21 Luglio 2023 Giudiziaria

L’INCHIESTA SUL PAPARDO: Restano ai domiciliari l’ex deputato regionale Antonio Catalfamo e la dirigente medico dell’ospedale Papardo, Francesca Paratore

Restano ai domiciliari l’ex deputato regionale Antonio Catalfamo e la dirigente medico dell’ospedale Papardo Francesca Paratore, coinvolti nell’inchiesta della Gdf su alcuni episodi legati ad assunzioni ed incarichi nella struttura sanitaria cittadina. Il Tribunale del Riesame ha confermato gli arresti eseguiti lo scorso 3 luglio.

“Dopo il deposito della motivazione – annuncia l’avvocato Lo Presti – proporrò ricorso in Cassazione”.

DALL'ARCHIVIO: Quel "pactum sceleris" dell'ex onorevole Catalfamo con l'esperto in comunicazione...

"...un rapporto di cointeressenza intercorrente tra Catalfamo e Paratore ...la spregiudicatezza con cui i due indagati, la seconda agendo come longa manus del primo all'interno dell'amministrazione pubblica, utilizzavano l'azienda ospedaliera Papardo come una sorta di agenzia di collocamento privata da strumentalizzare per fini politici...".

La tentata assunzione di un consigliere di quartiere di Messina in una ditta di pulizie vincitrice dell'appalto all'azienda ospedaliera Papardo di Messina, l’assegnazione di una borsa di studio come Esperto in Comunicazione per dare un introito al suo addetto stampa e un incarico legale (mai perfezionato) per una consigliera comunale di Barcellona. Ruota attorno a queste tre vicende l’inchiesta della Guardia di Finanza e della procura di Messina che vede protagonisti l’ex deputato regionale barcellonese Antonio Catalfamo, 42 anni e la dirigente amministrativa del Papardo Francesca Paratore, 59 anni, entrambi oggetto di una misura cautelare ai domiciliari. Due gli indagati che hanno ricevuto una informazione di garanzia (nei loro confronti non è stata richiesta dai magistrati della procura peloritana alcuna misura cautelare al gip): l’avvocata barcellonese Angelita Pino, assessora alla cultura comunale nella città del Longano e il giornalista milazzese Santi Cautela, direttore del sito “Il Tirrenico”.

L'ESPERTO IN COMUNICAZIONE 'VICINO' A CATALFAMO.

Una delle vicende che ha attirato l'attenzione della procura di Messina ruota attorno al concorso per il conferimento di una borsa di studio relativa alla figura di "Esperto in Comunicazione" bandito dall'Azienda Ospedaliera Papardo nel mese di febbraio 2022.

In particolare, dagli accertamenti degli investigatori emergeva che con delibera n. 161 del 3 marzo 2022, era stato approvato un "avviso" relativo ad una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di una borsa di studio per una posizione di "Collaboratore professionale, esperto in comunicazione per l'attuazione delle attività di informazione, comunicazione e diffusione dati da svolgere presso la U.O.S. Internazionalizzazione e Ricerca Sanitaria dell'Azienda Ospedaliera Papardo di Messina, e di tutti gli atti connessi e consequenziali nell'ambito del Progetto Obiettivo PSN2019, Linea progettuale + "Piano Nazionale prevenzione e supporto al piano Nazionale prevenzione".

Questa determinazione dell'Azienda prendeva le mosse dalla richiesta avanzata dalla dirigente medico Francesca Paratore nella sua qualità di dirigente medico nell'azienda ospedaliera "Papardo", finalizzata a ottenere l'attivazione della procedura concorsuale pubblica per l'assegnazione della borsa della durata di un anno, eventualmente rinnovabile per un ulteriore anno, per una spesa lorda annuale di 16.000,00 euro da finanziare con fondi progettuali

L'avviso veniva pubblicato il 10 febbraio 2022 sul sito istituzionale dell'azienda ospedaliera nell'apposita sezione "Bandi di Concorso" con termine ultimo per la presentazione delle domande fissato nel 16 febbraio 2022.

Dei quattro candidati che presentavano domanda nei termini, solo due, Cautela Santi e D. G., risultavano essere in possesso dei requisiti per accedere alla prova orale che si svolgeva il 17 marzo 2022 nei locali dell'azienda ospedaliera "Papardo" davanti a una commissione nominata dal Direttore Generale di cui faceva parte la stessa Paratore.

I candidati, per sostenere l'esame, erano chiamati a rispondere a due quesiti contenuti in una busta estratta a sorte tra cinque preventivamente predisposte e sigillate dalla commissione.

Dal verbale della seduta acquisito dalla polizia giudiziaria, risultava che le operazioni si erano concluse quella stessa mattina e che Santi Cautela aveva ottenuto il punteggio complessivo più alto.

I verbali e relativi allegati della procedura concorsuale pubblica venivano, quindi, approvati dal Direttore Generale dell'A.O.P. con deliberazione n. 511 del 31 marzo 2022.

