23 Gennaio 2024 Cronaca di Messina e Provincia

FOTO E VIDEO – LA MORTE DI PAOLO MOLLICA NARDO E QUELLA PERIFERIA A SUD DIMENTICATA DA TUTTI

di Enrico Di Giacomo - Mentre i social e alcuni media concentrano le loro attenzioni su quella comfort zone che è il centro cittadino con le sue nuove piste ciclabili, le aiuole da abbellire e gli splendidi Palazzi istituzionali, con i monologhi propagandistici e senza contraddittorio dei loro governanti, c'è un'altra città che sopravvive ai margini dei binari delle ferrovie, di casermoni di cemento abbandonati o in agonia. Contesse, storico villaggio della zona sud di Messina, è una di quelle porzioni di territorio cittadino dove i giorni vanno giù insieme alle speranze di cambiamenti, un pò smarriti tra il viavai di auto e anime perdute.

L'ultima tragedia, in ordine di tempo, che ha riguardato la zona sud di Messina, con il ritrovamento del corpo di Paolo Mollica Nardo nei pressi della ferrovia a Contesse, il 42enne scomparso il 10 gennaio scorso, ha riacceso i riflettori su quella parte di territorio, una volta bellissima, posto del cuore per intere generazioni dal dopoguerra in poi.

Oggi siamo stati li dove agenti della polizia di Stato, della polizia metropolitana e alcuni volontari della guardia agroforestale italiana di Barcellona, durante una battuta di ricerca, hanno trovato Paolo rannicchiato sotto la massicciata della linea ferrata forse da tre, quattro giorni. Le escoriazioni trovate sul suo corpo sembrerebbero compatibili con la caduta dal muraglione della ferrovia. Che però, in verità, non è neanche così alto (vedi foto e video) ma che potrebbe essergli stato fatale forse perché poi non è più riuscito ad alzarsi e, magari, chiedere aiuto.

Per arrivare al luogo dove è stato ritrovato il povero corpo di Paolo, si costeggia un grande capannone in cemento, senza più tetto, di decine di metri quadri, un ex cantiere nautico divorato dalle mareggiate degli ultimi anni.

Oggi il mare è calmo, c'è una pace quasi surreale e un cane che corre sulla spiaggia tenendo un legnetto in bocca. Mi avvicino lentamente, attirato dalla musica ad alto volume che proviene proprio dall'interno di quei muri colorati da qualche graffitaro di passaggio.

Qui non esistono chiavi di casa né letti in affitto, ma solo la speranza che non piova per non doversi bagnare. All'interno dell'ex cantiere, si trova di tutto. Qui non c'è bisogno di bussare perchè qui tutto è di tutti, ma soprattutto di nessuno. E allora entro senza indugiare tra sacchetti di plastica abbandonati, un passeggino senza più ruote, rifiuti inceneriti, scritte sui muri, una croce rossa e raggi di soli che tagliano in due lo stabilimento. Dopo pochi passi intravedo una parte appena ripulita, tanto da distinguersi da tutte le altre. Soltanto una tenda, un materasso e due tavolini prendono la scena. Da una piccola stanza escono due ragazzi sorridenti che mi salutano assieme ad un cane che scodinzola. Sul pavimento dei fumetti di Brendon, un libro con la copertina ingiallita sulla storia della letteratura italiana, addirittura un estintore. Saluto e spiego di trovarmi li per la tragedia di Paolo. Loro comprendono subito le ragioni, nonostante siano stranieri e parlino un'altra lingua. Chiedo se l'avessero visto in questi giorni. "Non l'abbiamo mai visto, ce lo hanno chiesto anche polizia e carabinieri nei giorni scorsi", mi dicono in un francese comprensibile. Il loro rifugio si trova a neanche cento metri da dove è stato trovato il corpo di Paolo. Non hanno sentito nulla, un urlo, una richiesta di aiuto. Thomas e Veronica, entrambi 36enni, stanno in città da circa un mese, ma ripartiranno presto. "E' la nostra vita", mi dicono. Sembrano felici della loro libertà cercata e costruita giorno dopo giorno. "Viviamo chiedendo l'elemosina in due supermercati qui vicino". Su un tavolino ci sono ancora le stoviglie sporche di un pasto consumato di recente, tantissime scatolette di cibo per il cane della Decò, un mazzo di carte slave originali. E poi tre carrelli stracolmi; uno di lattine, un altro di bottiglie di plastica, il terzo di bottiglie di vetro. "Cerchiamo di fare la differenziata in mezzo a questo disastro", mi dice ridendo Thomas.

Il cane abbaia cercando la loro attenzione, mentre mi raccontano i loro ultimi spostamenti. "Siamo della repubblica ceca, siamo sempre in giro. Francia, Italia, Spagna sono gli ultimi Paesi visitati. Ma in Francia siamo rimasti per più di sei anni consecutivi. Ci sposteremo presto in direzione di Catania e Palermo. Ma qui è davvero un paradiso". Nessuna struttura mentale, soltanto una vita da vivere quotidianamente. Per loro oggi è soltanto un giorno normale da godere fino in fondo, accanto ad un tempo seduto.

"In questi dieci giorni abbiamo visto tanta polizia andare avanti e indietro, proprio qui a due passi da dove ieri è stato trovato il corpo di quel ragazzo". Per una decina di giorni forze dell’ordine, volontari e amici e conoscenti della famiglia hanno cercato Paolo. Ieri proprio durante una battuta di ricerca il fiuto del cane Hutch ha individuato il corpo dell’uomo di Pistunina a una trentina di metri dalla spiaggia. Su una trave di legno, sono ancora poggiati i guanti dei soccorritori che ieri pomeriggio sono accorsi appena avvertiti, poco distante il solito nastro rosso e bianco strappato, da sempre cornice e simbolo di fatti tragici. Sotto i piedi qualche ramo spezzato. Alle mie spalle uno scheletro arrugginito di un vecchio camion si confonde con la vegetazione mediterranea, a un metro dai binari della ferrovia. Chissà da quanti anni è li. Davanti agli occhi annebbiati di chi dovrebbe vedere. "Troppo bello qui", mi ripete Thomas guardando il mare, mentre Veronica rincorre sulla battigia il loro compagno di viaggio a quattro zampe. Li saluto sapendo che probabilmente non ci rivedremo mai più. Su un muro noto appeso un quadro con un paesaggio incorniciato. "Lo abbiamo trovato tra i rifiuti e lo abbiamo messo li, accanto alla porta d'ingresso. Bello, no? Ti piace?". Li guardo sorridendo, chino la testa e vado via pensando a Paolo, ma anche a Thomas e Veronica. Vite e morte. Morte e vite. Chissà se i loro corpi si fossero incontrati qualche minuto prima dell'irreparabile, sotto la luna abbagliante di queste notti di fine gennaio… magari riderebbero di tutto questo davanti a un bicchiere di birra.

Foto e video EDG