29 Settembre 2025 Sport Cultura Spettacolo

RENATO ZERO: “Che senso ha questo ponte quando le isole hanno una loro vita e una loro magia? Il traghetto è parte della bellezza del viaggio. Speriamo che non avvenga”

Renato Zero ha presentato alla stampa il nuovo album L’OraZero e il nuovo tour, parlando a cuore aperto di musica, politica, spiritualità e futuro: dai palazzetti al posto degli stadi al sogno di un film, dalla critica al ponte sullo Stretto al rapporto con Ultimo e Loredana Bertè.

Renato Zero, alla vigilia dei suoi 75 anni, non ha perso la sua verve, il gusto della battuta e la capacità di trasformare un incontro con la stampa in un racconto collettivo. Dopo l’ascolto con i fan di ieri sera al Teatro Brancaccio, presentando oggi il nuovo album L’OraZero, in uscita venerdì, e il prossimo tour, in partenza a gennaio, l’artista ha mescolato aneddoti, riflessioni e provocazioni, confermando la cifra di sempre: parlare a tutti, senza filtri. L’incontro è stato l’occasione per illustrare i 19 brani del disco, ma soprattutto per affrontare i grandi temi che attraversano la sua visione artistica e personale, spaziando dalla spiritualità alla politica, dalla musica al cinema, senza dimenticare un filo costante che lo lega al suo pubblico.

«Viviamo in tempi di guerra, in una situazione estremamente precaria. Anche la musica deve adeguarsi a questo clima», ha detto subito, collegando il nuovo progetto alla contingenza storica. Nell’album c’è infatti la volontà di reagire, di non abituarsi a ciò che lui chiama la “staticità”. «Sono 19 brani che rappresentano questi umori, questa voglia di cambiamento. Ognuno deve disegnarsi il proprio tracciato e non abituarsi al dolore».

Zero ha insistito più volte sull’importanza della spiritualità, che per lui non è semplice religiosità ma una forza indispensabile: «È proprio la spiritualità che stiamo colpendo e che viene vilipesa, purtroppo, da economie importanti che ci impediscono di riacquisire padronanza dell’io. Io mi sento in dovere di affrontare certi temi anche attraverso la musica».

Da qui il discorso si è allargato all’oggi, a una società che corre senza fermarsi mai. «Siamo un paese che legge pochissimo, i tempi di ascolto sui social sono sempre più brevi. Questo album è anche un invito a rallentare, a non consumare la musica ma a viverla, a fermarsi e a ricongiungersi ai valori veri» ha spiegato, aggiungendo che la sua generazione ha avuto riferimenti chiari in artisti come Bob Dylan, Leonard Cohen, Frank Zappa, John Lennon, Leo Ferré, Nina Simone e Janis Joplin. «Gente che ha preso la musica e ne ha fatta una trincea. Io mi sono scelto i più rivoluzionari».

Il discorso sugli ideali e sulla diversità non poteva mancare. «Io faccio ancora onore alla diversità, di cui faccio parte. I diversi sono tanti e forti, scalzano i moralisti scheletrici che non hanno più ragione di esistere. La diversità è una forza e un paracadute» ha ribadito, con una delle frasi più applaudite. La stessa logica vale per l’idealismo, che per lui deve essere condiviso: «Ogni ideale, se non si nutre di un popolo, fa poca strada. I miei ideali li ho sempre voluti condividere, la mia arte è cresciuta per strada, è lì che ho trovato affezione e complicità».

Ma non c’è solo riflessione. Zero è stato pungente anche quando ha toccato temi sociali e politici. Sul ponte di Messina, ad esempio, ha detto chiaramente: «Che senso ha questo ponte quando le isole hanno una loro vita e una loro magia? Il traghetto è parte della bellezza del viaggio. Speriamo che non avvenga, anche per amore dei siciliani, che si meritano questa autonomia celeste e paesaggistica». Una dichiarazione che ha subito fatto discutere.

Tra gli argomenti affrontati, anche il futuro artistico. E qui è spuntato un sogno: «Mi piacerebbe girare un film, raccontare quello che non riesco a dire in musica e portarlo sullo schermo. Siamo orfani dei grandi cinematografi con schermi enormi, dove non si perdeva un dettaglio. Se riuscissi a raccontare una storia al cinema, non mi dispiacerebbe».

L’album, ha ricordato, è nato grazie anche al lavoro con autori che considera fondamentali: «Alterisio Paoletti, Adriano Pennino e Danilo Madonia. Con loro ho trovato una qualità e una somiglianza con la mia idea di musica. È stata una traversata a più remi, che spero continuerà».

Non sono mancati riferimenti al passato e alle sue sperimentazioni più ardite. Su Zerovskii, ad esempio, ha ammesso: «È andato male perché era troppo avanti. Il mio orologio è sempre stato avanti, e questo mi ha penalizzato. Ma resto convinto che fosse un’opera meravigliosa, che a Taormina trovò una collocazione perfetta».

Durante l’incontro si è parlato anche di tour. Molti hanno notato l’assenza di Milano, ma Zero ha chiarito subito con una battuta: «Era tutto pieno, non c’era più una camera d’albergo. Io volevo il Forum di Assago, e prometto che ci sarò, appena sarà libero. Milano non può mancare, ma niente San Siro: gli stadi non mi piacciono, mi rendono miope, non vedo il pubblico». E ha spiegato meglio: «Io voglio toccare, annusare, scendere in platea. Negli stadi le persone diventano capoccette piccole, piccole. Io preferisco spazi dove la comunicazione è vicina e ossigenante».

Zero non si è tirato indietro nemmeno di fronte alle domande sulle collaborazioni. Su Loredana Bertè ha scherzato: «Abbiamo collaborato talmente tanto da finire per litigare. Era un triangolo con Mimì, un’esperienza irripetibile. Ma oggi l’abbraccio è stato urgente e necessario. Loredana l’ho trovata più calma e riflessiva». E quando gli è stato chiesto se Bertè o Sal Da Vinci possano essere ospiti nel tour, ha risposto: «Le iscrizioni sono sempre aperte».