Vincitore della borsa di studio risultava quindi Santi Cautela che, come documentato dall'attività di intercettazione, firmava il contratto nel mese di aprile 2022 ("gli devi dire a Sina che io qua ho firmato oggi il contratto, quindi da oggi ho iniziato ...e sono praticamente venti ore la settimana, quindi tre giorni la settimana ... e dovrebbe essere secondo i miei calcoli... dovrebbero essere mille e cento euro al mese una cosa del genere più o meno").

Secondo gli investigatori Santi Cautela era "vicino" ad Antonio Catalfamo "dal quale aveva percepito redditi da lavoro dipendente nel periodo dal 3 luglio 2018 al 22 ottobre 2020; sempre nel 2020 risultava avere percepito redditi da collaborazione dal Gruppo Parlamentare all'ARS "Lega Sicilia per Salvini Premier", legalmente rappresentato proprio dal Catalfamo".

Dall'1 ottobre 2019 risultava, infine, assunto dall'Azienda Ospedaliera Papardo di Messina con contratto in scadenza nel mese di dicembre 2021.

"Proprio l'imminente scadenza del contratto di lavoro rappresentava l'incipit che consentiva, attraverso 'intercettazione delle febbrili conversazioni intercorse tra i protagonisti della vicenda - scrive il gip Leanza nell'ordinanza - di documentare le manovre poste in essere da Francesca Paratore su sollecitazione di Antonio Catalfamo, al fine di assicurare l'assegnazione della predetta borsa di studio a Cautela Santi; borsa di studio che risulta patente costituire per il Cautela la retribuzione, posta proditoriamente a carico di un'azienda pubblica, per l'attività di addetto stampa svolta nell'interesse personale e esclusivo del Catalfamo".

E infatti, proprio a Catalfamo Santi Cautela "indirizzava le proprie doglianze per l'imminente scadenza del contratto che aveva in atto con l'Azienda Ospedaliera Papardo e per i ritardi nella pubblicazione del nuovo bando di concorso come "esperto comunicatore"; alché li Catalfamo si interfacciava con la Paratore chiedendo lumi sullo stato della procedura".

Agli atti c'è una intercettazione registrata la mattina del 28 dicembre 2021 "in cui il Catalfamo, contattata telefonicamente la Paratore, le riferiva che "oggi mi ha mandato un messaggio Cautela che mi ha detto che a gennaio è a casa, nelle more... in attesa di..", ricevendo dall'interlocutrice rassicurazioni in merito alle tempistiche del bando ("no, no. allora, abbiamo finito il bando poco fa e l'abbiamo inserito, quindi, ora dobbiamo aspettare 15 giorni, dopodichè lui fa la domanda"), accompagnate dall'invito a ridimensionare il Cautela, divenuto troppo pressante ("puru iddu non savi a mettiri però, eh"), al che il Catalfamo giustificava il suo "protetto" sottolineando che rischiava di rimanere disoccupato ("mi ha detto che a gennaio è più, eh...è più a disposizione perchè sarà a casa, quindi ...")".

"C'è da rilevare - scrive il gip - che due giorni prima i due indagati avevano intrattenuto uno scambio di battute che, oltre che a fomire un ulteriore tassello in merito all'indebito interessamento del Catalfamo nella predisposizione della procedura di concorso, metteva in luce la disinvoltura con cui i due gestivano l'amministrazione pubblica come un "affare privato".

Dopo un breve periodo di silenzio, il 16 gennaio 2022 la dirigente Francesca Paratore, tramite WhatsApp, inviava ad Antonio Catalfamo la registrazione di una discussione svoltasi in ufficio in cui si sentivano delle voci femminili, tra cui la sua e quella di un'altra donna, tale "Rosi", che discutevano delle tempistiche della pubblicazione del bando; al che l'allora deputato regionale Catalfamo, commentando il messaggio audio, scriveva: "meraviglioso", affiancando un emotion sorridente.

"Il pomeriggio dello stesso giorno Santi Cautela, palesando impazienza - scrive il giudice - tramite WhatsApp,
sollecitava il Catalfamo a fare "una capatina da Francesca (Paratore, ndr) perché è tutto fermo. Ritardi inspiegabili. Hermes fermo. Papardo fermo. Mi sono dovuto mettere in disoccupazione per la prima volta in vita mia".

Il giorno dopo la Paratore, evidentemente informata da Catalfamo della sua visita, tramite messaggio vocale comunicava al coindagato che non sarebbe stata presente in ufficio quel venerdì, poiché in smart working, "ma che quella mattina sarebbe stato pubblicato il bando sul sito, a seguito dell'intervento del Direttore Amministrativo dell'Azienda ("il direttore amministrativo (Munafo Salvatore, ndr) stamattina ha fatto un casino della Madonna e li ha fatti svegliare un poco")".

Nella sezione "Concorsi", del sito internet dell'azienda ospedaliera "Papardo" di Messina figura, infatti, pubblicato in data 19 gennaio 2022 un bando per "M. I unità di Collaboratore professionale - Esperto in comunicazione d a destinare all'U.O.S. Internazionalizzazione e Ricerca Sanitaria'.

