1 Luglio 2025 Giudiziaria

Ex collaboratore Tinebra: ”Il pm Ardita veniva intercettato illegalmente”

Dopo la recentissima inchiesta della procura di Caltanissetta nella quale è emersa la presunta appartenenza di Giovanni Tinebra a una loggia massonica deviata, nuovi, inediti aspetti emergono sulla figura dell’ex procuratore della repubblica nissena. A rivelarli è Calogero Sortino, maresciallo in pensione e in passato collaboratore dell'ex procuratore, che mesi fa sarebbe stato sentito dagli inquirenti che indagano sui depistaggi sulla strage di via d'Amelio e in passato a Perugia nell'ambito dell'inchiesta sulla ''Loggia Ungheria''.  avrebbe depositato una memoria raccontando di essere stato "testimone diretto per oltre dieci anni di un aspro conflitto" tra Tinebra e uno dei suoi più stretti collaboratori al Dap, l’attuale procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita. "Dopo un'iniziale collaborazione Tinebra e Ardita si scontrarono aspramente, in particolare sul cosiddetto Protocollo farfalla che consentiva agli uomini dei servizi segreti interni, guidati allora dal generale Mario Mori, di avere libero accesso ai collaboratori di giustizia", si legge nel quotidiano LaVerità. "La tensione peggiorò sempre di più specie dopo il pentimento di un mafioso di spicco, Nino Giuffrè. Il dottor Tinebra si lamentò del fatto che il dottor Ardita non lo aveva informato. Mi ordinò di non frequentarlo e di cancellare anche il suo numero telefonico dalla mia rubrica". La situazione presto precipitò: "Da quel momento iniziò il tentativo di controllare i dati e le informazioni dell'ufficio detenuti (guidato dal magistrato catanese, ndr) da parte dello staff del capo dipartimento, anche attraverso un utilizzo anomalo della sala situazione". Sul tema Sortini è un fiume in piena. "Un giorno notai che sulla strada dal lato della stanza del dottor Ardita era parcheggiato" un mezzo con a bordo "un GA900 (conoscevo bene quell'apparato per intercettazioni perché era in dotazione al mio reparto dei carabinieri in cui io ero effettivo). Quell'autovettura rimase lì diversi giorni. Percepii quel fatto come una cosa grave potenzialmente ai danni del dottor Ardita e informai subito il dottor Tinebra di questo episodio. Lui minimizzò quella notizia negando addirittura la presenza dell'auto". Il maresciallo, nella memoria, ribadisce che in questo scontro "era il dottor Ardita ad avere sempre operato in modo legittimo".

A un certo punto Tinebra avrebbe cercato "in tutti modi di recuperare un rapporto anche di facciata con il dottor Ardita”, ma questi avrebbe declinato tutti gli inviti, rifiutandosi anche di partecipare al matrimonio di Tinebra. Che non la prese bene. "In una circostanza per rabbia mi disse di cancellare il suo numero dalla rubrica, che io gli gestivo", ha precisato Sortino.

Sentito dall’AdnKronos Ardita si dichiara non sorpreso dalla ricostruzione dell’ex collaboratore di Tinebra: ''Non mi stupisce quel che riporta 'La Verità' perché quando dirigevo l'ufficio detenuti del Ministero della Giustizia, sulla base di alcuni fatti ho avuto il sospetto di essere intercettato illegalmente. Di questo pericolo di intercettazioni illegali, di un dossieraggio anonimo cui ero stato sottoposto e del clima invivibile che si era determinato per me al Dap in quel periodo ebbi a parlare con alcuni soggetti istituzionali, ma senza ottenere alcun risultato concreto, ad eccezione delle iniziative della Procura di Roma. Mi auguro che si riesca a sapere se qualcuno aveva ordinato ed effettuato quelle intercettazioni illegali; chi ne trasse beneficio e chi ne fosse a conoscenza nel mondo istituzionale. Spero che si faccia luce su tutti gli altri gravi tentativi di condizionare la gestione penitenziaria e che si comprenda bene - afferma ancora Ardita - quale grave rischio di inquinare i processi e di depistare comportassero quelle manovre illegali''.