenti. "Non è finita - promette - le nostre idee diventeranno disegni di legge all'Ars".