Da questo momento l'evoluzione della vicenda veniva documentata dalle intercettazioni disposte su richiesta della procura di Messina, cui la Procura di Palermo (da cui è partita l'indagine) trasmetteva la notizia di reato per competenza territoriale.

Nel prosieguo dell'indagine, in particolare, si registrava un momento di "fibrillazione" dovuto al fatto che Santi Cautela, stanco di attendere l'assunzione e in disoccupazione dal mese di dicembre, minacciava di non presentarsi alla prova orale e di intraprendere altre strade per trovare collocazione lavorativa ("mi hanno messo il colloquio al Papardo giorno diciassette marzo, ma che stiamo scherzando, ma si lascia una persona tre mesi a casa senza stipendio, senza un minimo di euro...").

Qualche giorno dopo, conversando con un amico, Cautela raccontava che la dott.ssa Paratore "lo aveva interpellato per fissare un appuntamento per consegnargli del materiale che gli sarebbe servito per sostenere il colloquio ("si! Oggi . . . allora ... piccolo resoconto, ieri mi ha chiamato Francesca PARATORE dal Papardo" "mi ha detto vediamoci al casello e mi ha dato del materiale per . . . insomma giorno diciassette c'è il concorso", aggiungendo di essere stato, altresi, contattato dall'autista e uomo di fiducia del Catalfamo, che gli aveva chiesto di contattarlo; circostanze, queste, che gli avevano dato contezza del fatto che questi "movimenti" erano legati all'interessamento del Catalfamo ("eee niente poi . . . oggi stamattina Cosimo che è il ragazzo che sta con Antonio che lo segue, mi ha scritto alle sette del mattino buongiorno come stai, fatti sentire>. Lo faccio due più due, nel senso va evidentemente . . . due indizi fanno una prova eee qualcuno ... "Cosimo Giannetto quello che gli porta la macchina".." è un bravo ragazzo ah, attenzione. Io faccio due più due e dico va... sicuramente sarà partito da Antonio un qualche messaggio no, di interessamento di .") il quale si era evidentemente reso conto del suo scontento stava cercando di rimediare (*io non lo sento da due settimane ma in realtà non è che lui mi abbia poi cercato ah! Ho chiamato! Lui mi ha mandato un messaggio dicendomi di mettere un post, io poi non l'ho messo, io gli avevo scritto okay, poi l'ha messo lui e non ci siamo più sentiti da allora. Io non gli ho più scritto, non ci siamo più sentiti, ma perchè già sapeva, dall'ultima telefonata che io ero molto contrariato di tutta questa situazione".

"IL BANDO E' MIO".

"Nonostante l'impegno profuso dalla Paratore per metterlo nelle migliori condizioni per affrontare la selezione pubblica - scrive il giudice Tiziana Leanza - giungendo, finanche, a consegnargli il materiale necessario per superare la prova, il Cautela, a ridosso della data dell'orale, comunicava via messaggio all'indagata di non avere più intenzione di sostenere l'esame. Tanto si apprendeva dal contenuto di una conversazione, intercettata in data 15 marzo 2022, in cui la Paratore, furiosa e al contempo incredula, informava ... di avergli appena inoltrato un messaggio ricevuto dal Cautela in cui questi le comunicava la sua volontà di non sostenere la prova; decisione, questa, che risultava ancor più "antipatica" poiché per le tempistiche non consentiva di annullare il concorso, aprendo così le porte al secondo candidato, all'evidenza non gradito ("ti sto inoltrando un messaggio che mi ha mandato quel coglione di Cautela, tu leggilo. "e poi lo chiami, perché io adesso non ne posso più Peppe ah...perchè è un cretino... deve capire il coglione che io non posso prendere il secondo che c'è dopo di lui... lo deve capire questo coglione! Perchè io ora mi sono incazzata ma non incazzata così Peppe, incazzata forte!"".

Non potendo accettare il rifiuto, la dirigente Paratore convocava con toni perentori Cautela a un incontro al casello di Barcellona per risolvere la questione e "salvare" quello che definiva il "suo bando" ("senti Santi non mi fare incazzare! Prenditi la macchina e vieni a Barcellona!" .."Santi non scherzo... Santi prenditi la macchina e vieni a Barcellona!" .. "Santi tu sei incasinatissimo ma a me mi hai incasinato bene quindi prenditi la macchina e vieni qua!" ..... "Santi ... non m'interessa con chi è. . . il bando è mio Santi e non mi fare parlare al telefono, prenditi la macchina e vieni... io sono al casello ferma, prenditi la macchina e vieni qua!?).

