23 Maggio 2024 Politica e Sindacato

Il comitato “Invece del ponte”: “Il ponte un’opera in perdita, non convince l’analisi costi benefici”

Il comitato “Invece del ponte” ribadisce la propria posizione e contesta le tesi della società Stretto di Messina. Per il comitato, “il ponte è un’opera in perdita”. Si legge in un documento: “L’analisi costi e benefici è metodologicamente sbagliata e i suoi risultati sono falsati da errori di impostazione, modalità di calcolo, omissività o contraddizioni. Quindi la valutazione dell’opera è errata e fuorviante. Non rispetta i criteri stabiliti dalla Bei (Banca europea degli investimenti). Ed è irrealistica nella previsione che possa sostituire interamente il traghettamento, sovrastima il risparmio di tempo e il ritorno occupazionale. E ancora, non sono calcolati altri effetti esterni, come i riflessi negativi sul traffico navale da/verso Gioia Tauro e Sicilia. A conti “rifatti” l’analisi costi benefici va in perdita per svariati miliardi”.

Continua il comitato, “Cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto di Messina”: Per calcolarne i benefici, lo “scenario” del ponte è stato confrontato con l’esistente, supponendo zero interventi. Questo è sbagliato: la Banca europea degli investimenti spiega che questo controfattuale va bene per gli investimenti “incrementali”, come ampliare una strada esistente. E non per gli investimenti “aggiuntivi” o “alternativi”, come è il ponte. E, sempre secondo la Bei, questo errore sovrastima i benefici. Inoltre Rfi ha concluso sperimentazioni per migliorare il traghettamento dei treni e acquistato 5 nuovi locomotori per lo Stretto. Pertanto, lo scenario di riferimento deve essere migliorato rispetto all’attuale”.

“Ipotesi irrealistica che il ponte sostituirà interamente il traghetto”

E ancora: “Lo scenario ponte è costruito in base all’ipotesi irrealistica che il ponte sostituirà interamente il traghettamento. Sia i privati, sia l’Autorità portuale hanno dichiarato al Parlamento, al Comune e alla stampa che i loro servizi rimarranno perché una parte non irrilevante di passeggeri continuerà a usare le navi. Quindi la “domanda del ponte” è sovradimensionata. Il “risparmio del tempo” (8,9 miliardi) è molto sovrastimato: un minor numero di passeggeri di quello previsto risparmierà un tempo inferiore rispetto a quanto ipotizzato. Ci sono almeno 2,5-3,5 miliardi di troppo”.

“Contraddizioni nell’analisi dei benefici occupazionali del ponte”

Continua Invece del ponte: “Il beneficio occupazionale è calcolato in modo omissivo o contraddittorio. Per gli 8 anni di lavorazione si stima nuova occupazione per 540 milioni di € fino al 2032: circa 2.600 lavoratori/anno. Però l’analisi costi benefici vale fino al 2062 e suppone che tutti i servizi traghetto vengano soppressi. Almeno 1.200 posti di lavoro cancellati dal 2032. L’occupazione perduta non è compensata dai lavoratori della gestione e manutenzione del ponte. Il “beneficio occupazionale” diventa negativo per un valore compreso fra 4,7 milioni e 1,2 miliardi, con perdita di “beneficio” compresa fra 550 milioni e 1,7 miliardi”.

“Risparmio ambientale mal calcolato”

Infine, “il risparmio ambientale è mal calcolato. L’ipotesi che si azzeri il traffico delle navi sullo Stretto è irrealistica e le navi che interverranno nei prossimi anni saranno molto meno impattanti di quelle attuali, per cui il risparmio sull’ipotesi “senza ponte” si riduce di molto. Il parametro di 800€/ton per valutare l’impatto del CO2 è irrealistico e usato per ben altri tipi di analisi. 6) Lo stesso “costo di investimento” non è chiaro: da 13,5 miliardi si passa a 12,9 per tener conto del “beneficio occupazionale” (in realtà negativi). Poi però nella tabella finale questo costo diventa 12 miliardi, con la scomparsa di quasi 1 miliardo non commentata e non giustificata. Non sono calcolati altri effetti esterni, come i riflessi negativi sul traffico navale da/verso Gioia Tauro e Sicilia. A conti rifatti l’acb (analisi costi benefici) va in perdita per svariati miliardi. Il ponte è un’opera in perdita, presentando costi superiori (e ben superiori) ai benefici e non deve essere dunque realizzata perché sottrae risorse preziose ad altri investimenti, di maggior beneficio sociale, economico e ambientale”.