
“Assunto tramite mia zia, alloggio e spese pagate”. Il nipote inguaia Elvira Amata
di Salvo Palazzolo - «Sono stato chiamato direttariato — ha messo a verbale il nipote dell’assessora Elvira Amata, ascoltato dai finanzieri — mia zia mi ha annunciato che sarei stato contattato da lei, aggiungendo che era una sua amica». Così Tommaso Paolucci fu assunto da lady Dragotto «Io mi interfacciavo direttamente con lei — ha ammesso — non ho sostenuto un colloquio. Mi è stato solo spiegato cosa avrei dovuto fare nel caso in cui accettavo il contratto». E, adesso, anche le parole del nipote sono finite nell’atto d’accusa contro l’assessora Amata, indagata per corruzione. Non soltanto per l’assunzione, ma anche le spese d’alloggio del nipote, pure queste pagate da Marcella Cannariato. «Non sapevo di chi fosse il monolocale di corso Alberto Amedeo dove abitavo — ha aggiunto Paolucci — il canone di locazione era pagato dalla signora Cannariato».
Una storia che doveva restare segreta. «Io non ho mai detto che Tommasino lavora da me — sussurrava l’imprenditrice all’assessora parlando del nipote appena assunto — perché sennò… zero tagliato». E l’esponente di Fratelli d’Italia rispondeva:
«Tagliato, assolutamente». C’era un patto segreto fra le due donne, ne sono convinti i sostituti procuratori Andrea Fusco e Felice De Benedittis, che hanno chiuso questo capitolo di indagine e si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio dopo le eventuali audizioni delle indagate. Scrive la Guardia di finanza nel rapporto inviato alla procura:
«Particolarmente significativa circa il pactum sceleris in essere tra il privato corruttore (Marcella Cannariato) ed il pubblico ufficiale (Elvira Amato) è una comunicazione telefonica intercorsa il 16 febbraio 2024 tra l’imprenditrice e Valeria Lo Turco, segretaria particolare dell’assessora al Turismo, nel corso della quale Cannariato ammette di corrispondere delle utilità indebite ad Amata esclusivamente per conquistarne i favori». La prova della corruzione, secondo i pm, è il contributo fatto avere dall’assessorato a una manifestazione organizzata dall’imprenditrice a Palermo nell’ottobre 2023.
Lady Dragotto diceva che l’esponente politica «non può dire più niente (…) lei no non me lo può dire». Commentano gli investigatori:
«Parole dette tenuto conto della retribuzione corrisposta al nipote Tommaso Paolucci attraverso la “A & C Broker srl”». Diceva ancora l’imprenditrice: «È già tanto che un ragazzino di niente ti guadagna mille cinquecento euro al mese». Marcella Cannariato pagava pure le spese di soggiorno per il giovane a Palermo: «A me suo nipote mi costa un botto — si sfogava l’imprenditrice — ottocento euro al mese di affitto di camera». E quando dopo un primo finanziamento alla Fondazione Bellissario, l’assessora Amata sembrava tergiversare su un’altra richiesta, lady Dragotto sbottò: «A me no non lo può dire, perché la scanno viva».
Per la procura diretta da Maurizio de Lucia non ci sono dubbi sullo scambio corruttivo. Marcella Cannariato non stava facendo una cortesia a un’amica. Anzi, si lamentava pure che l’assessora pensava di non pagare l’appartamento che gli aveva messo a disposizione a Palermo.
«Guarda, comincia a fare il contratto dell’abitazione — diceva Marcella Cannariato al segretario di Elvira Amata, Pippo Martino — succederà un casotto se io do ospitalità gratuita proprio all’assessora… i giornalisti di questo vanno a caccia… ho detto: “Voglio fatto il contratto con te”». Due giorni dopo, l’11 marzo 2024, i due collaboratori dell’assessora, Valeria Lo Turco e Giuseppe Martino, parlavano del fatto che Marcella Cannariato «vorrebbe fare pagare 500 euro al mese sia alla Lo Turco che alla Amata comprese le spese per il condominio».
Prosegue la Finanza: «Martino aggiunge che Marcella Cannariato gli avrebbe detto, altresì, che l’affitto per i mesi da novembre 2023 a marzo 2024 glielo “devono pagare cash” in quanto non può stipulare un contratto con effetti retroattivi (“perché io il contratto non lo posso fare retroattivo, lo posso fare da adesso”)». Questi erano i patti segreti fra Elvira Amata e Marcella Cannariato. «Pensava di non pagare niente», diceva ancora l’imprenditrice.
La segretaria dell’assessora chiosava: «Diciamo gli arretrati penso proprio di no».
E Martino sapeva, anche perché — sostiene la procura — anche lui sarebbe stato complice, in quanto beneficiario di una consulenza legale da 3000 euro al mese concessa da lady Dragotto, che fatturava alla figlia di Martino. Un altro segreto. Marcella Cannariato confidava la storia della casa a un’amica: «Ma t’immagini che esce fuori una cosa del genere». E l’amica rispondeva: «Perché diventa scambio, diventa chi, diventa come”. Fonte: La Repubblica Palermo