
L’interrogatorio del medico-sindaco messinese Giovanni Sgroi a Milano, prime ammissioni sugli abusi alle pazienti: «Dolorosa consapevolezza». E la Procura chiede il giudizio immediato
La strada della sua difesa, Giovanni Sgroi, l’aveva tracciata da tempo. Dopo l’arresto, la scelta ragionata di avvalersi della facoltà di non rispondere, per comprendere bene la portata delle accuse. Poi, la decisione di attendere l’incidente probatorio prima di esporsi. Infine, ieri, l’articolata versione che ha voluto rendere alla pm Alessia Menegazzo, in un colloquio durato dalle 13.30 alle 16.30. Presenti i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, che hanno condotto quella indagine e che ora stanno lavorando alla più recente aperta a Bergamo, con la pm Chiara Monzio Compagnoni.
Dunque, l’ex primario della Chirurgia dell’ospedale di Treviglio e prima ancora di Alzano, 70 anni, ammette. Lo ha fatto in parte e con alcune distinzioni tra le quattro donne che lo hanno denunciato lo scorso anno per violenza sessuale, cercando di ridimensionare e di offrire una propria lettura, come si desume dalla durata dell’interrogatorio, per altro chiesto da lui. «Il dottor Sgroi è molto provato e addolorato per l’accaduto — dice l'avvocato Domenico Chindamo —, ma sta affrontando tutto con grande dignità». Lo sottolinea anche l’avvocato Stefano Toniolo dello Studio Martinez&Novebaci: «Il nostro assistito - duce Toniolo - ha fornito all’autorità i propri chiarimenti sulla vicenda con un atteggiamento di dolorosa consapevolezza nella rivisitazione corretta degli eventi. Entro il 31 luglio forniremo altri elementi di carattere medico legale utili a chiarire ulteriormente la sua posizione». Questo anche alla luce della richiesta di giudizio immediato già preparata dalla Procura. Nessuna istanza, invece, per attenuare la misura cautelare. Sgroi resta ai domiciliari nella casa di Rivolta d’Adda, dove vive con la moglie. Nel paese della provincia di Cremona, giusto al di là del confine, è anche sindaco, sospeso dopo il blitz.
Un siciliano conosciutissimo in pianura, un po’ per la carriera e un po’ per la discesa in politica, che lo aveva portato a candidarsi, senza essere eletto, anche alle ultime Europee, per Libertà, la lista promossa da Cateno De Luca, il sindaco di Messina, che è la sua città natale. Quali elementi abbia intenzione di sottoporre agli inquirenti non è dato sapere, ma di certo ora gli sono chiarissimi quelli che loro hanno in mano contro di lui. Mercoledì e giovedì della scorsa settimana, il chirurgo ha partecipato all’incidente probatorio con la gip Sara Cipolla e le quattro ex pazienti al centro dell’inchiesta. Sono una 24enne di Cernusco sul Naviglio, una 34enne di Treviglio, una 35enne di Pozzuolo e una 43enne di Sesto San Giovanni. Tutte sostengono, e lo hanno confermato anche tra le lacrime, di essere state toccate nelle parti intime in maniera molto invasiva, durante le visite al centro medico polispecialistico di Pozzuolo Martesana (in provincia di Milano, ecco perché se ne occupa la Procura meneghina), di cui l’ex primario è stato direttore sanitario una volta andato in pensione, a fine 2019, fino al settembre scorso. L’incidente probatorio è servito a cristallizzare i racconti delle vittime, che ora potranno essere utilizzati a processo. Sono state ascoltate in forma protetta, cioè in una stanza dove avevano soltanto la gip di fronte, mentre l’indagato ascoltava in videocollegamento. In questo modo, è stato risparmiato loro un confronto diretto. «Ricordo perfettamente la sua faccia — aveva raccontato la 34enne trevigliese —. L’ho anche sognata per lungo tempo, sembrava che stesse godendo, che fosse eccitato, ho avuto incubi per mesi».
Nel tempo, sono 11 le pazienti che hanno accusato Sgroi: due denunce (una del 1988 e una del 2010, tra gli ospedali di Treviglio e Alzano) finirono archiviate; nell’inchiesta milanese sono state ascoltate altre due donne che però non hanno denunciato; e poi ci sono i tre casi bergamaschi del 2012, 2015 e 2016 venuti a galla dopo l’arresto e su cui ora si scava, prescrizione permettendo.