
La memoria dell’avv. Repici si occupa anche di Borsellino e l’amico che lo tradì: la ‘pista’ dell’ex Msi Lo Porto
Di Giuseppe Pipitone - Da chi si sentiva tradito Paolo Borsellino? A chi si riferì quando si lasciò andare a uno sfogo con le lacrime agli occhi? “Non posso pensare che un amico mi abbia tradito”, disse ai colleghi Alessandra Camassa e Massimo Russo. “Non chiesi spiegazioni perché ero molto turbata e perché compresi che era molto addolorato e stupito per il tradimento di un amico del quale, però, si comprendeva non aveva intenzione di rivelare l’identità”, disse la giudice il 14 luglio 2009.
Da quel momento, sono state molteplici le ipotesi formulate sul traditore: da ex magistrati fino a ufficiali dei carabinieri come Antonio Subranni. “Ho visto la mafia in diretta, perché mi hanno detto che Subranni è punciutu”, cioè affiliato a Cosa Nostra: è un altro sfogo di Borsellino, riportato dalla moglie, Agnese Piraino Leto. Tutte le indagini sono state fino a oggi archiviate. Chi era dunque il traditore? La domanda potrebbe essere rilanciata il 22 settembre: quel giorno a Caltanissetta è prevista la nuova udienza dell’indagine sui mandanti esterni delle stragi del ‘92.
La gip Graziella Luparello ha interrotto la camera di consiglio sull’archiviazione, chiesta dalla procura, accogliendo l’istanza dell’avvocato Fabio Repici. La memoria depositata dal legale di Salvatore Borsellino si occupa anche dell’amico traditore del giudice ucciso in via d’Amelio. Parte dalle dichiarazioni di Alberto Lo Cicero, collaboratore di giustizia, ex autista di Mariano Tullio Troia, mafioso simpatizzante dell’estrema destra, noto come ‘u Mussolini.
L’1 giugno ‘92 Lo Cicero è solo un confidente quando racconta al pm Vittorio Teresi che il suo capo ha in mano tutta la zona dove è stato organizzato l’attentato contro Giovanni Falcone. A casa di Troia, sostiene anche di aver conosciuto Guido Lo Porto. Arrestato col terrorista nero Pierluigi Concutelli nel ‘69, eletto in Parlamento con l’Msi (poi con An) dal ‘72 al 2001, sottosegretario alla Difesa nel primo governo Berlusconi, Lo Porto è un vecchio compagno di scuola e amico di Borsellino. A definirlo così fu lo stesso magistrato, quando il 20 maggio ‘92 spiega di aver rifiutato la candidatura al Quirinale, offerta dai camerati del Msi. Possibile che Borsellino non sia rimasto colpito dalle dichiarazioni di Lo Cicero su Lo Porto? Di quelle informazioni era a conoscenza: il procedimento nato dalle dichiarazioni di Lo Cicero fu discusso in un incontro di coordinamento tra le procure di Palermo e Caltanissetta il 15 giugno ‘92. Pochi giorni dopo, tra il 22 e il 25 giugno, Borsellino scoppia a piangere davanti a Camassa e Russo: “Lo sfogo di Paolo fu susseguente ad alcune domande che gli avevamo posto sui pericoli cui si esponeva tra l’altro interessandosi alle indagini relative alla strage di Capaci, per le quali era spesso in contatto con il collega Vaccara della procura di Caltanissetta”. Vaccara era l’unico pm nisseno all’incontro del 15 giugno. Partendo da questi elementi Repici ha chiesto alla gip di ascoltare il fratello di Borsellino per cercare d’individuare “l’amico traditore”. A parlare dei rapporti tra Lo Porto e Troia non fu solo Lo Cicero: anni dopo altri 15 collaboratori di giustizia accusarono il politico, che finì sotto inchiesta per concorso esterno e venne archiviato nel ‘98.
Oggi Lo Porto ha 88 anni. Mai coinvolto nelle indagini sulle stragi, sul suo conto non risulta alcuna contestazione: i pm di Caltanissetta non considerano credibili le dichiarazioni di Lo Cicero, deceduto, e neanche quelle della sua compagna Maria Romeo, sotto processo per false informazioni.
Interpellato dal Fatto, Lo Porto ammette i suoi rapporti con Troia, già confermati aReport. “Lo Cicero dice di avermi visto a casa di Troia? Può darsi, c’è un lontano filo di parentela con mia moglie. Sapevo che era un mafioso? Sì, perché ero in commissione Antimafia e sono sempre stato un attento lettore. Però poi capitava di incrociarlo a qualche battesimo. Da questa storia comunque sono stato già scagionato”. Lo Porto nega di aver mai parlato con Borsellino dei suoi rapporti con Troia: “Non mi chiese mai nulla, anzi quando io gli accennavo il tema mafia, lui troncava sempre il discorso, mi diceva che non c’era niente e si metteva a ridere”. A chi si riferiva, dunque, Borsellino quando parlava di un traditore? “Questo non l’ha mai detto a nessuno. Io di sicuro rimasi sempre un suo grande amico, per me è stata la perdita di un fratello. Ci siamo visti anche dopo”. Quando? “Non ricordo di preciso”. Fonte: Il fatto quotidiano