10 Giugno 2025 Politica e Sindacato

Ponte, i dubbi di Anac sul progetto che non c’è

L’AUTORITÀ anticorruzione torna a muovere dei rilievi al Ponte sullo Stretto. O, meglio, all’iter che dovrebbe condurre alla posa della prima pietra. Ieri mattina, lunedì 9 giugno, le commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera, impegnate nell’esame del disegno di legge di conversione del decreto Infrastrutture, hanno ascoltato in audizione il presidente di Anac Giuseppe Busia.

PONTE, AUDIZIONE DI BUSIA, PRESIDENTE ANAC

In collegamento da Brasilia, dove parteciperà al meeting del gruppo di lavoro anti corruzione del G20, Busia ha posto l’accento su tre questioni che l’articolo 1 del decreto Infrastrutture – relativo, appunto, al Ponte – solleva. E lo ha fatto «in termini collaborativi» ha rimarcato, ricordando probabilmente quanta eco ebbero i precedenti rilievi sul decreto che nel 2023 rimise in pista il ponte e che lui definì troppo sbilanciato a favore dei privati.

LA SPESA

La prima questione sollevata ora riguarda la spesa. I lavori per la realizzazione del Ponte sono stati riassegnati al Consorzio Eurolink, vincitore senza nuova gara. Si può fare, dice la norma europea (l’articolo 72 della direttiva 2014/24/Ue), purché l’aumento dei costi non superi l’importo originario della gara oltre la soglia del 50 del cento. «Si ripropone qui un tema che già sollevai, forse per primo, durante la discussione del decreto 35 del 2023 e riguarda i vincoli europei sul riaffidamento di un appalto senza gara.

IL NODO

Qual è ora il nodo? Con l’articolo 1 del decreto in esame si sceglie di fornire una indicazione univoca sul valore di riferimento che viene individuato in quello previsto nel 2012 nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (8,5 miliardi, ndr). Il problema è interpretativo – dice – Il valore messo a base di gara del Ponte era molto inferiore, quasi la metà di quello preso a riferimento oggi, si chiede al legislatore di intervenire individuando come valore quello successivo definito diversi anni dopo. Si pone un problema rilevante. Con questo atto normativo si supera un problema interno: se il Parlamento ratificherà il decreto, ci sarà una copertura di tipo normativo per coloro i quali saranno chiamati ad assumere questa decisione (la definizione del costo, ndr). Ma residua il fatto che il legislatore nazionale non può derogare alla disposizione dell’articolo 72 che peraltro il decreto correttamente richiama».

LA NORMA

La norma in discussione infatti prevede che per la definizione del costo del Ponte si parta dal valore indicato dalla Nadef 2012, aggiornando i prezzi previsti dai contratti di tutte le aziende coinvolte (e non solo del contraente generale) nel limiti previsti dall’Ue. «Suggerirei – dice Busia – di prevedere una interlocuzione con le istituzioni europee su questo aspetto».
Altra questione critica per il presidente Anac è l’assenza del progetto esecutivo. Si prevede di procedere con una progettazione esecutiva per step costruttivi.

PONTE, BUSIA: «MOLTE VOLTE AUMENTANO I COSTI»

«Sarebbe auspicabile si arrivasse a un progetto esecutivo complessivo per dare al governo e al Parlamento una visione chiara di quali sono almeno i costi iniziali. Sappiamo che dopo l’approvazione del progetto esecutivo ci possono essere delle varianti – dice Busia – e la storia insegna che molte volte aumentano i costi: non essendo stata fatta la gara e quindi, essendo al limite di quella che è la soglia di tolleranza anche nell’interpretazione più benevola, sarebbe molto importante avere costi definiti».

I CONTROLLI ANTIMAFIA

Infine, la terza questione: i controlli antimafia. «Il governo aveva in mente di intervenire con proprio decreto, per rafforzare i controlli, dopo il ritiro di alcune disposizioni che prevedevano deroghe per il ponte e potevano, per la formulazione, creare qualche ambiguità – dice il presidente Anac – Credo che il decreto ora in discussione sia una buona occasione per prevedere alcune misure che interessino la costruzione del Ponte. La prima è la digitalizzazione delle fasi di cantiere, per controllare tutta la filiera, anche le imprese subappaltatrici, perché sappiamo che lì si verificano le infiltrazioni più pericolose. La seconda potrebbe essere l’abbassamento della soglia del valore degli affidamenti per i controlli antimafia, oggi fissata a 150mila euro».