4 Dicembre 2022 Attualità

La Riapertura dell’Hotspot-lager per Migranti di Messina

Di Antonio Mazzeo - L'hotspot-lager per migranti presso l'ex caserma "Gasparro" dell'Esercito a Messina (Bisconte) è stato riaperto, nonostante il grave degrado delle sue infrastrutture e le denunce di abusivismo fatte negli anni scorsi dagli uffici del Comune di Messina.
La Prefettura di Messina ha pubblicato il bando di gara per individuare il "nuovo" custode-gestore (quasi 1.800.000 euro per un anno) per la semi-detenzione di 200 migranti e richiedenti asilo.
Si tratterà "tecnicamente" di un "Centro di Prima Accoglienza e Identificazione", cioè - come denunciamo inascolati da anni - di uno dei quattro famigerati hotspot previsti in Italia dal Ministero dell'Interno in accordo con l'agenzia Frontex (con Messina anche Lampedusa, Pozzallo e Taranto).
Come riporta il Viminale, "i cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono ospitati in centri dove, se richiedono la protezione internazionale, vengono accolti per il tempo necessario per le procedure di accertamento dei relativi requisiti, diversamente, vengono trattenuti in vista dell'espulsione".
"Queste strutture - aggiunge il Ministero dellInterno - contemplano quelle di primo soccorso e accoglienza, c.d. hotspot, definiti punti di crisi dall’art. 10 ter del D. Lgs. n. 286/98 (introdotto dal D.L. n. 13/2017 conv. in L. n. 46/17). Si tratta di aree designate, normalmente in prossimità di un luogo di sbarco, nelle quali, nel più breve tempo possibile e compatibilmente con il quadro normativo italiano, le persone in ingresso sbarcano in sicurezza, sono sottoposte ad accertamenti medici, ricevono una prima assistenza e l’informativa sulla normativa in materia di immigrazione e asilo, vengono controllate, pre-identificate e, dopo essere state informate sulla loro attuale condizione di persone irregolari e sulle possibilità di richiedere la protezione internazionale, foto-segnalate".
Violazioni su volazioni che vengono perpetrate sulla pelle di chi fugge dalle guerre e dai crimini ambientali che abbiamo alimentato e prodotto, utili solo all'arricchimento dei soliti imprenditori delle emergenze.