"Ulteriore riscontro - è scritto nella misura cautelare - si traeva da un'altra telefonata, intercettata poco dopo, in cui la Paratore illustrava ad ... quanto accaduto nel corso dell'appuntamento al casello autostradale di Barcellona Pozzo di Gotto. Raccontava, in particolare, che il Cautela si era lamentato del trattamento ricevuto in passato dalla direzione del Papardo, ottenendo dal Catalfamo rassicurazioni in merito alle prospettive future (perche' la regione gli deve dare venticinquemila euro però ancora la regione non l'ha pagato e dice io so che Antonio gli ha fatto fare il mandato..." e praticamente ... si verrà... verrà... perchè Antonio poi gli ha detto ma tu intanto, invece di non prendere una lira ti prenderai una borsa di studio, io poi gli ho promesso, gli ho detto guarda io poi cercherò di fare anche altro... adesso. Poi ho detto vediamo se si possono fare delle graduatorie a tempo determinato, insomma ci sono tante cose che si possono fare... è un'amministrazione pubblica quindi le cose si fanno in un certo modo, ci sono i concorsi e l'amministrazione pubblica non è che tu oggi dici vabbè faccio così e domani lo fai... gli ho detto non è così, ci sono delle cose che vanno fatte e che quindi gli ho detto ...a ma io non mi aspettavo perchè Peppe gli ave ...ma Peppe gli ho detto è la seconda borsa di studio, tu due già le hai avute gli ho detto, per la se...per la...per l'altra si deve fare il bando. Non è che va da se che si fanno queste cose dall'oggi al domani. Poi Antonio gli ha detto ma tu ti rendi conto che stiamo parlando di amministrazioni pubbliche?")".

"La conversazione assumeva un peculiare rilievo a fini ricostruttivi, mettendo in luce la natura dei rapporti che legavano, da una parte, il Catalfamo al Cautela, caratterizzati dall'interessamento profuso dal primo per favorire la carriera dell'altro nella Pubblica Amministrazione allo scopo di garantirsene i servigi come addetto stampa".

L'ESAME E IL TRATTAMENTO "CON I GUANTI".

Il 17 marzo arriva finalmente il grande giorno del colloquio di esame nella sede dell'Ospedale "Papardo".

Lo stesso giorno, di pomeriggio, la Paratore chiedeva ad A. di chiamare il Cautela per sapere se fosse soddisfatto dell'esame, specificando che la commissione lo aveva "trattato con i guanti" e rassicurandolo sull'esito della prova ("ah, senti una cosa. . io gliela farei una telefonata al Cautela per capire se è contento oppure no" . . . . . "no, no, no, siccome dietro le discussioni dell'altro giorno ho detto: <noi ti abbiamo trattato bene!>... cioè è stato trattato con i guanti, quindi... "vabbè che lui ha risposto, ha saputo rispondere, ha cantato bene quindi... voglio dire... volevo solo... capito? Gli abbiamo detto che la delibera esce la prossima settimana e poi verrà fatto il contratto. Quindi...".

Ed effettivamente, li 31 marzo 2022 la Paratore contattava personalmente Cautela per comunicargli l'imminente assunzione ("lunedì esce, domani, domenica esce la delibera, mi sto impallando guarda, non ce la faccio più. Lunedi ti puoi presentare a firmare il contratto, okay!)?".

Una serie di conversazioni captate nel mese di marzo 2023 "forniva patente riscontro al rapporto di collaborazione professionale intercorrente tra il Catalfamo e il Cautela, preposto in maniera stabile e continuata alla gestione della comunicazione politica del consigliere regionale per conto del quale preparava discorsi, redigeva relazioni e curava le tattiche comunicative".

"Emblematico in tal senso - scrive il gip - era il dialogo intercettato in data 22 marzo 2022 nel quale il Catalfamo si consultava con il Cautela in merito al simbolo e alle strategie comunicative da utilizzare per rappresentare al meglio la coalizione alle competizioni elettorali avvenire. Significativa è anche l'interlocuzione registrata il 28 marzo 2022 in cui Catalfamo chiedeva a Cautela di redigere un comunicato stampa richiestogli dai vertici di partito. Sempre lo stesso giorno Catalfamo dava indicazioni al Cautela affinchè inserisse il nome del nuovo partito "Prima l'Italia" nelle comunicazioni ufficiali, in tal modo confermando il ruolo di addetto stampa svolto da Cautela per suo conto".

