12 Gennaio 2024 Giudiziaria

Il processo sul traffico di droga dalla Calabria a Giostra, ecco la sentenza

Si è concluso con 47 condanne e 8 assoluzioni per quasi 500 anni di carcere il processo «Impasse», in cui è sfociata l’operazione antidroga condotta nel 2022 dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina contro un’organizzazione che trafficava droga e che aveva il suo quartier generale nel rione di Giostra.

Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza hanno permesso di scoprire anche i canali di rifornimento in Calabria ed a Catania. Al vaglio del giudice per le udienze preliminari Claudia Misale era il troncone che è stato giudicato con il rito abbreviato. Sono state disposte condanne che vanno da un massimo di 20 anni fino ad 1 anno e 8 mesi di reclusione.

LA SENTENZA.

La gup Misale ha deciso in concreto 47 condanne e 8 assoluzioni totali, più una serie di proscioglimenti parziali da alcune accuse. Ecco tutte le condanne:

Francesco Cuscinà, 20 anni di reclusione; Giovambattista Cuscinà, 20 anni; Nicola Mantineo, 8 anni e 8 mesi; Viviana Di Blasi, 12 anni; Maria Cacopardo, 12 anni e 8 mesi; il collaboratore Giovanni Bonanno, 3 anni e 8 mesi (attenuanti prevalenti sulle aggravanti); Bruno Gioffrè, 12 anni e 8 mesi (di San Luca in Calabria); Antonio Pelle, 10 anni e 8 mesi (di San Luca in Calabria); Francesco Spadaro, 13 anni e 4 mesi; Tiziana Mangano, un anno e 8 mesi più 6mila euro di multa; Gianluca Siavash, 11 anni e 2 mesi; Deborah Mandini, 9 anni e 4 mesi; Davide Lo Turco, 10 anni; Alessia Maccarrone, 7 anni e 6 mesi; Saverio Maisano, 11 anni e 4 mesi; Davide Antonino Zaccuri, 10 anni e 4 mesi (di Melito Porto Salvo); Mario Bonaventura, 4 anni e 32mila euro di multa; Francesco Alati, 10 anni e 8 mesi (di Melito Porto Salvo in Calabria); Davide Stroncone, 9 anni e 4 mesi; Graziano Castorino, 13 anni e 4 mesi; Giuseppe Castorino, 10 anni; Antonio Patrik Emanuele, 7 anni e 4 mesi più 44mila euro di multa; Giuseppa Giando Di Amico, 8 anni; Giovanni Vezzosi, 9 anni e 2 mesi; Gianpaolo Scimone, 11 anni e 2 mesi; Calogero Rolla, 10 anni e 6 mesi; Filippo Bonanno, 12 anni; Rosa Bonanno, 10 anni e 8 mesi; Natale Viola, 9 anni e 4 mesi; Maurizio Trifirò, 12 anni; Carmelo Lo Duca, 10 anni e 8 mesi; Salvatore Lo Duca, 10 anni e 8 mesi; Benedetto Mesiti, 10 anni; Michele Fusco, 10 anni; Daniele Giannetto, 8 anni e 8 mesi; Alessandro Buonasera, 11 anni e 4 mesi; Giuseppe Abate, 10 anni e 8 mesi; Francesco Giuffrida, 9 anni e 4 mesi; Francesco Musolino, 9 anni e 4 mesi; Kevin Giovanni Calarese, 8 anni e 8 mesi; Salvatore Chiarenza, 9 anni e 2 mesi; Nunzio Pantò, 7 anni e 4 mesi più 40mila euro di multa; Santo Sarnataro, 5 anni e 4 mesi più 20mila euro di multa; Claudio Rotondo, 5 anni e 20mila euro di multa; Giuseppe Galli, 4 anni e 18mila euro di multa; Emanuele Bonasera, 2 anni e 6 mesi più 16mila euro di multa; Giuseppe De Francesco, 2 anni e 4 mesi più 14mila euro di multa.

La gup Micale ha poi assolto da tutte le accuse contestate Silvia Sanò, Pasquale Mollica (di Melito Porto Salvo in Calabria), Daniele Sulas (di Reggio Calabria), Gaetano Litterio Geraci, Umberto Suraci, Giuliano Antonio Suraci, Maurizio Papale e Antonino Alessandro.

I DETTAGLI DELL'OPERAZIONE "IMPASSE".

Le indagini che hanno portato all'emissione della custodia cautelare personale nei confronti di 61 persone (48 dei quali in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 7 con obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria), traggono origine da approfondimenti avviati su una delle principali piazze di spaccio del capoluogo peloritano, il quartiere di Giostra, già teatro di eventi criminali e noto per la significativa presenza di esponenti di spicco della locale criminalità organizzata, anche di matrice mafiosa. In tale contesto, la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina ha disposto l’avvio di indagini tecniche (telefoniche, ambientali, telematiche con captatore informatico e di video ripresa) che, corroborate da serrate attività tipiche di polizia giudiziaria sul territorio, hanno consentito di disvelare l’esistenza e l'operatività di un’agguerrita associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico.

