9 Aprile 2024 Attualità

23esima puntata – A “Vite spericolate” Mario Albano, il prete operaio che si è fatto custode della bellezza

Di Tonino Cafeo - C’è un posto – su una collina della zona nord di Messina – che negli ultimi anni è diventato caro ai cittadini in cerca di un po’ di aria buona e di un rifugio dalle fatiche della vita quotidiana. È il Forte San Jachiddu, un parco urbano a poche centinaia di metri in linea d'aria da Giostra, uno dei quartieri più popolosi della città dello Stretto, ospitato in quella che era una delle fortificazioni che dalla fine dell’ottocento si affacciano su Messina.
Noi di Vite Spericolate ci siamo arrampicati fin lassù per incontrare il protagonista della nostra puntata numero 23: don Mario Albano, che del forte da anni più che un appassionato custode è la vera e propria anima.
La storia di Mario Albano comincia più di settant’anni fa in un piccolo paese della Basilicata. La sua è una famiglia contadina, gente semplice che gli ha trasmesso l’amore per la natura e la dignità del lavoro. Punti di riferimento che il giovane si porta dietro negli studi e che ne nutrono anche la vocazione religiosa mettendola al riparo da formalismi e conformismi di maniera. Così quando, dopo aver studiato ad Assisi e a Roma, viene ordinato sacerdote- sono gli anni del Concilio Vaticano secondo e della sua potente spinta al rinnovamento della Chiesa - a una tranquilla carriera di insegnante di teologia il giovane don Mario preferisce la vita del parroco di campagna e subito dopo quella dell’operaio in una fabbrica metalmeccanica, per condividere fino in fondo la vita dei propri parrocchiani. Siamo a cavallo fra gli anni sessanta e gli anni settanta, il paesino è nei dintorni di Assisi e la fabbrica produce pezzi di ricambio per i treni. Mario non fa il cappellano ma vuole dividere tutto con i suoi compagni di lavoro: la fatica come le ore di svago e la rabbia per le ingiustizie sociali. Partecipa alle lotte e alle vertenze sindacali ed essendo uno degli operai più attivi risulta presto indigesto alla dirigenza aziendale subendo anche minacce e pressioni di ogni tipo per indurlo a mollare.
Nel frattempo, il movimento dei preti operai è sempre più diffuso anche in Italia ma ha forti radici in Francia. Mario entra così in contatto con una forma di spiritualità inquieta e matura, quella tipica di un certo cattolicesimo d'oltralpe, e il suo francescanesimo controcorrente gli fa incontrare la personalità italiana forse più simile a quella dei preti francesi. È Carlo Carretto, che a Spello – non distante da Assisi – in quegli stessi anni sperimentava una forma di vita comunitaria, i Piccoli Fratelli, lontana dai formalismi delle congregazioni religiose tradizionali e aperta anche ai laici. Con lui Mario farà l’esperienza del deserto algerino e conoscerà da vicino il fronte Polisario, il movimento di liberazione dell’ex Sahara spagnolo, occupato militarmente dal Marocco dopo il ritiro degli europei.
Don Albano è un tipo che non riesce a stare fermo troppo a lungo. Attraversa la vita “con lo zaino del pellegrino in spalla”, come ama dire. La vita contemplativa e l’azione sociale e politica a fianco degli ultimi lo attraggono con la stessa forza, per cui dopo il deserto algerino e il suo arrivo a Messina grazie ad Arturo Paoli, altra figura di spicco del cattolicesimo sociale e non allineato con la Democrazia Cristiana, inizia per lui un intenso periodo di impegno su più fronti. Lavora da operatore socio sanitario, all’epoca si diceva portantino, presso una importante azienda sanitaria privata e anche in questo caso si getta a capofitto nell’attivismo sindacale. Contemporaneamente fonda il Tribunale per i diritti del malato e partecipa al fermento politico culturale cittadino organizzando il movimento dei Cristiani per il Socialismo insieme a esponenti giovani e meno giovani del dissenso cattolico come Citto Saija o il sindacalista Mario de Pasquale.
L’impegno politico e sindacale di Mario Albano è talmente intenso che riceve persino una proposta di candidatura alle elezioni regionali Siciliane del 1986 nelle liste di Democrazia Proletaria da parte del segretario nazionale Mario Capanna, con cui stringe un’amicizia che dura ancora oggi. Ma la voglia di rimettersi in cammino prevale: Albano decide di ripartire per l’Africa. Stavolta si reca nell’Eritrea sconvolta dalla guerra di indipendenza dall’Etiopia. Con i guerriglieri del Fronte di liberazione del popolo eritreo organizza il servizio sanitario che ancora oggi è il fiore all’occhiello di un paese poverissimo. Fa dialogare i medici con gli esponenti della medicina tradizionale e immagina un modello di cura che metta al centro la persona nella sua interezza e i suoi bisogni anche psicologici, contro l’idea tutta occidentale della medicina come somma di specialismi. Un modello che troverà applicazione anche a Messina, quando Mario Albano, negli anni novanta, darà vita al Poliambulatorio Chirone, associazione di volontariato rivolta alla cura delle persone migranti, in quel periodo quasi totalmente escluse dalle cure del Servizio Sanitario Nazionale.
Lo zaino del pellegrino di Mario Albano però a un certo punto ha avuto bisogno di un posto tranquillo dove posarsi una volta per tutte. L’occasione l’ha offerta il Cric, una Ong che ha operato sulle due sponde dello Stretto fino a qualche anno fa, quando il Comune di Messina acquisì e diede in concessione la vecchia rete di fortificazioni che erano state costruite negli anni ottanta dell’ottocento e che versavano oramai in stato di abbandono.
Così il prete operaio, l’instancabile operatore sociale nei sud del pianeta, si è fatto custode della natura ritornando alle sue origini contadine e francescane.
Dal suo osservatorio sulle montagne sopra Messina non manca di rimproverare le classi dirigenti che ben poco hanno fatto per soddisfare i bisogni fondamentali dei cittadini, figurarsi educarli al rispetto per la bellezza. Ma le porte di San Jachiddu sono sempre aperte a chiunque abbia delle buone idee per fare vivere il parco oppure semplicemente sia alla ricerca di un momento di distacco dalla durezza della vita quotidiana.
Per "le donne e gli uomini di buona volontà" il sorriso accogliente di Mario Albano ci sarà sempre, finché sarà possibile. E il futuro? Quello è sempre aperto a ogni possibilità, almeno nelle intenzioni e nell’ottimismo della volontà che don Mario Albano non ha alcuna intenzione di dismettere.
Buona visione.
Foto Edg - Videomaker: Daniele Brigandi'