"E' certo - scrive sempre il giudice Tiziana Leanza - in altri termini, che Catalfamo Antonio, mosso dall'esigenza di assicurare al suo addetto stampa, Cautela Santi, una collocazione lavorativa in ambito pubblico che gli garantisse la "serenità economica" necessaria per continuare a prestare gratuitamente i propri servigi a favore suo e del movimento politico di appartenenza, non abbia esitato ad attivarsi per propiziare l'indizione da parte dell'Azienda Ospedaliera Papardo di un bando ad hoc per l'assegnazione al suo "protetto" di una borsa di studio in materia di comunicazione. Ciò costui faceva avvalendosi dell'imprescindibile collaborazione della dirigente amministrativa Paratore Francesca - la cui incondizionata disponibilità ai desiderata dal politico emergeva plasticamene dalle risultanze intercettative ("vabbè, Antonio, tu lo sai che io faccio quello che mi dici tu, io non ho problemi ...Antonio, allora tu sai benissimo che io intanto mi sto zitta sulle cose, intanto faccio quello che tu mi dici, basta che tu mi dici una cosa "SI") - che, su impulso del Catalfamo, si adoperava alacremente, dapprima per l'attivazione della procedura concorsuale, curando la redazione e la pubblicazione del relativo bando, e, quindi, per assicurare il conseguimento della borsa di studio - emblematicamente definita nelle conversazioni captate "la borsa di Santi" ("...siccome avevamo fatto il bando di Santi, mettendo i soldi ognuno da parte nostra, dice 'no, non si può fare perchè così ogni mese dobbiamo prendere i soldi da una borsa, quindi, la vogliono prendere tutta la borsa di Santi da me e passare i soldi di Lina e i soldi di, che mi daranno gli altri sulla mia."?) - al Cautela, risultato poi effettivo assegnatario, facendosi nominare componente della commissione esaminatrice, incontrandosi con il candidato prima dell'espletamento dell'esame e consegnandogli in anticipo documentazione relativa agli argomenti che avrebbe dovuto affrontare alla prova orale, persuadendolo a partecipare allorquando aveva manifestato l'intenzione di ritirarsi e, infine, rendendolo anticipatamente edotto dell'aggiudicazione. A fronte di siffatte emergenze pienamente condivisibile si palesa l'assunto accusatorio in ordine alla sussunzione delle condotte appena descritte nel paradigma normativo del reato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Patente appare - scrive la dott.ssa Leanza - in altri termini, li fatto che le condotte delle quali la Paratore di concerto e su determinazione del Catalfamo, si è resa responsabile siano espressione di un pactum sceleris intercorrente tra il politico e il giovane collaboratore. Da una parte, infatti, il Catalfamo, asservendo la funzione pubblica a logiche privatistiche e clientelari, preordinava l'indizione di una borsa di studio, la cui assegnazione era all'evidenza pilotata, al fine di assicurare al Cautela la retribuzione, con denaro pubblico, per l'attività attività di esperto in comunicazione svolta in maniera stabile per suo conto (Cautela: a" me sta bene perchè gli altri tre giorni io mio ... ho il tempo per gestire gli altri clienti no" . . . "ora dipendo direttamente da Francesca quindi ...anche come orari, cose...me lo ha detto pure lei dice...tieniti libero quando vuoi.")'; dall'altra, il Cautela, ben consapevole dei "termini" dell'accordo, premeva sul Catalfamo affinché gli garantisse la "dovuta" remunerazione.

DALL'ARCHIVIO: Per i cambi di partito il deputato prometteva assunzioni e incarichi. Il caso del consigliere della V circoscrizione Giovanni Bucalo.

Appalti pubblici pilotati all’ospedale Papardo di Messina in cambio di posti di lavoro. Con l’accusa di tentata concussione e corruzione, i finanzieri del comando provinciale di Messina hanno arrestato l’ex deputato regionale, Antonio Catalfamo, e la dirigente medico, Francesca Paratore, in servizio presso il noto nosocomio siciliano. Per entrambi sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Ma sono complessivamente quattro gli indagati dell'inchiesta. A suo tempo sono state infatti iscritte nel registro degli indagati altre due persone: l’attuale assessore alla Cultura di Barcellona Pozzo di Gotto, l’avvocata Angelita Pino, e il giornalista milazzese Santi Cautela, che in atto cura l’ufficio stampa proprio dell'ospedale Papardo. Nei confronti di questi ultimi due non è stata però richiesta dai magistrati della procura peloritana alcuna misura cautelare al gip, ma hanno ricevuto dalla Finanza una informazione di garanzia. La Procura ipotizza due vicende di corruzione diverse per Cautela e la Pino. Nel primo caso la Paratore su input dell’on. Catalfamo nel marzo del 2022 si sarebbe adoperata per far assegnare al giornalista una borsa di studio da 16mila euro come esperto di comunicazione (gli avrebbe consegnato perfino tutti i documenti per passare la selezione orale). Nel secondo caso, e siamo a gennaio 2022, ma è solo un tentativo di corruzione, con lo stesso schema tra l’on. Catalfamo e la Paratore, quest’ultima si sarebbe adoperata per far assegnare all’avv. Pino, all’epoca consigliera comunale a Barcellona, un incarico legale remunerato con 15mila euro, in cambio dell’adesione della Pino al movimento politico “Prima il territorio”. Un do ut des che comunque non si concretizzò (“... rimanendo alla stadio di tentativo per l’onerosità delle condizioni che ciascuna parte poneva all’altra”).

APPALTI PUBBLICI PILOTATI ALL’OSPEDALE PAPARDO DI MESSINA.

Le indagini sono scaturite da una serie di procedure di gara riguardanti l’ospedale messinese ritenute sospette in quanto riconducibili a un soggetto che “all’epoca dei fatti rivestiva il ruolo di deputato dell’assemblea regionale siciliana, Antonio Catalfamo, e ad un dirigente medico amministrativo in servizio presso la suddetta Azienda Ospedaliera, Francesca Paratore”.

