10 Luglio 2025 Giudiziaria

Le intercettazioni – Il progetto di Lady Dragotto su Elvira Amata, “Una rete politica per portarla a Roma”. Partendo da Messina…

L’imprenditrice Marcella Cannariato voleva investire politicamente sull’assessora al Turismo Elvira Amata: «Il mio concetto è indirizzare te oltre lo Stretto… se noi cominciamo su Messina a collaborare con l’università, poi ti schiero la Fondazione Bellisario, prendo tutte le referenti… tra l’altro le sto rinnovando… tu mi puoi dire anche chi vuoi come referente a Messina».

Lady Dragotto aveva un’idea ben precisa: «Anche a Catania, a Siracusa le debbo rinnovare. Ci facciamo una rete e la campagna viene anche più facile e tu vai a credito, perché tu in Europa non ci devi andare, tu devi fare un altro percorso politico». Le parole di Marcella Cannariato erano davvero appassionate per la politica a cui aveva assunto il nipote: «Io mi sono immolata e ora desidero questo».

In realtà, lady Dragotto era soltanto una grande opportunista. In un’altra occasione, parlando con Sabrina De Capitani, disse: «Noi non dobbiamo metterci contro Elvira», ma precisò: «Elvira non è Gaetano (Galvagno — ndr) parliamoci chiaro, tu sai qual è la tua strada, finirai a Roma a schiacciare bottoni (detto con riferimento ad Elvira Amata, scrive la Finanza), manco sa fare un discorso, l’ho sentita io».

Eppure, nonostante questi giudizi, Marcella Cannariato cercava di stare quanto più vicina all’assessora al Turismo, per avere da lei altri finanziamenti e incarichi.

Le intercettazioni del nucleo di polizia economico finanziaria disposte dalla procura raccontano che l’imprenditrice palermitana voleva essere nominata da Elvira Amata consulente a titolo gratuito. Questo diceva la messinese Valeria Lo Turco, segretaria dell’assessora, a Giuseppe Martino, anche lui componente dello staff. «Questa nomina sarebbe una buona cosa — commentava Martino — così si assicurerebbero più soldi da parte della Regione». E qualche passaggio dopo commentava: «Visto che Schifani soldi non ce ne vuole dare».

Lady Dragotto puntava a controllare i gangli vitali della Regione. E per questo dispensava sempre accorati inviti a cena, per l’assessora Amata, per il presidente Galvagno e per la sua portavoce De Capitani. Anche Giuseppe Martino era uno dei commensali del “cerchio magico”: un giorno, fu addirittura l’autista dei Dragotto ad andarlo a prendere per andare da “mammina” e da “papi”, così chiamava Marcella Cannariato e Tommaso Dragotto.

«Loro mi pagano per lavorare», diceva. Gli avevano dato una consulenza legale, fatturata dalla figlia. I Dragotto oliavano come potevano. Per poi chiedere un contributo dietro l’altro, in vista delle loro iniziative sociali.

Tommaso Dragotto chiese dieci mila euro per la “Prima giornata mondiale sulla sanità mentale”. Ma inizialmente aveva ricevuto un
diniego. E lui era andato su tutte le furie, scrivendo una lettera di fuoco a Martino, il segretario dell’assessore che era a libro paga dell’imprenditore. E Martino si era subito prodigato per sistemare la documentazione necessaria.

Così commentava la messinese Valeria Lo Turco: «La situazione è stata rattoppata».

Il contributo di diecimila euro venne poi concesso dall’assessora Amata «per l’immensa stima, amore e affetto che abbiamo nei con- fronti di Tommaso Dragotto», disse la fedele segretaria. Che aggiungeva: «Abbiamo rattoppato questa cosa perché era scritta che si poteva solo strappare in due e buttare».

Ecco a cosa serviva la rete di favori elargiti dai coniugi Dragotto. A drenare soldi pubblici per una beneficenza che era soltanto pubblicità mascherata per l’azienda di famiglia. I finanzieri hanno scritto: «Elvira Amata e Giuseppe Martino hanno stabilmente asservito le rispettive funzioni pubbliche agli interessi personali dei coniugi Dragotto».

C’è una frase che racconta molto del modus operandi di lady Dragotto: «Mi sto creando il mio clan all’interno», diceva. Fonte: Salvo Palazzolo da Repubblica Palermo