6 Novembre 2023 Giudiziaria

Processo Borsellino. Repici: “Nella borsa mancava solo l’agenda rossa”

“Il 5 novembre del 1992 l’autorità giudiziaria di Caltanissetta fece un’attività formale con la quale fu repertato il contenuto della borsa di Borsellino, scomparsa dall’auto il 19 luglio ’92 e rinvenuta, non si capisce bene come, nei giorni precedenti nell’ufficio di Arnaldo La Barbera. Naturalmente nella borsa non venne rinvenuta l’agenda rossa ma il dato che mi permetto di segnalare è che è un dato fuori dalla realtà, anzi contrario alla realtà, il fatto che nella borsa ci fosse un fascicolo relativo a Gaspare Mutolo”.

Lo ha detto l’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo il magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio con gli agenti della scorta, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia. “Il contenuto della borsa è quello repertato e l’unico elemento mancante era l’agenda rossa”, ha continuato spiegando che “questo dato è pacifico”.

“La causale mafia-appalti possiamo chiamarla una ‘pista palestinese’ su via D’Amelio, come e’ definito il depistaggio sulla strage di Bologna”. Lo ha detto Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare sulle mafie. “Dissento – ha aggiunto – anche dal mio assistito Salvatore Borsellino”, secondo cui il dossier mafia-appalti “potrebbe esere stata una concausa”. “Io dico – ha sottolineato – che non e’ stata neanche una concausa: pensare che un generale e un tenente colonnello dei carabinieri si siano tenuti questo segreto fino al 1998 e’ una cosa inenarrabile. Quando per la prima volta Mori e De Donno tirarono fuori le indagini mafia-appalti, fu per legittimi interessi difensivi”.

“La propaganda mistificatoria della realta’ su mafia-appalti – ha sottolineato Repici – e’ la stessa che nel 1992-93 nascondeva la completa informazione sui curricula di quegli uomini: mi ha lasciato enormemente impressionato quando appresi che un noto geometra della provinca di Caltanissetta, Giuseppe Li Pera (al centro del dossier mafia-appalti, ndr.), era tornato a fare l’imprenditore, destinatario di sequestri di beni arrivato a confisca nel 2022 o 2023. La cosa che mi ha impressionato e’ che in quegli anni, nel 2018 al momento del sequestro, Li Pera aveva avviato collaborazione con una societa’ fondata dall’ex colonnello De Donno e con principale colaboratore Mori. Percorsi che in origine avevano avuto un indirizzo, trovavano nuova connessione a decenni di distanza”.