6 Giugno 2024 Giudiziaria

Inquinamento e deturpamento ambientale per realizzare il Sikania Resort di Butera: assolto Pietro Franza

Si chiude con l’assoluzione da tutte le accuse il processo nato dal sequestro di Sikania Resort di Butera, il processo per Pietro Franza e Nardo Filippetti, coinvolti nelle vesti di legali rappresentanti delle società Falconara ed Eden, chiamati in causa come responsabilità dei danni alla costa di Butera, dove sorge la struttura turistica.

La giudice del Tribunale di Gela, Miriam D’Amore, ha scagionato “perché il fatto non sussiste” l’imprenditore messinese Pietro Franza, attuale guida di Sicindustria Messina, accogliendo la tesi degli avvocati Alberto Gullino e Anna Scarcella. 

All’ultima udienza di una lunga serie il pm Furnari aveva chiesto la condanna di Franza a 2 anni di reclusione e della Falconara a 25.000 euro di sanzione pecuniaria. Stessa sanzione aveva chiesto per l’altra società, la Eden, mentre per Filippetti aveva chiesto l’assoluzione con la formula “per non aver commesso il fatto”.

La vicenda processuale risale al 2018, anno del sequestro della struttura dopo la denuncia di Wwf Sicilia per i danni alle dune della costa. Inquinamento ambientale e distruzione di bellezze naturali i reati contestati. Nel mirino erano finiti gli interventi effettuati sulle dune naturali presenti sulla spiaggia, che sarebbero state abusivamente spianate.

Da subito i legali di Franza avevano sostenuto che non vi fosse alcun illecito penale, nei fatti contestati. “Le violazioni ipotizzate riguarderebbero le parti di territorio ricadenti nella concessione demaniale antistante al Villaggio turistico, destinata alla balneazione, e non interessano certamente le aree nelle quali è stata costruita in passato (2006-8) la complessiva struttura turistica che invero ha da sempre rispettato tutte le norme in materia e le prescrizioni di legge e di regolamento imposte per questo tipo di sviluppo turistico – aveva chiarito l’avvocato Gullino al momento del sequestro – Tant’è che il Resort è aperto e funziona  da quasi dieci anni, perfettamente inserito nell’habitat naturale del luogo, sottoposto più volte a controlli da parte delle autorità senza alcun esito negativo. Nel decreto di sequestro e nel verbale di esecuzione si chiarisce infatti che la misura è stata adottata per l’intero villaggio e non solo per la parte antistante connessa alla balneazione, solo perché quest’ultima avrebbe una “stretta interdipendenza funzionale con la prima”; delimitandosi, comunque, mediante l’apposizione di paletti e nastro continuo, i luoghi esatti della parte antistante il resort in cui sarebbero state individuate le predette violazioni”.