Regionali 2017, Procura di Messina insiste: “Ci furono brogli”
La Procura di Messina non ci sta e ci riprova in appello. Non è ancora chiusa la pagina giudiziaria legata ai presunti brogli all’ombra delle elezioni regionali del 2017. Una inchiesta arenatasi in fase preliminare “contro” la legge Cavallo, che ha “bruciato” le intercettazioni.
La Direzione distrettuale di Messina ha impugnato i proscioglimenti disposti a gennaio scorso dal Giudice per l’udienza preliminare Monica Marino e il fascicolo è ora al vaglio dei giudici della Corte d’Appello.
Corruzione elettorale l’ipotesi di reato per l’ex parlamentare regionale Santo Catalano di Milazzo, l’ex sindaco di Milazzo Lorenzo Italiano, Rocco Cambria, Francesco Salmeri, la candidata a sindaco alle ultime amministrative Maria Pamela Corrente, Enrico Talamo di Patti, Armando Buccheri di Terme Vigliatore, Carmelo Fascetto di Nicosia, i messinesi Placido Smedile, Davide Lo Turco, Giuseppa Zangla.
L’inchiesta, partita nel 2018, ha ricostruito un gran numero di “contatti” durante le elezioni del 2017, tra promesse e richieste di favori. La prova della corruzione, secondo gli inquirenti, sta proprio in quelle conversazioni intercettate dalle cimici della Polizia Giudiziaria dei Carabinieri. Che però secondo una interpretazione della legge Cavallo, una recente modifica normativa, non sarebbero utilizzabili.
Secondo la Dda, invece, la contestazione originaria consente le intercettazioni telefoniche, che quindi sarebbero utilizzabili. Alla prima udienza di ieri il Pubblico Ministero ha chiesto di partecipare personalmente al processo, ma non è ancora stato autorizzato dalla Procura Generale. Tutto rinviato, quindi.
Impegnati nelle difese gli avvocati Nunzio Rosso, Carmelo Scillia, Pietro Fusca, Diego Lanza, Tommaso Calderone, Isabella Barone, Filippo Barbera, Fabrizio Formica, Roberta Composto, Giuseppe Bonavita, Giuseppe Santilano, Gianmaria Santilano, Laura Todaro. Fonte: tempostretto.it