Cronista di “Repubblica” documenta una manifestazione pubblica a Messina: la polizia lo porta in questura
Una mattinata in questura. Potrebbe essere il titolo di un film, ma è accaduto al cronista di Repubblica Fabrizio Bertè. A Messina, la sua città. Alle 10, il giornalista che si preparava a seguire e raccontare per il giornale una manifestazione ambientalista, ha incontrato in un bar un docente scolastico. I due si sono incamminati verso la manifestazione e poi si sono seduti sulle scale di una centralissima chiesa messinese. Lì, un poliziotto, in borghese, si è avvicinato al giornalista e al docente, chiedendo i documenti e dicendo che si trattava di un normale controllo di polizia. A quel punto, sono arrivati altri tre poliziotti, sempre in borghese (agenti e sottufficiali).
Bertè, assieme al docente, esibisce i documenti, qualificandosi e dicendo immediatamente di essere un giornalista: «Ho mostrato i miei documenti, accompagnati dal tesserino – racconta –. Le forze dell’ordine mi hanno chiesto di aprire lo zaino e di mostrare cosa conteneva, minacciandomi, in caso contrario, di portarmi in questura. Ma senza spiegare il motivo. Lo stesso controllo, identico, è stato fatto al docente scolastico che era con me».
Le forze dell’ordine hanno chiesto a Bertè perché fosse lì: «Devo lavorare – la risposta del giornalista –. E alle 11,30, inoltre, ho un altro appuntamento sempre di lavoro. All’Università». A Bertè sono state rivolte una serie di domande: “Dove stai andando? Cosa devi seguire?”. Un normale controllo di polizia. Forse. Un’autovettura della polizia di Stato ha prelevato il docente scolastico, per portarlo in questura. Stessa sorte per Bertè, a cui è stato chiesto di salire in un’altra macchina, assieme a tre poliziotti. In questura il giornalista, a partire dalle 11,30, è stato sottoposto alle stesse domande fatte sulle scale della chiesa e all’interno dell’auto.
La dirigente della Digos di Messina, Vinzy Siracusano, ha inoltre chiesto a Bertè se era solito partecipare a manifestazioni incentrate sull’ambiente e quali fossero i temi da lui maggiormente trattati. Il motivo del suo “fermo”? Al giornalista viene contestato il fatto di essere in compagnia di un “pluripregiudicato”, così definito dalle forze dell’ordine. Nel verbale notificato al cronista è scritto che “il predetto si accompagnava al sig. Giuli Michele, soggetto noto per aver posto in essere nel recente passato manifestazioni non preavvisate con gravi ripercussioni sull’ordine pubblico. La perquisizione (fatta al giornalista) dava esito negativo”. Effettivamente, alle 10,45, si è tenuta una manifestazione, non violenta, promossa da “Ultima Generazione”, a cui hanno partecipato una decina di persone aderenti alla campagna “Fondo Riparazione”. Manifestazione dedicata agli incendi che hanno devastato la Sicilia, alle catastrofi climatiche che hanno colpito il Paese e ai soldi che il governo ha stanziato per il Ponte sullo Stretto invece che per le infrastrutture carenti e per la messa in sicurezza del territorio. Manifestazione che il giornalista di Repubblica non ha potuto seguire e raccontare, così come non ha potuto presentarsi all’appuntamento all’Università, in quanto è stato rilasciato dalla questura intorno alle 12,30, accompagnato dal verbale di perquisizione.
La Direzione di Repubblica
“La Direzione di Repubblica, appreso del fermo del nostro giornalista Fabrizio Bertè da parte dell’ufficio Digos della questura di Messina, denuncia il carattere pretestuoso e intimidatorio di una misura assolutamente ingiustificata che, oltretutto, ha impedito ieri al collega di poter svolgere il suo lavoro. Repubblica ritiene assolutamente inaccettabile quello che è accaduto e si augura che tali episodi, lontani dagli standard di una forza di polizia democratica di un Paese occidentale, non debbano più ripetersi”.
L’Ordine dei giornalisti di Sicilia
“L'Ordine dei giornalisti Sicilia esprime solidarietà al collega Fabrizio Bertè, fermato e perquisito oggi dalla Digos, quindi trattenuto in questura e rilasciato dopo circa due ore. L'accaduto mentre il giornalista stava recandosi in via Garibaldi a Messina per documentare una manifestazione di protesta di aderenti alla campagna "Fondo riparazione" promossa dal movimento Ultima generazione. Il giornalista, mentre stava parlando con uno degli aderenti all'iniziativa, è stato portato in questura, sottoposto a perquisizione e rilasciato dopo un paio d'ore. La sequenza dei fatti ha materialmente impedito a Fabrizio Bertè di svolgere il suo lavoro. Un episodio su cui l'Odg Sicilia chiede sia fatta luce, ribadendo ancora una volta che il diritto di cronaca è sancito dall'articolo 21 della Costituzione”.
Il Comitato di redazione di Repubblica
“Il Cdr esprime solidarietà a Fabrizio Bertè e ritiene inaccettabile la perquisizione subita oggi a Messina dal collega durante un servizio giornalistico. Berté, autore delle inchieste sui rimborsi d’oro al rettore di Messina Salvatore Cuzzocrea, è stato fermato nel corso di una manifestazione che seguiva per lavoro da agenti di polizia in borghese che hanno perquisito il suo zaino ed è stato poi portato in questura dove la polizia lo ha interrogato per due ore su tutta la sua attività professionale. Il Comitato di redazione ritiene grave e preoccupante quanto avvenuto e ribadisce che tutta la redazione è al fianco delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica nel documentare fatti e storie e nessun atteggiamento intimidatorio o persecutorio fermerà questo impegno”.
L’Associazione della stampa
“Stamane a Messina agenti della Digos hanno impedito l’esercizio del diritto di cronaca al giornalista Fabrizio Bertè del quotidiano La Repubblica. Il cronista si stava recando in via Giuseppe Garibaldi, all’altezza di via Loggia dei Mercanti, dove era prevista, alle 10,45, una manifestazione di protesta di aderenti alla campagna ‘Fondo riparazione’, promossa da Ultima generazione. Il giornalista è stato fermato in largo Seggiola, mentre stava parlando con uno degli aderenti all’iniziativa di protesta nonviolenta, e portato in questura. Bertè è stato sottoposto a perquisizione. E’ stato rilasciato dopo due ore. Il giornalista ha più volte sottolineato che il fermo non gli permetteva di esercitare il diritto di cronaca. L’Associazione siciliana della stampa, nell’esprimere la piena solidarietà al collega, chiede che sia fatta piena luce su questo episodio che sembra configurarsi come un impedimento all’attività giornalistica garantita dalla Costituzione”. La nota è firmata da Giuseppe Rizzuto, segretario regionale Associazione siciliana della Stampa, e da Sergio Magazzù, segretario sezione di Messina.