
Ponte di Messina: il pedaggio scende, i costi volano. Chi ha fatto i conti?
Non è ancora certo quanto costerà attraversare e manutenere il Ponte sullo Stretto di Messina, ma i conti non tornano. Le stime sui pedaggi calano a 4 euro, mentre quelle sulla manutenzione aumentano. Quel che è certo è che saranno gli italiani a dover pagare i soldi mancanti. E il conto potrebbe essere molto salato. Ecco perché.
IL FINTO MISTERO DEL PEDAGGIO DEL PONTE DI MESSINA
Calano le stime sui costi del pedaggio del Ponte sullo Stretto, ma i costi di manutenzione dell’opera lievitano. L’analisi costi/benefici iniziali dell’opera si basava sul paragone con i prezzi del traghetto (circa 36 euro per le auto, oggi in crescita). Oggi, il pedaggio ipotizzato è sceso tra i 4 e i 10 euro. I lavori di manutenzione, invece, salgono da 110 a 140 milioni di euro l’anno. Se entrambe le stime saranno confermate, gli introiti dei pedaggi non saranno sufficienti a ripagare le spese.
PERCHE’ I CONTI NON TORNANO
I conti del Piano economico-finanziario, ora sotto la lente d’ingrandimento del ministero dell’Economia, non tornano. Secondo un’inchiesta de Il Sole 24 Ore, la manutenzione straordinaria costerà 1,64 miliardi nei primi 27 anni, cioè circa 61 milioni l’anno. Fondi a cui vanno sommati 80 milioni di manutenzione ordinaria, per un totale che sfiora i 141 milioni annui. Un conto salato che rischia persino di essere sottostimato, perché al di là del rifacimento periodico di pavimentazioni, barriere e verniciature, ci sono costi “nascosti” non ancora quantificati.
LE SPESE NASCOSTE DEL PONTE SULLO STRETTO
Ad esempio, i sistemi di deumidificazione dovranno funzionare senza sosta, 24 ore su 24, per proteggere 38 chilometri di cassoni metallici e cavi d’acciaio. «Un ponte sotto flebo perenne», lo definisce l’ingegnere Mario de Miranda, esperto di grandi opere. Inoltre, nell’area, soggetta a forti venti, sono previsti anche smorzatori dinamici attivi da centinaia di tonnellate per limitare le oscillazioni delle torri. Dispositivi mai realizzati prima a quelle dimensioni, con costi di gestione ancora tutti da scoprire.
Le perplessità non arrivano solo dagli economisti. Anche gli ingegneri – De Miranda, Mazzolani e Rizzo – hanno inviato osservazioni critiche al Cipess, al ministro Giorgetti e alla premier Meloni. Un modo per mettere agli atti che i rischi erano noti: «Non potranno dire che non sapevano», sottolineano.
QUANTO DOVRANNO PAGARE GLI ITALIANI?
Tariffe di attraversamento di 4 euro non basterebbero a coprire neanche il 10% delle spese, se consideriamo che Unimpresa stimava un ritorno del 23% con una tariffa media di 15 euro (10 euro per le automobili e 20 euro per i camion). Uno scenario che prevedeva entrate che oscillavano tra i 535 e gli 800 milioni di euro all’anno, portando un utile operativo di circa 100 milioni di euro annui. Numeri che crollerebbero con l’abbassamento del pedaggio a 4 euro. Chi coprirà la differenza? «I contribuenti? Era stata prevista una spesa di 71,2 milioni per i primi 30 anni. Erano numeri messi a caso??», dice polemicamente Guido Signorino, docente di Economia all’Università di Messina ed ex vice sindaco di Renato Accorinti, a Il Fatto Quotidiano.