
Mafia: il killer di Graziella Campagna, Giovanni Sutera, arrestato da carabinieri nel Parmense
Il prossimo passo sarebbe stata la fuga, dopo avere ottenuto il beneficio della detenzione domiciliare. Ma sulla sua strada ha trovato giudici attenti che non si sono persi nella lettura delle carte. Perché di documenti medici il killer siciliano Giovanni Sutera, all'ergastolo per avere ucciso nel 1985 a Messina la giovane Graziella Campagna, ne era riuscito ad accumularne parecchi, ma nessuno attestava la necessità di dover subire un intervento chirurgico, motivo per il quale aveva chiesto di restare ai domiciliari e non rientrare in carcere. E così nei giorni scorsi si è trovato sulla porta di casa sua, a Busseto, nel parmense, i carabinieri del comandante provinciale con il colonnello Andrea Pagliaro, che non lo avevano perso d'occhio in attesa che da Messina arrivasse l'ordine di arresto. Giovanni Sutera, 67 anni, è tornato in carcere, a Parma, con i suoi ergastoli da scontare.
Un altro dei killer di mafia rimasti muto dinanzi all'autorità giudiziaria che però per la "buona condotta" durante la detenzione in carcere era stato premiato con la semi libertà. Era detenuto a Solliciano (Firenze) e il carcere lo aveva potuto lasciare già dal 2022 nonostante una condanna a 25 anni anche per il delitto nel 1982 di un gioielliere e un processo per bancarotta fraudolenta.
La mattina usciva dal carcere per andare a fare volontariato in una associazione che garantisce assistenza agli anziani, e questo grazie ad un provvedimento del Tribunale di sorveglianza di Firenze. Nel 2018 aveva ottenuto lo stesso beneficio, perduto presto però per accuse di traffico internazionale di droga e il fallimento di un esercizio commerciale. Pochi anni dopo però ancora semi libertà. Adesso stava pensando a fuggire. Aveva chiesto e ottenuto i domiciliari per subire un intervento chirurgico, ma ai giudici non è sfuggito il particolare che quelle carte sanitarie non dicevano nulla, forse nemmeno erano suoi quei certificati. Si era anche trovato un rifugio sicuro a Busseto (Parma) ed è lì che i carabinieri del comandante provinciale col. Andrea Pagliaro sono andati a prenderlo per portarlo in carcere a Parma, dove riprenderà a scontare i suoi ergastoli.
L'arresto è stato emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Messina, dopo il rigetto dell’istanza di differimento facoltativo della pena, emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze. Sutera aveva chiesto per ragioni di salute di prolungare gli arresti domiciliari.
La carriera criminale di Sutera cominciò nel 1982, con una rapina ad un gioielliere a Firenze, finita con l'omicidio del commerciante, Vittorio Grassi. Nel 1985 Cosa nostra a Messina gli diede l'ordine di uccidere una ragazzina, Graziella Campagna, 17 anni. Lui non esitò e lo fece, salvo poi durante il processo professarsi innocente. Ma non è stato mai creduto. Graziella lavorava in una lavanderia e aveva scoperto che dietro finte generalità di tale ingegnere Cannata, si celava un ricercato per mafia, Gerlando Alberti jr, boss di Cosa nostra di cui Sutera era guardaspalle.
Spietato nell'agire ma meritevole di ricevere benefici per la detenzione fuori dal carcere. Graziella Campagna lui la uccise a Messina il 12 dicembre 1985, dopo che la ragazzina aveva scoperto, grazie a un’agenda trovata per caso, tra gli abiti della lavanderia dove lavorava come commessa, l’identità di Gerlando Alberti jr, boss di mafia di cui Sutera sarebbe stato braccio destro. Sutera all'epoca aveva già cominciato a fare il latitante. Si trovava a Messina per sfuggire all'arresto, dopo avere assassinato a Firenze nel corso di una rapina un gioielliere. Assieme al suo boss, Gerlando Alberti r, uccisero Graziella Campagna, una vittima innocente, responsabile solo del fatto di avere scoperto del tutto casualmente e involontariamente, che quei due assidui frequentatori della lavanderia dove lei lavorava e che vedeva accompagnarsi con personalità istituzionali del luogo, in realtà anziché essere due del luogo erano solamente due criminali palermitani di alto livello.
Contro Sutera e Alberti anche l'accusa del tentativo di aggiustare il processo per l'omicidio di Graziella Campagna. Cosa che riuscì ottenendo nel 1990 una sentenza favorevole, concordata tra massoneria, mafia e forse anche togati, in quel Tribunale di Messina all'epoca pieno di oscure ombre. Poi l'arrivo dei collaboratori di giustizia non evitò la condanna all'ergastolo. Arrivata però solo nel 2004.