18 Luglio 2025 Giudiziaria

“Il conflitto di interessi è fra il neofascismo e la verità” di Fabio Repici

di Fabio Repici - L'onorevole Chiara Colosimo venne eletta presidente della Commissione parlamentare antimafia il 23 maggio 2023.

Il 19 giugno 2023, quando ancora i lavori di quella commissione bicamerale d'inchiesta non erano di fatto partiti, Chiara Colosimo fu impegnata in un incontro, nella sede istituzionale di Palazzo San Macuto, con il generale Mario Mori (eccezionalmente senza la sua spalla Giuseppe De Donno), con l'avvocato Fabio Trizzino, con Maurizio Turco (segretario del Partito Radicale) e con Irene Testa (tesoriera del Partito Radicale e Garante dei detenuti in Sardegna).

Com'è noto, il Partito Radicale è quella formazione politica, in questo momento extraparlamentare, che annovera fra i suoi “militanti” anche criminali assassini e stragisti come Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Domenico Papalia.

Di quell'incontro avvenuto negli uffici della Commissione parlamentare antimafia si trova traccia tutt'oggi sul benemerito sito di Radio Radicale, al seguente URL.

Il titolo dato da Radio Radicale (che del Partito Radicale immagino si intenda più di qualunque altra testata) all'evento è molto sorprendente: «Una delegazione del Partito Radicale incontra a Palazzo San Macuto la Presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo».

Cosicché il comune utente di Radio Radicale apprese che non solo l'avv. Trizzino ma anche il generale Mario Mori (senza Giuseppe De Donno) erano componenti della delegazione del Partito Radicale.

Naturalmente, non è di questi dettagli, molto appropriati per un film di Buñuel (il quale non so quanto sarebbe sconfortato se sapesse che il suo geniale surrealismo è, in questo tempo sbandato, superato di gran lunga dalla realtà effettuale), che ci si occupa qui. Si commentano da soli.

Il punto è ciò che il solito comune utente può vedere e ascoltare avviando il link dell'incontro fra la «delegazione del Partito Radicale» e la presidente Chiara Colosimo.

Compare, infatti, un video di cinquantasei secondi. Si vedono uscire da Palazzo San Macuto tutti i suddetti componenti della delegazione del Partito Radicale (e, a scanso di equivoci, la didascalia del video recita: «La delegazione è composta da Maurizio Turco, Irene Testa, dal Generale Mario Mori e da Fabio Trizzino, avvocato della famiglia del Giudice Paolo Borsellino»). Nell'ordine: Irene Testa, Mario Mori, Fabio Trizzino e Maurizio Turco, unico a prendere la parola (a nome di tutta la delegazione?). Riporto alla lettera ogni sua parola:

«Con il generale Mario Mori e l'avvocato Fabio Trizzino, l'avvocato della famiglia del giudice Paolo Borsellino, come delegazione del Partito Radicale abbiamo voluto incontrare la Presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo, per esprimerle la nostra solidarietà rispetto a delle critiche assurde sulla sua elezione.

Noi confidiamo molto su un cambio di gestione politica della Commissione antimafia, che tenga anche conto di alcuni membri che sono in palese conflitto d'interessi rispetto ai loro compiti precedenti».

Al tempo uno avrebbe potuto pensare che si fosse infiltrato nella Commissione antimafia qualche mafioso, magari qualche compare del “militante” del Partito Radicale Domenico Papalia. E, certo, un conflitto, se non d'interessi, almeno lessicale, fra “mafia” e (Commissione) antimafia, fra il precedente ruolo di mafioso e il successivo di Commissario antimafia, in quel caso sarebbe stato davvero palese.

E, se pure è vero che un'amica del capomafia Domenico Papalia in Parlamento c'è, è anche vero che quell'amica di Domenico Papalia non è mafiosa e non è manco componente della Commissione antimafia.

Purtroppo quelle parole di Maurizio Turco, però, non erano uno sproloquio ma solo una profezia. Il conflitto d'interessi «rispetto ai loro compiti precedenti», che manco in un film di Buñuel sarebbe stato ipotizzabile, non si riferiva a chi potesse essere stato prima mafioso e poi componente della Commissione antimafia. No, Maurizio Turco, capo di quella delegazione del Partito Radicale che, nella composizione che ho sopra riportato, incontrò la Presidente Chiara Colosimo per esprimerle solidarietà, intendeva dire che il conflitto d'interessi riguardasse due cittadini incensurati, che prima di entrare in Parlamento e prima del pensionamento sono stati magistrati della Repubblica: Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho.

Quindi, oggi che il disegno di legge A.S. n. 1277 è in discussione al Senato (denominato dal Servizio studi del Senato come «Commissione antimafia e conflitto di interesse»), proposto dai senatori Antonio Iannone, Gianluca Cantalamessa, Maurizio Gasparri, Giorgio Salvitti, Sandro Sisler, Sergio Rastrelli, Salvatore Sallemi, Raoul Russo, Costanzo della Porta, Etelwardo Sigismondi e Filippo Melchiorre (quasi tutti compagni di partito di Chiara Colosimo) e che la maggioranza parlamentare a guida neofascista sta cercando di approvare in tempi rapidi, oggi che tutti gli esponenti della maggioranza parlamentare a guida neofascista hanno orgogliosamente rivendicato che quella legge serve per estromettere gli ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho dalla Commissione antimafia, oggi sappiamo che l'idea di quel beffardo progetto (fuori dalla Commissione antimafia gli ex magistrati, non i mafiosi e i terroristi o gli amici dei mafiosi e dei terroristi) precedette l'avvio dei lavori della Commissione antimafia presieduta da Chiara Colosimo («noi confidiamo molto in un cambio di gestione politica») e fu richiesto a Chiara Colosimo e alla maggioranza da lei rappresentata da una delegazione della quale faceva parte Mario Mori. Occorrevano le recenti rivelazioni di Report per certificare che Mario Mori fin da subito ha indirizzato i lavori della Commissione antimafia guidata da Chiara Colosimo?

