
Ponte, la penale per recesso sale a 1,5mld: “Entro l’estate i lavori”
Il governo si appresta a siglare i contratti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina con una penale che, in caso di recesso, potrebbe raggiungere gli 1,5 miliardi di euro a favore del costruttore Eurolink, guidato dal colosso Webuild. Una cifra monstre, calcolata sul valore dell’opera. È il senso della risposta che Pietro Ciucci – Ad di Stretto di Messina, la società pubblica incaricata di realizzare l’opera – ha dato al Fatto a margine di un incontro al ministero delle Infrastrutture convocato da Matteo Salvini per annunciare le procedure antimafia che saranno usate per i lavori. “I cantieri partiranno per l’inizio dell’estate”, ha spiegato entusiasta il ministro. La stessa frase, per la verità, usata l’anno scorso.
A una prima domanda in conferenza stampa sull’entità delle penali, Ciucci aveva preferito non rispondere, limitandosi a spiegare che i vecchi contratti con Eurolink – che nel 2005 vinse la gara per la maxi opera, oggi resuscitata da Salvini – verranno ripristinati e aggiornati solo a valle del via libera al progetto definitivo da parte del Cipess, il comitato interministeriale per i grandi progetti infrastrutturali. Salvini&C. sperano di ottenerlo “entro fine giugno”. Raggiunto a margine, Ciucci ha aggiunto che “le penali sono quelle del codice appalti”, confermando che potrebbero aggirarsi sul 10% del valore dell’opera (“se qualcuno la ferma”), che il governo ha cifrato nel Documento di economia e finanza in 14,5 miliardi. Ciucci, storico Ad della Stretto di Messina, già nel 2009 siglò un atto aggiuntivo al contratto che garantiva a Eurolink la penale anche in assenza del via libera del Cipess. In base a quella norma, Webuild ed Eurolink hanno chiesto 700 milioni di euro di danni allo Stato per lo stop all’opera voluto da Monti nel 2012. In primo grado hanno perso. Il via libera del Cipess blinderebbe tutto, penali comprese. Il negoziato sarebbe già in corso. Esperti consultati dal Fatto fanno notare che, vista la complessità dell’opera, l’entità dell’indennizzo andrà fissata in accordo tra le parti nel contratto di concessione.
Salvini vuole accelerare. Ieri al Mit ha convocato un “tavolo di esperti antimafia” in vista dell’avvio dei lavori. L’idea, annunciata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è di affidare i controlli “alla struttura centralizzata per la prevenzione antimafia del ministero”, diretta da Paolo Canaparo. La stessa procedura, ha spiegato Piantedosi, è stata utilizzata per le Olimpiadi di Milano-Cortina o nelle aree del sisma per la ricostruzione. Si svolgerà in due fasi: “Prima un accertamento veloce, con prefetture e Dia, e poi una conferma tramite una determinazione con tempi più lunghi”. I controlli riguarderanno i cantieri, l’alloggiamento degli operai e anche “il monitoraggio dei terreni da espropriare”. Proprio riguardo a questi ultimi, il Fatto ha raccontato che in diversi casi riguarderanno proprietari in odore di mafia.
In vista del Cipess, il Mit prova a chiudere le ultime norme. Nel decreto Infrastrutture, approvato ieri, ha blindato la revisione dei costi, che sono lievitati da 3,9 miliardi della gara del 2005 ai 15 attuali, aggirando le norme Ue che impongono di rifare la gara se il rialzo supera il 50%.