Corruzione, chiesto il rinvio a giudizio per l’assessora Amata
La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto nei giorni scorsi il rinvio a giudizio dell’assessora regionale al turismo Elvira Amata e dell’imprenditrice a Marcella Cannariato. Il giudice Walter Turturici i primi di novembre ha fissato l’udienza preliminare il 13 gennaio prossimo.
L’esponente di Fratelli d’Italia e Cannariato sono imputate per corruzione. L’inchiesta è coordinata dai pm Felice De Benedittis e Andrea Fusco.
Si tratta di un filone dell’inchiesta che ha coinvolto anche il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno.
La contestazione recita: “Per essersi Elvira Amata (pubblico ufficiale in quanto assessore al Turismo della Regione Sicilia) fatta promettere e dare da Caterina Cannariato(legale rappresentante della A&C Broker S.r.l.) le utilità consistenti nella assunzione (dal 26.09.2023 al mese di marzo 2024) nella A&C Broker S.r.l. di Tommaso Paolucci (nipote della Amata), nonché nel pagamento delle spese per l’alloggio di quest’ultimo nella struttura ricettiva denominata ‘Leone Suite B&B’ di Palermo nel periodo settembre 2023-marzo 2024 (per complessivi 4.590,90 euro + iva)”.
Utilità datate 31 marzo 2024 “quale corrispettivo dell’atto di ufficio consistito nel Decreto assessoriale n. 2598 del 25.10.2023, con il quale Amata individuava la manifestazione promossa dalla Fondazione Marisa Bellisario (di cui la Cannariato era rappresentante regionale) denominata ‘XXIII ed. Donna, Economia e Potere’, ai fini della concessione di un finanziamento pubblico di euro 30.000″.
Amata, che si era detta fiduciosa nel lavoro della magistratura ed estranea alle accuse, nel corso dell’interrogatorio aveva confermato di avere chiesto a Cannariato, con cui c’era un rapporto di cordialità, l’assunzione del nipote per aiutarlo in un momento di grande difficoltà in conseguenza di un grave lutto in famiglia (la persona della madre).
Anche l’assessora ha vissuto in una casa di proprietà di Cannariato con un contratto di affitto a un prezzo considerato dagli investigatori inferiore a quello di mercato. “Come devo stare secondo te in questa meraviglia di casa, ma una statua d’oro ti farei”, diceva Amata a Cannariato. Un episodio ricostruito dai finanzieri per descrivere il rapporto fra le due donne, ma non contestato dalla Procura. “Se io do ospitalità gratuita proprio all’assessora… i giornalisti di questo vanno a caccia…”, diceva Cannariato. “Lei pensava di non pagare niente”, aggiunse un’altra volta.
In realtà alla fine si misero d’accordo per sottoscrivere un contratto di locazione. Alcune mensilità arretrate “da novembre 2023 a marzo 2024” sarebbero state pagate “cash – precisò Cannariato – perché io il contratto non lo posso fare retroattivo”.
La vicenda non è più oggetto della contestazione. Nel corso dell’interrogatorio i pm chiesero chiarimenti ad Amata, la quale spiegò di avere pagato nel momento in cui ha ricevuto la fattura. Una questione di tempi, di sicuro non fu il do ut des di un patto corruttivo. Anche perché l’evento sulla centralità del ruolo delle donne nell’economia sarebbe stato finanziato perché Amata lo ritenne meritevole. Ad organizzarlo era stata la Fondazione Bellisario, la cui autorevolezza è riconosciuta in tutta Italia. Nessuna correlazione ci sarebbe stata, dunque, con le presunte utilità.
Gli avvocati di Amata – Giuseppe Gerbino e Sebastiano Campanella – e di Cannariato – Vincenzo Lo Re e Giada Traina – hanno sempre sostenuto di essere certi di poter dimostrare l’assenza del patto corruttivo.
Barbagallo: “Chiesto rinvio a giudizio per Amata, Schifani trascina Sicilia in spirale senza fondo: si dimetta”.
“E ora, con l’assessore al Turismo indagata e per cui la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio, anche Fratelli d’Italia fuori dalla giunta Schifani! Deve valere anche per loro quello che Schifani ha detto a proposito degli assessori cuffariani rimossi (anche se non indagati): la loro presenza confliggeva con i principi fondamentali di trasparenza del suo governo. Non si rende conto - ma per quanto ancora? - in quale spirale Schifani stia trascinando la Sicilia, a causa della sua incapacità di accorgersi della slavina di scandali, episodi poco trasparenti e ombre che gravano sulla sua giunta. La soluzione è una: abbia un sussulto di dignità e si dimetta liberando l’Isola da questa cappa di clientele di cui lui è il principale responsabile politico”. Lo dichiara il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo a proposito della richiesta di rinvio a giudizio per corruzione per l’assessore regionale al Turismo, Elvira Amata.