15 Marzo 2023 Giudiziaria

L’inchiesta sul concorso in magistratura ‘truccato’, si è dimesso il prof. Franco Astone

Il professore di Diritto amministrativo Francesco Astone, attuale direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina, si è dimesso. Ha inviato questa mattina una breve lettera indirizzata al rettore Cuzzocrea e ai colleghi del dipartimento di Giurisprudenza: "Magnifico Rettore, Colleghi del Consiglio di Dipartimento di Giurisprudenza, in relazione alla vicenda giudiziaria che mi riguarda, per il profondo rispetto che ho nei confronti dell’Istituzione, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni dalla carica di Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza".

Nel pomeriggio di ieri si era tenuta una riunione di consiglio del dipartimento della facoltà di Giurisprudenza nel corso della quale tutti gli interventi si erano incentrati sulla notizia dell'inchiesta della procura di Roma. Tutti i colleghi intervenuti avevano sollecitato le dimissioni del direttore del dipartimento.

Il noto docente, accusato di tentato abuso d'ufficio, è rimasto coinvolto in una inchiesta del nucleo investigativo dei carabinieri di Roma sul concorso in magistratura bandito sulla Gazzetta Ufficiale il 10 dicembre 2021 per 500 posti.

LA VICENDA.

Voleva diventare magistrato truccando la selezione di accesso: un paradosso in termini. Uno dei candidati all’ultimo concorso in magistratura, bandito sulla Gazzetta Ufficiale il 10 dicembre 2021 per 500 posti, è stato scoperto e ora finirà a processo insieme a uno dei componenti della commissione esaminatrice. Entrambi sono accusati dalla Procura di Roma di tentato abuso d’ufficio.

Un tentativo naufragato per una svista dell’aspirante toga che ha inviato un messaggio compromettente alla persona “sbagliata”, ossia a un altro commissario che, insospettito, ha subito avvisato l’autorità giudiziaria. La “talpa”, stando a quanto emerso finora dall’inchiesta, sarebbe il professore di Diritto amministrativo Francesco Astone, attuale direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina. Il candidato che mirava ad essere favorito non sarebbe legato da un rapporto di parentela con il docente, né avrebbe tentato di corromperlo per farsi aiutare.

L’INTERVENTO.
Una vicenda che risale a settembre scorso, ma che è stata resa nota ieri dal procuratore capo della Capitale, Francesco Lo Voi, nel corso di un convegno alla Corte dei conti. In base a quanto riferito dal magistrato, nel corso di una delle prove scritte, è stato messo in atto un tentativo di alterare la regolarità della selezione degli aspiranti colleghi.

«Hanno cercato di rendere riconoscibile il tema in una delle tre discipline - ha spiegato Lo Voi - informando uno dei commissari del concorso del segno identificativo dello scritto. È una vicenda di cui parlo in quanto non più coperta dal segreto investigativo». Durante il suo intervento, il capo dei pm di Roma ha spiegato che «per un errore (materiale, ndr) questo messaggio con il segno identificativo è stato trasmesso sul telefono di un altro commissario».

Quest’ultimo, leggendo che il testo in questione era attinente una delle prove d’esame e sapendo a chi doveva essere originariamente inviato, si è insospettito e ha capito che stava accadendo qualcosa di strano, di illecito. «Ha denunciato quanto avvenuto e nel giro di pochi giorni abbiamo identificato i protagonisti avviando un procedimento penale - ha aggiunto Lo Voi - Abbiamo cercato i profili penali e se non avessimo avuto il reato di tentato abuso d’ufficio per un fatto come questo, che a me appare grave, non avremmo potuto fare assolutamente nulla».

Parlando al convegno, che riguardava l’applicazione del reato di abuso di ufficio, il procuratore capo di Roma ha snocciolato anche i dati relativi alla fattispecie prevista dall’articolo 323 del codice penale. Nella Capitale nel 2019 sono stati 29 i casi contestati, 16 casi nel 2020, 9 casi nel 2021 e 10 casi nel 2022. «Com’è che la paura della firma viene sempre dopo e mai prima? Non viene quando qualcuno si candida quando cerca appoggi per avere un incarico pubblico. La paura può colpire tutti ma è necessaria cautela e scrupolo», ha concluso Lo Voi.

CORREZIONE COMPITI.
Dopo le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Roma, che si sono concluse a dicembre, per il professore Astone e il candidato che voleva ottenere da lui un aiuto per superare gli scritti, il giudice per le indagini preliminari ha emesso un decreto per il processo immediato, che consente ai pm di portare il procedimento davanti al Tribunale saltando l’udienza preliminare. Le prove scritte del concorso che i due avrebbero tentato di truccare si sono svolte il 13, il 14 e il 15 luglio 2022 a Roma, Bari, Bologna, Milano e Torino. Hanno consegnato i tre compiti 3.606 candidati dei 6.523 che si erano presentati. Fino al primo marzo scorso sono stati corretti i compiti di 1.580 aspiranti magistrati, dei quali solo un quinto (294 per la precisione) è stato ammesso agli orali.

«Il tentativo di rendere riconoscibili gli elaborati di un candidato è stato scoperto nel settembre scorso e denunciato dalla commissione esaminatrice e dagli organi di vigilanza del ministero della Giustizia, che hanno attivato il Csm e mandato gli atti alla Procura». È quanto riferiscono fonti di via Arenula al quotidiano Il Gazzettino, ricordando che «il commissario coinvolto è stato sostituito e che, una volta individuati, gli elaborati segnalati sono stati annullati e inviati alla Procura. Agli autori per legge è stata preclusa la possibilità a vita di partecipare a un concorso in magistratura». Nelle scorse settimane «il ministero della Giustizia, una volta ricevuta comunicazione del decreto di giudizio immediato, ha investito l’avvocatura di Stato per la costituzione di parte civile nel processo contro gli imputati».