10 Marzo 2024 Sport Cultura Spettacolo

LINO BANFI OSPITE SPECIALE DI “VITE SPERICOLATE”: A 87 ANNI STO VIVENDO LA “BANFI RIGENERATION”

Di Tonino Cafeo - La diciottesima puntata di "Vite Spericolate - storie speciali di persone normali" è davvero un evento speciale, tanto da meritarsi un’ uscita straordinaria come quella di questa mattina.

La scorsa settimana, in occasione della giornata conclusiva del Milazzo film Festival, siamo andati a trovare Lino Banfi, ospite d’onore della manifestazione milazzese.

Il nonno d'Italia, così lo ha definito persino Papa Francesco, alla luce del grande successo della sit-com "Un medico in famiglia" dove era Nonno Libero, non ha davvero bisogno di presentazioni ma anche lui ha i suoi piccoli segreti che volentieri ha raccontato ai nostri microfoni.

Lino Banfi, classe 1936 ottimamente portata, si è formato alla dura scuola dell’avanspettacolo. Quel mondo ben poco dorato fatto di pubblici popolari per nulla indulgenti (l’aneddotica  sulla proverbiale spietatezza delle platee dell’avanspettacolo è infinita), ballerine “di seconda fila”, sketches e battute di grana grossa, che se sopravvivi ti da una formazione rigorosa e nervi d’acciaio. Nel tempio di questo antico genere di teatro, ovvero l’Ambra Jovinelli di Roma,  Banfi giunse con la fama di artista colto perché “non si perdeva con i congiuntivi” e “non toccava il sedere alle ragazze”.

Veniva infatti dal seminario, dove i suoi lo avevano mandato perché un prete in famiglia per la povera gente del sud era uno status symbol invidiato, ma la sua vocazione artistica aveva alla fine prevalso su altre considerazioni e - con la classica valigia legata con lo spago - ma soprattutto con la benedizione di Totò, iniziò quindi il suo apprendistato.

Totò gli diede anche il cognome con cui è noto da sessant’anni al pubblico. Il nostro Lino, all’anagrafe Pasquale Zagaria, aveva esordito con lo pseudonimo di Lino Zaga ma il Principe De Curtis inorridì davanti a questo cognome tagliato a metà (“porta male”, disse), suggerendo al comico di trovarsene uno nuovo che fu scelto a caso dal registro di classe di un maestro elementare che faceva da amministratore alla compagnia teatrale.

Un altro incontro decisivo del giovane Lino fu quello con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Fra avanspettacolo, cabaret e cinema, fra i tre si formò un sodalizio molto saldo, che nel caso di Franchi si trasformò in una solida amicizia durata tutta la vita, a base di tournée teatrali in Sicilia e all’estero e mangiate di polpi e ricci di mare. Banfi, fra l’altro, fu l’unico uomo di spettacolo a partecipare ai funerali del comico palermitano, riscuotendo la stima dei suoi familiari e del pubblico più affezionato.

Lino Banfi è uno dei pochi artisti popolari capaci di unire attorno a sé tutte le generazioni. È passato dalla commedia sexy degli anni 70 – in compagnia di Edvige Fenech, Nadia Cassini, Gloria Guida, Alvaro Vitali, Renzo Montagnani e altri - al cinema comico più mainstream, accanto a Renato Pozzetto o Celentano fino a lavorare con Dino Risi (il commissario Lo Gatto) e Luciano Salce (Vieni avanti cretino!), senza disdegnare nel frattempo anche piccoli ruoli drammatici (con Nanni Loy è stato in 'Detenuto in attesa di giudizio' accanto ad Alberto Sordi). La consacrazione definitiva è arrivata poi con i prodotti per famiglie targati Rai.

Oggi, a quasi ottantotto anni, gira ancora per i festival del cinema e si sente “pieno di energie e di ottimismo” dopo aver superato la crisi profonda giunta dopo la scomparsa dell'amatissima moglie Lucia.

Un messaggio di speranza praticata più che enunciata perché alla fine “una parola è troppa e due sono poche”, come recita da sempre l’articolo uno della Costituzione Banfiana.

Buona visione!

Riprese video di Daniele Brigandì - Foto Edg