Più in particolare, i due avrebbero tentato “di agevolare persone vicine imponendo la loro assunzione nelle ditte private, che si aggiudicavano gli appalti relativi a servizi di pulizia e sanificazione della struttura ospedaliera, ovvero avvantaggiandoli nella partecipazione a pubblici concorsi, ovvero ancora nella predisposizione da parte dell’azienda Ospedaliera di bandi di gara ad hoc”.

L’attività investigativa ha ricostruito “una sorta di strumentalizzazione della predetta struttura sanitaria a fini politici”, con particolare riferimento alle elezioni amministrative della Città Metropolitana di Messina del 12.06.2022 ed a quelle amministrative Regionali del 25.09.2022.

IL PROVVEDIMENTO PER PRESUNTI ILLECITI SUGLI APPALTI PUBBLICI.

Al centro dell’operazione una serie di procedure di gara relative all’Azienda Ospedaliera Papardo influenzate, secondo i pm, da interessi privati a vantaggio dei due arrestati.

Secondo l’accusa, “i legami personali tra i soggetti coinvolti avrebbero favorito l’inserimento di persone vicine nelle ditte private che si aggiudicavano gli appalti per i servizi di pulizia e sanificazione dell’ospedale”. Inoltre, si sarebbe cercato di favorire “la loro partecipazione a concorsi pubblici o la predisposizione di bandi di gara ad hoc da parte dell’azienda ospedaliera”.

LE PRESSIONI SUI VERTICI PER L'ASSUNZIONE (NON RIUSCITA) DI GIOVANNI BUCALO.

L’onorevole messinese Antonio Catalfamo, uomo forte della Lega in Sicilia, teneva parecchio a un consigliere della Quinta circoscrizione eletto con Forza Italia, Giovanni Bucalo. Teneva al suo bacino elettorale. Ed era disposto a fargli un’offerta molto concreta: l’assunzione nella ditta di pulizie che aveva vinto l’appalto all’azienda ospedaliera Papardo. Un’offerta che convinse Bucalo a passare con la Lega.

L'ex deputato Antonio Catalfamo e la dirigente Francesca Paratore "abusando dei poteri derivanti dalla pubblica funzione rivestita", scrive il gip nell'ordinanza, avrebbero costretto i vertici amministrativi dell'azienda ospedaliera Papardo di Messina a "dare un'utilità consistente nel fare ottenere al consigliere di quartiere Giovanni Bucalo (che non è indagato) l'assunzione alle dipendenze della "Pulitori e Affini Spa", la società fornitrice del servizio di pulizia dello stesso ospedale. Catalfamo, supportata dalla dirigente Paratore ("che fungeva da intermediario tra i dirigenti amministrativi e il consigliere regionale, di cui sosteneva le indebite pretese e al quale forniva costantemente informazioni sulla vicenda"), avrebbero esercitato indebite pressioni su Salvatore Munafò e Mario Paino, rispettivamente dirigente amministrativo e direttore generale dell'azienda Papardo, "minacciando ritorsioni di carattere politico ("ti comincio a caricare una interrogazione al giorno") qualora non avesse soddisfatto l'indebita pretesa di far assumere Giovanni Bucalo alle dipendenze della ditta".

"Il consolidato vincolo di cointeressenza illecita" tra la dottoressa Paratore e l'ex deputato, permetteva a quest'ultimo, anche in virtù' dell'incondizionata "dedizione della Paratore 'alla sua causa', di strumentalizzare l'Azienda Ospedaliera per scopi clientelari, sviando il regolare svolgimento di gara e bandi di concorso indetti dalla amministrazione sanitaria, che venivano utilizzati come contropartita per il conseguimento di favori personali e politici".

Tre sono le vicenda cristallizzate dalla procura che descrivono il modus operandi degli indagati.

L'ASSUNZIONE DEL CONSIGLIERE DELLA V CIRCOSCRIZIONE GIOVANNI BUCALO E ‘IL CAMBIO DI CASACCA’.

La prima delle vicenda trattate nell'indagine è quella relativa alle pressioni esercitate da Antonio Catalfamo, con la collaborazione della Paratore, sui vertici amministrativi dell'azienda ospedaliera Papardo al fine di poter assumere Giovanni Bucalo, consigliere della V Circoscrizione (che non è indagato), eletto nelle fila di Forza Italia, ma in procinto di transitare alla Lega (transizione formalizzata nel 2022, grazie alla intermediazione di Catalfamo), presso la ditta Pulitori ed Affini Spa, società che si occupava del servizio di pulizia e santificazione degli ambienti e servizi complementari presso l'azienda Papardo.

Le intercettazioni che svelano la vicenda nascono da un procedimento della procura di Palermo.

L’inchiesta andava avanti da parecchi mesi, e come spiega la stessa gip Leanza prese le mosse da alcune intercettazioni captate dalla Procura di Palermo, a sua volta per un procedimento che era stato aperto dalla Procura di Milano e trasmesso in Sicilia. Poi la tranche d’interesse per Messina è stata gestita dal procuratore facente funzioni Rosa Raffa e dal sostituto Marco Accolla, che hanno chiesto al gip la misura degli arresti domiciliari per Catalfamo e Paratore, iscrivendo tra gli indagati anche Cautela e Pino.

