1 Agosto 2025 Giudiziaria

Auto blu per la sorella, il cugino e il kebab: il meloniano Galvagno rischia il processo

Fiato sospeso. Adesso potrebbe arrivare il rinvio a giudizio. La Procura di Palermo ha chiuso l’inchiesta per corruzione e peculato che ha travolto il presidente dell’assemblea regionale, Gaetano Galvagno, delfino del presidente del Senato Ignazio La Russa e considerato da molti l’erede del governatore Renato Schifani. I magistrati, coordinati dal procuratore Maurizio De Lucia, contestano a Galvagno di essere al vertice di un sistema che avrebbe dirottato fondi regionali ad amici e imprenditori compiacenti. In particolare denaro per l’organizzazione di eventi. Ricevendo in cambio “una serie di utilità per sé e per altri soggetti”. Tra i destinatari dei fondi c’è la Fondazione “Tommaso Dragotto” e “Marisa Bellisario”, di cui è referente l’imprenditrice Caterina Cannariato. Tra il 2023 e 2024 ha incassato 11 mila euro per l’apericena legato all’evento “Donna, economia e potere”, altri 27 mila e 200 euro per l’evento “La Sicilia per le donne”, 198 mila euro per le edizioni 2023 e 2024 di “Un magico natale”. A questi si aggiungono i 240 mila euro in favore del Comune di Catania, amministrato dai meloniani, per il Capodanno 2023, poi aggiudicato dalla “Puntoeacapo Srl” di Nuccio La Ferlita (indagato per corruzione). In cambio La Ferlita avrebbe conferito un incarico di 20.400 euro a Sabrina De Capitani, ex portavoce di Galvagno, indagata a sua volta per corruzione. Mentre l’imprenditrice Cannariato avrebbe promesso un incarico alla cugina del presidente, Martina Galvagno, non indagata. Poi avrebbe nominato Franco Ricci (marito di De Capitani) nel cda di una sua società e conferito un incarico per un evento a Marianna Amato, indagata per corruzione e vicina al deputato meloniano Manlio Messina, oltre a promettere un secondo incarico a De Capitani. Per gli inquirenti, l’ex portavoce avrebbe tessuto e mediato i rapporti con gli imprenditori. Ma gli accordi illeciti sarebbero stati facilitati anche dall’intermediazione del segretario particolare del presidente, Giuseppe Cinquemani, indagato per corruzione. Oggi Galvagno sarà a Roma con l’assessora al Turismo Elvira Amata: saranno ascoltati dai probiviri di Fratelli d’Italia in merito all’inchiesta. Il presidente dell’Ars è convinto della “correttezza istituzionale” del suo operato. Dalle accuse iniziali gli inquirenti hanno escluso solo due “regali”: un abito acquistato per lui da un imprenditore e l’uso di un auto a noleggio della compagnia di Cannariato. Galvagno è indagato anche per peculato per i 60 spostamenti con l’auto blu in cui avrebbe trasportato “soggetti non autorizzati”. Tra loro, oltre ai componenti del suo staff Cinquemani e De Capitani, c’è la sorella Giorgia, il cugino omonimo e gli altri parenti come Stefania e Domenico Claudio Galvagno. Contestati anche un passaggio a casa per l’europarlamentare meloniano Ruggero Razza, e spostamenti tra Palermo, Paternò, città natale di Galvagno, Catania e Messina. Per trasferimenti in aeroporto, in albergo, a casa e per comprare farmaci, fiori, cibo e ritirare kebab e patatine fritte. Sì, ma secondo i pm il nodo della questione è molto più di una patatina fritta. È un sistema che imbarazza Fdi in Sicilia. E non solo.