AI VERTICI DELL'ORGANIZZAZIONE MADRE E FIGLIO.

A capo dell'associazione criminale, secondo il gip Leanza, c'erano Giavanbattista Cuscinà e la madre Maria Cacopardo ("particolare pericolosità sociale degli indagati... pervicacia criminale..."), con una gestione del narcotraffico e degli affari di famiglia "che possono qualificarsi come imprenditoriali per l'articolata ripartizione di ruoli e compiti, i quantitativi trattati, la rete di contatti intessuta".

Ad affiancare madre e figlio c'erano il familiare 'supplente' Francesco Cuscinà e poi Nicola Mantineo, braccio destro di Cuscinà e Viviana Di Blasi, i quali - il primo custodendo le scorte di sostanza stupefacente e occupandosi in prima persona dello smistamento e dello spaccio e la seconda gestendo le casse dell'organizzazione - "erano di fatto investiti della cura di due snodi nevralgici dell'attività illecita, che svolgevano con tratti di considerevole dedizione".

Da mettere in rilievo - secondo il gip - il ruolo di Giuseppa Giando Di Amico, che forniva supporto logistico, mettendo la sua autovettura a disposizione dei sodali per il trasporto della droga e facendo il corriere, Tiziana Mangano e Pietro Squadrito, che preparavano le dosi al fine della cessione ai clienti; la Squadrito fungeva da assaggiatore della sostanza al fine di saggiarne la qualità.

E poi ci sono quelli che favorivano la regolare operatività dell'associazione come Antonio Pelle, Bruno Gioffre', Saverio Maisano, Antonio DavideZaccuri, Pasquale Mollica, MarioBonaventura, Litterio Gaetano Geraci, Suraci Antonio e Umberto, Daniele Sulas, FrancescoAlati, Davide Stroncone, Castorino Graziano e Giuseppe.

Diversa la posizione di Maurizio Papale, Gianpaolo Scimone, Michele Fusco e Benedetto Mesiti e dei catanesi SalvatoreChiarenza e Giovanni Vezzosi. "Ampia la pletora di spacciatori che agivano come pusher a servizio dell'organizzazione", come Calogero Rolla, Giovanni Bonanno, Giuseppe Abate, Francesco Spadaro, Gianluca Siavash, Deborah Mandini, Alessia Maccarone, Davide Lo Turco, CarmeloMenoti, Natale Viola, Bonanno Rosa, Trifirò, Francesco Giuffrida, Lo Duca Carmelo e Salvatore, DanieleGiannetto, Buonasera Alessandro, Giovanni Kevin Calarese e Francesco Musolino, molti dei quali con precedenti specifici.

I DETTAGLI DELLO SPACCIO.

Nella misura cautelare vengono descritte decine di scene immortalate dalle telecamere degli inquirenti, in cui gli indagati vengono immortalati durante la consegna di sostanze stupefacenti.

L'indagine ha infatti portato alla luce la frenetica ricerca da parte degli indagati di nuove fonti di approvvigionamento per far fronte alle richieste di forniture continue da parte degli acquirenti finali, molti dei quali narcotrafficanti  loro volta. Basti solo evidenziare come nel breve arco temporale in cui si è concentrata l'investigazione (da dicembre 2019 a ottobre 2020), il sodalizio abba intessuto relazioni d'affari con almeno cinque distinti gruppi di fornitori, senza considerare i clienti che a loro volta procacciavano all'occorrenza, sostanza stupefacente ai Cuscinà. Si spacciava Marjuana, Hashish, cocaina, droga sintetica come lo 'skunk'. Il gruppo era organizzato in modo da poter correre meno rischi possibili. Emblematico è l'utilizzo di utenze criptate per interloquire con i fornitori Pelle e Gioffrè, Alati e Sulas (con un sistema chiamato Sky). Frequente era anche l'utilizzazione di termini convenzionali per smascherare i riferimenti alla droga ("scarpe", "sabbia", "sorella", "pizza", "caramelle", "sigarette").Accorgimenti che danno riprova di notevole disinvoltura e professionalità.

FONDAMENTALE LA COLLABORAZIONE DELL'EX SODALE GIOVANNI BONNANO.

Le indagini si sono avvalse del collaboratore di giustizia Giovanni Bonanno il quale, inizialmente partecipe dell’associazione, si è dissociato consentendo agli inquirenti una puntuale ricostruzione della fitta rete di relazioni e degli affari illeciti che costituiscono l'attività della associazione.