In una intercettazione intercorsa tra Catalfamo e Munafò si fa riferimento al fatto che il direttore amministrativo Munafò avesse bloccato l'assunzione di Bucalo.

Catalfamo, manifestamente preoccupato per l'ostruzionismo di Paino si proponeva di occuparsi personalmente della vicenda, “minacciando serie conseguenze per l'alto dirigente che si stava mettendo di traverso ("gli devi dire ai tuoi amici del quarto piano, che domani io rimango li fino a quando non risolvono questa questione che se la tirano da 45 giorni...siccome io le loro priorità le attenzioni sempre, quando ci sono delle priorità loro le devono attenzione altrimenti cambiamo sistema")”.

Il pomeriggio del 14 dicembre 2021 veniva intercettata una conversazione "di peculiare rilievo investigativo" tra Catalfamo e Francesco Curcio (che non è indagato), in passato componente del consiglio comunale di Messina, sull'assunzione di Giovanni Bucalo.

A poche ore di distanza Catalfamo contattava Bucalo per rassicurato che "non è un problema, ora, poi, l'importante è il passaggio successivo...". La tensione nasce dal fatto che "Bucalo pretendeva condizioni contrattuali impraticabili".

La vicenda continua tra tensioni, telefonate e scontri tra Catalfamo, che riteneva il comportamento della dirigenza dell'ospedale scorretto, in quanto non si adoperava per imporre alla società delle pulizie l'assunzione del Bucalo, dimostrando ingratitutine, “cioè mancanza di disponibilità a ricambiare favori da lui resi in passato alla governance dell'ospedale, e minacciando ritorsioni politiche pregiudizievoli", e Paino, "di fronte ai rimproveri e alle velate minacce di Catalfamo, assumeva un tono dimesso, dichiarando la propria disponibilità a ripianare una situazione le cui responsabilità però scaricava sul collega Munafò”.

I ritardi e le incertezze legate all'assunzione da parte della ditta che si occupava delle pulizie dell'ospedale Papardo, inducevano Catalfamo, “spinto dalle impellente necessità di garantire a Bucalo un contratto di lavoro come contropartita per il cambio di casacca politica, a muoversi su un altro fronte per raggiungere l'obiettivo”. Decideva quindi di avvalersi dell'intermediazione di un altro soggetto, Antonino La Duca. Con il quale trova un accordo “che prevede la contropartita 'politica'”.

Il 25 gennaio 2022 La Duca e Catalfamo concordano un appuntamento, appuntamento a cui Catalfamo rappresentava si sarebbe presentato con Giovanni Bucalo. Il giorno successivo Bucalo ufficializza il passaggio da Fratelli d'Italia alla Lega, cosi adempiendo alla conduzione impostagli come protonica all'assunzione.

IL COMUNICATO DI CATALFAMO: UN MODO (QUELLO DI BUCALO) DI FARE POLITICA TRA LA GENTE CHE LO RENDE VICINO AL NOSTRO MODUS OPERANDI.

Il consigliere Giovanni Bucalo, già campione di consensi sul territorio, ufficializza quindi il suo passaggio alla Lega. “Un modo di fare politica tra la gente che lo rende vicino al nostro modus operandi. Un passaggio, questo, che certifica la crescita esponenziale della Lega in città”. Queste  le parole dell’on. Antonio Catalfamo, esponente della Lega all’Assemblea Regionale Siciliana, con il quale, in un comunicato del 25 gennaio 2022 (e una foto pubblicata dal quotidiano messina oggi), commenta il nuovo 'acquisto' tra le fila della Lega. Giovanni Bucalo viene eletto alle ultime elezioni amministrative tra le fila di Forza Italia, ed è risultato il primo degli eletti nella sua lista e tra tutti i candidati della V Municipalità di Messina, totalizzando ben 676 voti.

RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO DELL'ASSUNZIONE A TUTTI I COSTI.

L'indagine prosegue, “dando conto dell'irrequietezza di Bucalo e dell'impegno di Curcio e Catalfamo per raggiungere l'obiettivo”.

Obiettivo che verrà raggiunto il 20 aprile 2022 con l'assunzione di Giovanni Bucalo con la qualifica professionale autista privato, con contratto a tempo determinato sino al 19 luglio 2022 dalla società Alhambra srl.

