4 Gennaio 2023 Politica e Sindacato

Antimafia siciliana sotto accusa, legislatura segnata dagli indagati

L'ultimo in ordine cronologico è il vicepresidente della commissione Antimafia Ismaele La Vardera, sotto processo a Siracusa con l'accusa di diffamazione aggravata per un servizio realizzato all'epoca in cui collaborava con le "Iene". È in quel periodo che l'attuale portavoce di Sicilia Vera realizzò un servizio insieme all'eurodeputato Dino Giarrusso sulla cattiva gestione degli asili nido di Siracusa, puntando i riflettori sull'ex assessore al ramo Alfredo Foti, che finì col dimettersi. E poco dopo denunciò le due ex "Iene" per diffamazione.

Ma non è, appunto, che l'ultima vicenda giudiziaria, in questo caso legata appunto alla precedente attività di giornalista, che coinvolge un deputato della legislatura appena iniziata all'Ars. Anzi, proprio La Vardera sollevò alla fine dello scorso anno la questione morale attorno al caso in cui è coinvolto l'ormai ex vicepresidente dell'Antimafia, Riccardo Gennuso. Contro il deputato forzista, La Vardera aveva puntato il dito sottolineando l'inopportunità di ricoprire la carica ai vertici dell'organismo parlamentare chiamato a vigilare sul fenomeno mafioso, nonostante Gennuso sia indagato assieme al padre, l'ex deputato regionale Pippo, per estorsione nei confronti dei dipendenti nell'ambito di una inchiesta della Procura di Palermo sulla gestione di una sala bingo. Una bufera mediatica che nel giro di qualche giorno ha portato lo stesso Gennuso ad autosospendersi dalla carica in commissione, in attesa che il processo segua il suo corso. La stessa questione morale che ha tenuto banco nella lunghissima stagione elettorale dello scorso anno, si ripercuote adesso sui banchi di Sala d'Ercole, arrivando a coinvolgere quella commissione Antimafia che più di tutte dovrebbe risultare specchiata.

Nell'Assemblea regionale degli indagati è finito anche il governatore Renato Schifani, coinvolto nel processo della Procura di Caltanissetta sul cosiddetto sistema Montante. Schifani ha più volte ribadito - già alla vigilia della candidatura, quando nei suoi confronti partì il fuoco amico degli alleati - di avere chiesto il giudizio immediato "per poter dimostrare la mia estraneità". Ma l'accusa a suo carico resta di concorso in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate e anche il fascicolo che riguarda il governatore dovrà seguire i tempi del processo.

Schifani non è il solo ad avere corso per la massima poltrona di Palazzo d'Orleans nonostante il coinvolgimento in vicende giudiziarie: anche l'ex candidato alla presidenza della Regione Cateno De Luca, oggi deputato regionale, è indagato insieme alla senatrice Dafne Musolino e al deputato regionale di Sicilia Vera Pippo Lombardo (all'epoca dei fatti contestati i tre facevano parte della stessa giunta messinese guidata da De Luca) per reati ambientali nell'ambito di un'inchiesta sulla gestione dello smaltimento rifiuti nella città dello Stretto.

E ancora, l'ex presidente dell'Ars Gianfranco Micciché, che risulta tra gli indagati nel lungo elenco di politici, burocrati, giornalisti, imprenditori coinvolti nello scandalo in mano alla Procura di Agrigento su Girgenti Acque. Secondo gli inquirenti, dietro la società che gestiva la rete idrica nell'Agrigentino ci sarebbe stato un sistema di favori collaudato. Mentre il vicepresidente della giunta regionale e assessore all'Agricoltura Luca Sammartino, tra i fautori della mancata candidatura di Nello Musumeci alla guida della Sicilia. Sammartino è coinvolto in due processi con l'accusa di corruzione elettorale: già a metà della scorsa legislatura l'ex governatore aveva augurato al leghista che di lui si occupassero "ben altri Palazzi". Dando il via allo scontro politico culminato poi nel mancato sostegno di numerosi esponenti del centrodestra alla ricandidatura dell'attuale ministro del Mare.

"Mi fa sorridere che Gennuso cerchi di vendicarsi usando una storia diametralmente opposta. Una cosa è essere imputato per diffamazione, altra per estorsione”, dice La Vardera. “Alle Iene per via delle tante inchieste fatte nella mia carriera ho ricevuto decine di querele, sempre archiviate. La diffamazione fa parte dei rischi del mestiere. Chi fa il giornalista lo sa, ovviamente vado avanti a testa alta consapevole di avere la coscienza pulita”.