16 Dicembre 2025 Politica e Sindacato

In Sicilia nasce il Governo di Liberazione di De Luca

«Da oggi entra in campo Ti Amo Sicilia. Non è Sud Chiama Nord. È una scelta chiara, politica e programmatica». Così Cateno De Luca ha aperto la conferenza stampa odierna, chiarendo il perimetro e il significato dell’iniziativa che porterà al debutto ufficiale del Governo di Liberazione, in programma domenica 18 gennaio a Caltagirone.

“Non svolgerò più attività di partito nelle competizioni elettorali”. A Gennaio il commiato da ScN

De Luca ha spiegato che il cambio di passo vede in campo il Centro Studi Ti Amo Sicilia, costituito a marzo 2025 e oggi pienamente strutturato: «Con l’entrata in campo del Centro Studi non svolgerò più attività di partito nelle competizioni elettorali. Da questo momento il mio impegno sarà orientato a spiegare cosa succederà in Sicilia nei prossimi mesi e cosa significa Governo di Liberazione». Il leader siciliano ha annunciato che il 3 gennaio a Catania formalizzerà il proprio commiato da Sud Chiama Nord, sottolineando che «la geografia politica all’Ars è destinata a cambiare già nelle prossime settimane».

Il modello De Luca: la Sicilia al di sopra dei partiti

L’iniziativa del 18 gennaio a Caltagirone, ispirata all’Appello ai liberi e forti di don Sturzo, sarà un momento aperto a tutte le componenti istituzionali e sociali: parlamentari regionali, nazionali ed europei, sindaci, amministratori locali, forze sociali, forze datoriali, Anci, terzo settore e ordini professionali. «Sarà il momento in cui presenterò il mio modello di Sicilia e come agirà il Governo di Liberazione – ha spiegato De Luca – con un principio guida chiaro: la Sicilia al di sopra dei partiti».

Idee, linguaggio, responsabilità: i pilastri di De Gasperi

A fondamento del nuovo corso, De Luca ha richiamato tre pilastri degasperiani: chiarezza di idee, precisione di linguaggio, distinzione delle responsabilità. Nel corso della conferenza stampa, De Luca ha annunciato la nascita di un intergruppo parlamentare all’Ars, aperto a tutti i deputati che condividano il progetto: «Non ho preclusioni politiche né personali. Chi vuole esserci, ci sarà. Chi si imbarazza, se ne assumerà la responsabilità».

Obiettivo: svegliare il governo Schifani

Un intergruppo che avrà una funzione chiara: «Dare una svegliata al governo Schifani. Non possiamo continuare a pettinare le bambole».
Durissima l’analisi sull’azione dell’esecutivo regionale: «Non c’è una riforma, una sola, portata a termine da questo governo. Dieci passi avanti e venti indietro. La legge di stabilità è diventata il simbolo di un metodo che mortifica il Parlamento».

Secondo De Luca, il presidente Schifani «non ha più una maggioranza politica» e l’esecutivo «è ostaggio delle proprie faide interne». Da qui l’annuncio di una nuova fase: «Il senso di responsabilità non può essere a fondo perduto. O c’è un cambio di passo vero o questa legislatura è destinata a chiudersi. Schifani si presenti in Parlamento con la giunta azzerata e, visto che non c’è più alcun collegamento politico con gli altri partiti di maggioranza, faccia un’operazione matematica, attribuisca un assessorato ogni quattro deputati, così tutti i capi tribù che hanno alimentato queste faide verranno da questo punto di vista accontentati; ovviamente, in questo ragionamento dovrà ripristinare anche i due assessorati della Democrazia Cristiana, considerato che i due assessori non avevano nulla a che vedere, a differenza di altri assessori di altri partiti, con dinamiche giudiziari».

Un segnale politico chiaro

Nel mirino anche la gestione del Bilancio regionale e la mortificazione del lavoro parlamentare: «Non si possono far votare provvedimenti in Commissione e poi stralciarli sistematicamente. Così si calpesta la dignità dei deputati e si svuota il Parlamento».
De Luca ha concluso ribadendo la linea politica: «Io non sono per tirare a campare. O si riparte da zero, con un segnale politico chiaro, oppure si abbia il coraggio di staccare la spina e tornare al voto. Con la pelle dei siciliani non si gioca più. Noi andiamo avanti con la nostra strategia, che riguarderà anche un intergruppo che nascerà nel Parlamento siciliano e che tradurrà in proposte legislative l’elaborazione riformatrice del Governo di Liberazione».

Ponte sullo Stretto, De Luca: «Il Governo definanzia l’opera. Schifani liberi subito 1,3 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione della Sicilia»

«I numeri parlano chiaro: il Ponte sullo Stretto di Messina non ha più una copertura finanziaria di 13,5 miliardi di euro, ma di appena 10 miliardi. Tre miliardi e mezzo sono stati dirottati altrove con una scelta politica, non contabile. Questo significa una cosa sola: il Governo nazionale ha deciso di depotenziare e definanziare il Ponte, facendolo entrare in un binario morto». Lo dichiara Cateno De Luca, intervenendo nel corso di una conferenza stampa all’ARS, durante la quale ha illustrato i dati relativi alle coperture finanziarie dell’opera.

«Quelle risorse – spiega De Luca – sono state destinate a ZES, aiuti alle imprese e caro materiali: scelte che condivido nel merito. Ma si tratta di spese definitive, non recuperabili in futuro. Oggi, dunque, il Ponte sullo Stretto risulta sottofinanziato di almeno 3,5 miliardi, ai quali si aggiungono ulteriori 2-3 miliardi che verosimilmente emergeranno con il progetto esecutivo, che ancora non esiste».

Per De Luca il nodo centrale è ora politico e riguarda direttamente la Regione Siciliana. «In questa situazione rimane inspiegabilmente bloccato 1,3 miliardi di euro del Fondo Sviluppo e Coesione della Sicilia, vincolato a un’opera che non ha più una copertura finanziaria certa e un cronoprogramma credibile. È una follia continuare a tenere ferme queste risorse».

Da qui l’appello diretto al presidente della Regione. «Chiedo al presidente Schifani di intervenire immediatamente per chiedere la riprogrammazione e lo svincolo di quel miliardo e tre. Sono risorse della Sicilia e devono tornare nella disponibilità della Regione per essere utilizzate a favore dei cittadini, delle infrastrutture e dello sviluppo reale del territorio».

«Non c’è alcun approccio ideologico, Ponte sì o Ponte no – conclude De Luca – ma solo un approccio pragmatico e responsabile: non si può continuare a giocare con i numeri e bloccare risorse fondamentali mentre si racconta che i lavori starebbero per partire. I conti non tornano, e qualcuno deve assumersi la responsabilità politica di dirlo».