In particolare Bonanno, sentito il 6 giugno del 2021, dopo aver spiegato i suoi rapporti con i Cuscinà e aver dichiarato di aver svolto per conto dell'associazione il ruolo di intermediario con i fornitori calabresi Antonio Pelle e Bruno Gioffrè, oltre che di corriere tra la Calabria e la Sicilia per il trasporto della sostanza ("io facevo da corriere per conto di Giovanbattista Cuscinà, alias 'coccolo'. Ho iniziato il mio rapporto con il fornitore calabrese...tramite Filippo Bonanno, fratello di Antonio e Gianfranco, che ha una rivendita di pesce al mercato Sant'Orsola. Un giorno, sapendo che la mia compagna è originaria di Bianco in Calabria, Bonanno mi chiese di accompagnarlo per fare un approvvigionamento di droga... mi diede appuntamento al bar delle Rose dove mi presentò il fornitore calabrese provenire da San Luca... Tale Peppe. Questo avveniva prima del mese di dicembre del 2019... Peppe mi chiese di metterlo in contatto con persone interessate ad acquistare droga e gli presentai Giovanbattista Cuscinà al bar delle Rose alla fine dell'estate del 2019...).

Bonanno ha fornito rilevanti dettagli sulle modalità di gestione degli approvvigionamenti periodici del gruppo, che acquistava cocaina dai calabresi per un peso di 500 grammi per volta al costo di ventimila euro a carico, dimostrando una approfondita conoscenza delle dinamiche del sodalizio ("Qualche volta andavo a casa di Cuscinà in una traversa della via Palermo, di fronte a un lattoniere, vico Bensaia), e indicava i covi segreti ("nella traversa in cui sta Cuscinà vi sono delle vecchie case disabitate dove Nicola ("Topo Gigio"), figlioccio di Cuscinà, metteva questa droga. Io lo sapevo perchè loro si fidavano di me. Venivano usati due immobili, posti a 70-80 metri da casa di Cuscinà sulla sinistra").

"Le dichiarazioni di Bonanno venivano puntualmente riscontrate".

Tantissimi gli episodi di cessione di stupefacenti ricostruiti dal collaboratore Giovanni Bonanno e riscontrati dalle immagini ("una pletora di clienti del sodalizio in un arco temporale di sei mesi"): ad esempio il 17 dicembre 2019, ad esempio, dopo aver ricevuto in Calabria da Bruno Gioffre' 500 grammi di cocaina, si recava a Messina per consegnare la droga a Givanbattista e Francesco Cuscinà, i quali, a loro volta, corrispondevano a Gioffre' e ad Antonio Pelle, nel frattempo arrivati in vico Bensaia, parte del corrispettivo prelevato da Giovanbattista a casa di Viviana Di Blasi e trasportato all'interno di un sacchetto di plastica bianco. Per l'attività di corriere Bonanno riceveva un compenso di 500 euro dai calabresi al momento del ritiro della sostanza e un pari importo dai Cuscinà al momento della consegna.

I rapporti tra gli indagati venivano delineati da Bonanno nel corso dell'interrogatorio del 17 giugno 2021: "Foto n. 30 è Francesco Spadaro. E' un noto pusher di Giostra che era stato rifornito per anni da Stello Brigandi'. So che aveva combinato un guaio economico perchè doveva a Brigandi' 25/30 mila euro per acquisti di droga. Quando Brigandi fu arrestato nel dicembre 2019, Spadaro cominciò a rifornirsi da Cuscinà... Spadaro era un pusher a servizio di Cuscinà e questo avveniva dal dicembre 2019...".

I FESTINI CON I MINORENNI.

In un altro interrogatorio reso da Giovanni Bonanno il 17 giugno 2021, lo stesso racconta alcuni episodi di spaccio dove sono coinvolti altri due indagati, Alessia Maccarone e Davide Lo Turco finiti in carcere: "Ho avuto a che fare con Lo Turco quando portai la cocaina da Roma, era l'estate del 2019. So che gestiva un giro di spaccio a Roccalumera, me lo disse lui... quando sono stato detenuto a Gazzi, a meglio-giugno 2020, ho conosciuto delle persone di Roccalumera che furono arrestate per spaccio e mi dissero che acquistavano droga da Lo Turco. La compagna di Lo Turco sta a Tremonti...più o meno nella zona di Cuscinà... il macellaio di Roccalumera mi disse che acquistava la cocaina da Lo Turco, con il quale mi raccontò che facevano dei droga party anche con minorenni ('a causa di ciò vi erano dei detenuti che volevano picchiarlo ma egli si difendeva dicendo che non conosceva l'età delle ragazze a cui cedeva droga'). Non so se i minori che partecipavano a questi festini venivano pagati per prenderti parte né se erano tutti consumatori di droga... L'uomo mi disse che ai festini partecipava anche Lo Turco e la compagna".

L’APPROFONDIMENTO.

LA SENTENZA ‘IMPASSE’ – IL VERBALE INEDITO – IL NEO PENTITO NICOLA MANTINEO FA I NOMI DI CAPI E PUSHER: COSI’ VENIVA GESTITO IL NARCOTRAFFICO A GIOSTRA

http://www.stampalibera.it/2024/01/12/la-sentenza-impasse-il-verbale-inedito-il-neo-pentito-nicola-mantineo-fa-i-nomi-di-capi-e-pusher-cosi-veniva-gestito-il-narcotraffico-a-giostra/