
Il bacio dei messinesi a Salvini: Manifestazione No Ponte a Messina, migliaia in piazza contro il Ponte sullo Stretto
Di Luciano Fiorino - Messina torna a riempire le sue strade per dire No al Ponte sullo Stretto. Il corteo del 9 agosto 2025 non è stato soltanto una protesta: è stato un rito civile, una liturgia laica che ha unito volti, voci e bandiere in un unico respiro tra Sicilia e Calabria. Dal raduno in Piazza Cairoli fino a Piazza Duomo, passando per le arterie principali del centro, la folla – tra 2.000 e 7.000 persone secondo le diverse stime – ha scandito slogan che sono diventati un manifesto culturale: “Vogliamo l’acqua, non la guerra”, “Lo Stretto non si tocca”. Dietro queste parole c’è la convinzione che un territorio non si misura in metri di cemento o miliardi di spesa, ma nella capacità di custodire un equilibrio millenario fra uomo e natura.
I promotori denunciano lo stanziamento di circa 14 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto, approvato dal CIPESS (l’organo attraverso il quale il Governo ha deliberato di finanziarlo), mentre il Sud continua a soffrire per infrastrutture carenti, disoccupazione ed emergenza idrica. Per i manifestanti, questa è più di una vertenza ambientale: è il rifiuto di un modello di sviluppo che tratta Sicilia e Calabria come periferie da sfruttare, e non come cuori pulsanti del Mediterraneo.
Una mobilitazione plurale
In corteo, accanto a cittadini e famiglie, hanno sfilato movimenti storici e nuove sigle, fino alle delegazioni calabresi e ai comitati ambientalisti. Una rete di resistenze che ha attraversato decenni e battaglie diverse – dall’acqua pubblica alla difesa dei territori contro le discariche e i poli industriali invasivi – trovando nello Stretto il proprio denominatore comune. Non sono mancati simboli politici e isolati toni accesi. Il cuore del corteo è nella richiesta di destinare risorse a scuole, ospedali, trasporti e servizi pubblici, anziché a quella che i promotori definiscono un’opera “inutile, speculativa e militare”.
Una battaglia lunga vent’anni
La lotta contro il Ponte sullo Stretto non è mai stata soltanto contro un’infrastruttura: è la difesa di un’idea di Sicilia e Calabria come centro e non margine, come Mediterraneo vivo e non corridoio di traffico, come terra sacra e non merce. Se un giorno il Ponte verrà costruito o accantonato lo dirà la cronaca. Oggi resta la fotografia di una comunità che non ha dimenticato di avere una voce, e che la usa per dire “No” non per sterile opposizione, ma per custodire il proprio orizzonte. Perché lo Stretto di Messina non è solo acqua e vento: è confine e ponte naturale, racconto e mito, casa e identità. Messina lo sa, e lo ha gridato ancora. Sta al Paese decidere se ascoltare.
(foto di Enrico di Giacomo)