“Ai fini di una migliore comprensione della vicenda - scrive il gip Leanza - è opportuno inquadrarla nel contesto temporale in cui si inseriva, ovvero i primi mesi dell'anno 2022, caratterizzato dal fermento politico determinato dalla imminenza di due "appuntamenti" di peculiare momento: le elezioni amministrative per la Città metropolitana di Messina, che si sarebbero svolte il 12 giugno 2022, e le elezioni amministrative per la Regione siciliana fissate per il 25 settembre 2022. La congiuntura politica determinava l'esigenza da parte del Catalfamo, punto di riferimento del suo partito a livello regionale, di alimentarne le fila, per rafforzare la base elettorale e favorirne il successo alle consultazioni popolari. Tale interesse veniva perseguito con caparbietà dall'indagato che, pur di raggiungere i suoi obiettivi, si impegnava ad avvantaggiare indebitamente un esponente della politica locale che godeva di un discreto bacino elettorale e che era disponibile a transitare nel suo movimento politico in cambio di un posto di lavoro. Pur di "accontentarlo" - scrive sempre il gip - il Catalfamo non si faceva remore a piegare il proprio ruolo politico/istituzionale per fini privati, pretendendo, in virtù di pregressi benefici profusi in ragione del suo ruolo politico ("siccome io le loro priorità le attenziono sempre, quando ci sono delle priorità, loro le devono attenzionare altrimenti cambiamo sistema"), che i vertici dell'amministrazione dell'azienda ospedaliera Papardo, individuati nel Direttore Amministrativo Munafò Salvatore e nel Direttore generale Paino Mario, imponessero alla società di pulizie che operava presso il nosocomio di assumere il Bucalo alle sue dipendenze; in ciò avvalendosi del determinante apporto della Paratore che rappresentava la sua longa manus all'interno della struttura sanitaria pubblica”.

"Per raggiungere il proprio scopo - prosegue il gip Leanza - l'indagato non solo si faceva lecito di sollecitare la "pratica" nelle sedi opportune, dandole quella che definiva una "spinta emotiva", ma financo di minacciare in più occasioni, sia personalmente che per il tramite della Paratore, i dirigenti Paino e Munafo di pesanti ritorsioni politiche per piegarli ai suoi desiderata (ma qualcuno me la deve risolvere, altrimenti se loro mi creano problemi, io a questo punto cambio atteggiamento con la direzione del Papardo e li comincio a caricare un'interrogazione al giorno, eh. cominciamo a fare così . . . io posso avere un atteggiamento amichevole, posso avere pure un atteggiamento che con il Papardo faccio campagna elettorale facendo . . . creando problemi, io voglio essere amichevole, ma se mi chiamano loro a me, no io a loro. e mi rompono i coglioni ...non è che io posso ."; "sta finendo, diciamo che tra qualche mese torna al Pronto Soccorso . . . (non rimetterà) più piede al quarto piano" 30, "gli devi dire ai tuoi amici del piano quarto, che domani oi rimango lì fino a quando non risolvono questa questione che se la tirano da 45 giorni, perché se io, evidentemente, loro non capiscono, che se io faccio determinate cose (...) c'è un motivo, quindi se loro vanno di settimane in settimane, dieci giorni in dieci giorni, mi c r e a n o danno, ci creano danno.. siccome io le loro priorità le attenziono sempre, quando ci sono delle priorità, loro le devono attenzionare altrimenti cambiamo sistema'»', "si, finisce ora, ma poi fra qualche mese finisce diversamente.... finisce così, secondo lui, finisce così ora e se per lui finisce così, si prende le responsabilità di quello che fa . se lui dà uno schiaffo a me, io a quattro a quattro gli rompo il culo*), trovando pieno supporto in tale modus operandi nella Paratore che ne condivideva metodi e intenzioni ("dieci gliene restituisca lui, non uno, dieci gliene devi restituire ... va bene, glielo dirò"). Le pressioni esercitate sugli amministratori pubblici trovavano, peraltro, ulteriore conforto - è scritto nella misura cautelare - nelle dichiarazioni rese da Munafo Salvatore che, assunto a sommarie informazioni in data, confermava di avere subito a più riprese richieste del Catalfamo, anche attraverso la dirigente Paratore Francesca, finalizzate a far ottenere l'assunzione di un soggetto presso la "Pulitori e Affini Spa"”.

“La condotta del Catalfamo e della Paratore - provenendo da un deputato regionale che minacciava di abusare dei poteri che gli derivavano dalla pubblica funzione ricoperta e da un dirigente pubblico - assumeva così - conclude il gip - i connotati di una "concussione" che, tuttavia, non si consumava rimanendo allo stadio del tentativo, atteso che l'assunzione del Bucalo da parte della ditta operante presso l'Ospedale Papardo non andava a buon fine, non già per il comportamento dei vertici dell'azienda ospedaliera - che, sebbene ob torto collo, non opponevano concrete resistenze alle pretese del deputato regionale - quanto per le resistenze frapposte dal responsabile della ditta di pulizie alle cui dipendenze dirette li Bucalo avrebbe dovuto lavorare. L'ostacolo incontrato costringeva il Catalfamo ad abbandonare il proposito di procacciare l'assunzione presso l'ospedale "Papardo", riuscendo, comunque, tramite l'intermediazione di La Duca Antonino, a ottenere un contratto di lavoro presso un'altra impresa; in tal caso, però, la sua "raccomandazione" non risultava accompagnata dalla minaccia di danneggiare l'interlocutore, abusando del proprio ruolo pubblico””.