Cuffaro e Amata intercettati: “Dobbiamo infilarlo nella terna”
foto di Enrico Di Giacomo -
Nell'indagine sul comitato d'affari che gestiva appalti, nomine e concorsi pubblici nella sanità siciliana spunta l'intercettazione di una conversazione, del gennaio 2024, a casa dell'ex governatore siciliano Totò Cuffaro, tra lo stesso Cuffaro, l'assessora regionale al Turismo, la messinese Elvira Amata e il manager Alessandro Caltagirone, che poi verrà nominato ai vertici dell'Asp di Siracusa.
Dietro la nomina, per i pm che hanno chiesto i domiciliari sia per Cuffaro sia per Caltagirone, ci sarebbe stata l'intenzione di mettere alla guida dell'azienda sanitaria un fedelissimo che avrebbe poi potuto fare gli interessi dei suoi sponsor in diversi campi, come quello dell'assegnazione degli appalti.
L'intercettazione è contenuta nell'appello contro la decisione del gip che ha rigettato la richiesta di domiciliari per il manager e ha riqualificato in traffico di influenze l'originaria accusa di corruzione contestata a Cuffaro, per cui però la misura cautelare è stata disposta. "Infilarlo appunto nella terna... ora Schifani con cui io parlerò su… secondo me intanto considerato che si parla di terna e di interlocuzione con un rettore è chiaro che il presidente è quello che ha più peso specifico?", diceva Amata a proposito dell'inserimento di Caltagirone in una lista di papabili.
"Se però l'intervento si deve fare… cioè se… se… se pensiamo che Schifani si fa i ca... a cavoli suoi e non… interloquisce… cioè qualcuno ci deve parlare… cioè io ci parlo", aggiungeva l'assessora discutendo in presenza dello stesso manager. "No, ma secondo me non la devi affidare a Schifani, giocatela tu con Schillaci (il ministro della Salute ndr)", rispondeva Cuffaro.
Per i pm non ci sono dubbi che Caltagirone "fosse più che consapevole e coinvolto nell'intermediazione di Cuffaro, attivata su indicazione di Romano (Saverio Romano, coordinatore di Noi Moderati, ndr), per permettergli di ottenere la nomina a direttore generale in una delle aziende sanitarie della regione Sicilia e che abbia, anzi, perorato unitamente a Cuffaro stesso la propria causa con gli interlocutori politici di riferimento".
E, secondo la Procura, è altrettanto chiaro perché Cuffaro e Romano (anche per il deputato era stato chiesto l'arresto ma il gip ha detto no e i pm non hanno fatto ricorso) avessero interesse a sostenere il manager. Nell'appello si parla di "strategia comune" per cercare di appoggiare Caltagirone.
"Ma… io… come tu sai… tranne il rapporto con Caltagirone… non mi interessa di valorizzare…", diceva Romano sempre in una conversazione con Cuffaro intercettata a gennaio del 2024. E davanti ai problemi prospettati dall'ex presidente sulle nomine dei manager della sanità il parlamentare aggiungeva: "Per prima noi dobbiamo stabilire cosa può andare bene per noi, Totò".
Per l'accusa la questione, dunque, sarebbe chiara, nonostante le affermazioni rese da Caltagirone in sede di interrogatorio preventivo. Il manager aveva sostenuto infatti di non avere interessi comuni con Cuffaro e Romano che lui considerava solo esponenti del governo di maggioranza che lo aveva nominato, con cui tenere interlocuzioni istituzionali.
Nell'inchiesta, inoltre, c'è anche il trasferimento della moglie dell'ex manager dell'Asp di Siracusa Alessandro Caltagirone. Sono emerse infatti le pressioni di Cuffaro per spostare la consorte del manager dalla Ast, Azienda siciliana trasporti, alla Sas, la Servizi ausiliari Sicilia, partecipata regionale guidata da un fedelissimo dell'ex presidente. Un favore fatto al manager piazzato ai vertici dell'Asp aretusea, secondo i pm, proprio per fare gli interessi di Cuffaro e dei suoi in vari ambiti, come quello degli appalti.
"Ti volevo ricordare la moglie di Caltagirone che si chiama Canzoneri", dice Cuffaro all'ex dg della Ast Mario Parlavecchio, non sapendo di essere intercettato. "Che ti sarà arrivata già la domanda no? Che vuole andare alla Sas", gli spiega. Tra la funzionaria e il direttore generale c'era una accesa conflittualità arrivata nelle aule del tribunale. Dopo qualche giorno Cuffaro telefona al manager e gli dice, alludendo al trasferimento della moglie: "Ieri ho parlato con Parlavecchio e te lo stanno facendo".
L'interessamento dell'ex governatore prima nel fare nominare Caltagirone ai vertici dell'azienda, poi nell'aiutare la moglie sarebbe stato, per l'accusa, finalizzato al "potersi poi garantire di sfruttare a proprio vantaggio i poteri connessi alla funzione ricoperta".
"Tra le utilità ricevute da Caltagirone da inserire nella cornice di tali cointeressenze, così ricostruite, figura ora non solo la propria sponsorizzazione politica, ma anche l'aver Cuffaro mediato per risolvere il problema della collocazione lavorativa della Canzoneri, particolarmente afflitta dalla propria condizione", si legge nell'appello.
"Cuffaro certamente si è attivato presso Parlavecchio. Tale appoggio si è concretizzato anche nell'assicurare che la Canzoneri potesse trovare ricollocazione in un ente (la Sas) di un fedelissimo di Cuffaro, Mauro Pantò", proseguono i pm. In cambio degli aiuti poi Caltagirone, secondo l'accusa, avrebbe favorito una società sponsorizzata dal suo referente politico, la Dussmann, nell'aggiudicazione di un appalto.