Altro che Buñuel, qui ormai si è superato pure Dario Argento.

Quindi la situazione sarebbe in questi termini.

Giorgia Meloni partecipò a Catania a una iniziativa insieme a Luigi Ciavardini, responsabile, tra l'altro, della strage alla stazione di Bologna e dell'omicidio del magistrato Mario Amato. Giorgia Meloni commemorò l'ideologo della strategia della tensione Pino Rauti con queste parole: «un punto di riferimento assoluto per la destra italiana. Con il suo esempio ha dimostrato che la politica è prima di tutto cultura, un patrimonio di idee aperto al confronto dialettico e intellettuale». Questo non la rende incompatibile con il ruolo di presidente del consiglio.

Chiara Colosimo divulgò sul proprio profilo Facebook una foto in cui stava amorevolmente avvinghiata al braccio del solito stragista assassino Luigi Ciavardini. Poi la rimosse. Questo non la rende incompatibile con il ruolo di presidente della Commissione parlamentare antimafia.

Maurizio Gasparri fu individuato da Mario Mori e Giuseppe De Donno nel 2012 come la persona giusta per intervenire sul Csm per far ottenere la nomina come procuratore capo a Napoli a un magistrato amico di Mori e De Donno. Maurizio Gasparri è esponente del partito fondato da un mafioso e da un piduista. Questo non rende Gasparri incompatibile con il ruolo di componente della Commissione parlamentare antimafia.

Ignazio La Russa orgogliosamente rivendica la detenzione di un busto di Benito Mussolini quale lascito del padre, evidentemente fascista a sua volta. Questo non rende Gasparri incompatibile con il ruolo di Presidente del Senato.

Isabella Rauti è la figlia di Pino Rauti, uno degli strateghi della strategia della tensione e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo, che lega il suo nome alle stragi che hanno insanguinato il Paese a partire dal 12 dicembre 1969 a Piazza Fontana. Questo non la rende incompatibile con il ruolo di sottosegretaria al Ministero della difesa.

Francesco Lollobrigida aveva scelto come suo portavoce Paolo Signorelli junior (nipote omonimo del bandito neofascista: associazione sovversiva e banda armata), che nei messaggi inviati a uno dei più pericolosi narcotrafficanti di Roma esprimeva la sua ammirazione per criminali fascisti come Giusva Fioravanti, Pierluigi Concutelli, Mario Tuti e il solito Luigi Ciavardini (che è una specie di minimo comune multiplo del neofascismo di governo). Questo non rende Lollobrigida incompatibile col suo ruolo di ministro.

Abbiamo una maggioranza governativa che fa del revisionismo sulle stragi fasciste e mafiose la sua cifra politica più significativa. Uno schieramento che, semplicemente, fa guerra alla verità, perfino quella attestata da sentenze irrevocabili, perché ciò che si squaderna alla vista di chiunque è che il conflitto (più che d'interessi) ontologico è fra il neofascismo di governo e la verità. E questo pare stare bene a tanti.

Invece, saranno incompatibili a rimanere componenti della Commissione antimafia Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho, che non solo sono incensurati, hanno anche l'aggravante di essere stati magistrati e pretendono pure che la Commissione antimafia operi alla ricerca della verità anziché al suo nascondimento. Accadrà questo perché quel nauseabondo disegno di legge sarà approvato, come è stata approvata quella legge (di conversione di un decreto legge) che autorizza la presidenza del consiglio a designare il capo delle organizzazioni mafiose o delle bande terroristiche neofasciste. Sembra un film horror ma è solo il testo di un provvedimento di legge (art. 31 dl sicurezza).

Ora, uno potrebbe porre una questione giuridica: ma come è saltato in mente a questi legislatori della mutua di sancire la compressione dell'esercizio del mandato parlamentare con una legge ordinaria? Ma sarebbe inutile, come chiedere a Lollobrigida di spiegare cosa sia il ministero che dirige (testuale, dal sito del governo: «Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste»).

Dovrebbe bastare il minimo buon senso per capire che il disegno di legge per abbattere Scarpinato e Cafiero de Raho è una porcheria normativa che ha raggiunto un livello inedito. C'è da pensare che perfino Silvio Berlusconi ne avrebbe preso le distanze.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è docente universitario di diritto parlamentare. Di certo non gli mancano le competenze per sapere quanto sia abominevole quell'obbrobrio.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è sicuramente una persona di buon senso.

C'è da chiedersi: sarà disponibile a promulgare anche quello sgorbio normativo? Non è arrivato anche per lui il momento di dire una cosa semplice e nobile come un no? Sarebbe finalmente un no allo sprofondo morale degli assetti istituzionali sotto il livello minimo di decenza.

Foto di copertina © Paolo Bassani