Reclutava e gestiva prostitute: Arrestato a Treviso il 30enne messinese Ivan d’Amore, poliziotto militante di Fratelli d’Italia
Un giro di prostituzione che fruttava qualcosa come 70mila euro al mese. A tirarne le fila c’era un poliziotto, arrestato in flagrante dalla Squadra mobile di Treviso. Si tratta di Ivan D’Amore, 30enne originario di Gaggi, un paese della provincia di Messina, non lontano da Taormina, ma residente a Preganziol, papà di due bimbi e militante di Fratelli d’Italia. Ne da’ notizia il gazzettino.it
D'Amore - coordinatore di Fratelli d'Italia a Preganziol, dove si era candidato alle Comunali del 2019 con manifesti con i quali sosteneva la lotta contro la prostituzione - è fuori dal partito dal 2022.
Prima di essere sospeso nell’ambito di altri accertamenti, era in servizio all’aeroporto veneziano di Tessera. Ora è indagato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Insieme a lui è finita in manette una donna colombiana di 50 anni, sua amica e socia in affari. Lui è stato ammanettato in flagrante, lunedì a Treviso, mentre stava riscuotendo il canone settimanale di uno degli appartamenti trasformati in bordelli. È stato scarcerato ieri, dopo la convalida, e sottoposto all’obbligo di firma. Lei, invece è stata sottoposta a fermo, poco prima che prendesse un aereo per Bogotà. E adesso è dietro le sbarre.
Secondo gli inquirenti, la coppia aveva creato una fiorente attività illegale: sono 17 le persone finite nel giro, tra squillo e trans, perlopiù sudamericane. Ma si tratta di una stima per difetto visto che non tutte le lavoratrici del sesso sono state identificate. Venivano reclutate sia in rete che ai festini. D’Amore e la complice avrebbero subaffittato tre appartamenti (due a Treviso e uno a Martellago) per gli incontri a luci rosse. Era qui che le prostitute davano appuntamento ai propri clienti. L’affitto era di 400 euro a settimana. Il conto è presto fatto: quelle alcove del piacere garantivano guadagni da capogiro alla coppia. Fino a 70mila euro al mese. Oltre alla locazione, D’Amore e la colombiana si sarebbero occupati anche del “servizio navetta”: andavano a prendere e riaccompagnavano le lucciole all’aeroporto o nelle stazioni ferroviarie.
Per non destare sospetti, cambiavano vorticosamente gli inquilini, in modo da rendere difficile la ricostruzione dell’attività.
L’inchiesta è decollata l’estate scorsa, a giugno del 2023. A insospettire gli agenti della Squadra mobile trevigiana, guidata dalla dirigente Immacolata Benvenuto, è stata la bella vita del collega poliziotto. Il 30enne era stato sospeso mesi prima. Eppure aveva un tenore di vita piuttosto alto: viaggi, vacanze, feste nei locali. E questo strideva con il fatto che da mesi non percepiva più uno stipendio. Evidentemente aveva altre entrate. Proprio su quelle hanno deciso di indagare, scoprendo a poco a poco un giro di prostituzione all’interno di appartamenti che il poliziotto aveva ottenuto in locazione, salvo poi subaffittarli - secondo l’accusa - a prostitute e trans. Dopo nove mesi di indagini certosine, fatte anche di appostamenti e analisi delle telecamere e coordinate dal pm Davide Romanelli, gli investigatori hanno fatto scattare l’arresto. D’Amore è stato sorpreso a Treviso, in uno degli appartamenti a luci rosse, ora finito sotto sequestro. La socia invece è stata sottoposta a fermo di polizia giudiziaria, prima che potesse lasciare il paese. Aveva già prenotato un volo per Bogotà. Entrambi i provvedimenti pre-cautelari sono stati convalidati dall’autorità giudiziaria. Mentre le ragazze e i ragazzi che si prostituivano sono stati sentiti in questura. «Non c’è stato sfruttamento - afferma il difensore dei due indagati -. Il giudice infatti ha convalidato sì le misure, ma per favoreggiamento. Il denaro incassato riguardava il canone di affitto, non le prestazioni. Il mio assistito ha ammesso di aver subaffittato gli appartamenti per motivi economici: dopo la sospensione dal servizio aveva bisogno di soldi».