
TUTTI I NOMI E I DETTAGLI. IL CONTRIBUTO DI DIVERSI PENTITI: Smantellata un’organizzazione che gestiva lo spaccio nel rione Mangialupi: 14 arresti. IL TRASPORTO DELLA COCAINA AVVENIVA ANCHE ATTRAVERSO LE MOTO D’ACQUA.
Nella odierna mattinata, su delega di questa Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia - la Polizia di Stato ha dato esecuzione a numerose misure cautelari emesse dal Giudice per le Indagini preliminari presso il Tribunale di Messina Arianna Raffa, nei confronti di 14 soggetti, di cui 11 originari della città di Messina e 3 della provincia di Reggio Calabria, gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di associazione finalizzata al traffico di sostanza stupefacente, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi.
L’indagine costituisce l’esito di una complessa ed articolata attività investigativa coordinata da questa Direzione Distrettuale Antimafia di Messina e condotta dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Messina (S.I.S.C.O.) e dalla Squadra Mobile.
Questi i nomi dei 23 indagati: Teresa Acesti (Messina, 1998); Giuseppe Astuto (Messina, 1992); Domenico Coppolino (Messina, 1954); Settimo Corritore (Messina, 1980); Nunzio Di Pietro (Messina, 1972); Santino Di Pietro (Messina, 1998); Giuseppe Fisichella (Messina, 2003); Antonino Guerrini (Messina, 1976); Giuseppe Lo Cascio (Messina, 1986); Natale Lo Duca (Messina, 1993); Salvatore Maiorana (Messina, 1992); Giacomo Mamone (Cinquefrondi); Salvatore Minniti (Messina, 1987); Davide Parisi (Messina, 1990); Raffaele Raco (Seminara); Rocco Raco (Scilla); Filippo Raso (Taurianova); Alessio Romeo (Messina, 1995); Michele Sorrenti (Oppido Mamertino); Carmela Turiano (Messina, 1981); Gaetana Turiano (Messina, 1979); Domenico Parisi (Messina, 1988); Massimo Fama D'Assisi (Messina, 1971).
Custodia cautelare in carcere per:
Santino DI PIETRO, Nunzio DI PIETRO, Gaetana TURIANO, Teresa ACESTI, Massimo FAMA' D'ASSISI, Giuseppe ASTUTO, Salvatore MAIORANA, Natale LO DUCA, Giuseppe FISICHELLA, Salvatore MINNITI, Raffaele Giorgio RACO, Rocco RACO, Filippo RASO.
Arresti domiciliari per Domenico PARISI. L’uomo ha ammesso gran parte dei fatti di cui è accusato, ha contribuito a fare luce sul giro di droga al quale partecipata attivamente con un ruolo di vertice, ma non è passato effettivamente ad una collaborazione con la giustizia piena, quindi per la giudice è necessario che resti agli arresti, col divieto di comunicazione con persone diverse dai conviventi, anche per via telematica.
Gli arrestati sono ora attesi per gli interrogatori di garanzia, difesi dagli avvocati Salvatore Silvestro, Tino Celi, Giuseppe Bonavita, Antonello Scordo.
L’attività prende avvio da quanto riferito dal collaboratore di giustizia Settimo Corritore, pentitosi nel 2022, le cui dichiarazioni, riscontrate in corso di indagine, hanno consentito di accertare l’attuale organizzazione del Clan di Mangialupi, gruppo storicamente dedito al traffico di sostanze stupefacenti capace di far ricorso, nella gestione dei propri affari illeciti, anche alla violenza, tentando di imporre la propria supremazia nel mercato cittadino degli stupefacenti, anche sulla scorta del prestigio e della caratura criminale dei propri esponenti storici.
Infatti, all’esito delle investigazioni delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina al Servizio Centrale Operativo di Messina (S.I.S.C.O.) ed alla Squadra Mobile di Messina, è stato acquisito un solido quadro probatorio, in una fase del procedimento nel quale non è ancora instaurato il contraddittorio delle parti, che ha permesso di porre in luce e disarticolare, una associazione per delinquere dedita al narcotraffico e alla cessione di sostanze stupefacenti, avente quale core business uno dei noti rioni situati nella zona sud della città, Mangialupi. Contemporaneamente alla collaborazione di Settimo Corritore, venivano raccolte anche le dichiarazioni di Domenico Parisi (2023), già organico del clan Mangialupi e uomo di fiducia di Francesco Turiano, detto Nino Testa, il quale ha chiesto si essere sentito durante la detenzione presso il carcere di Opera.
Al vertice del gruppo Santino Di Pietro il quale, nonostante fosse detenuto, dal carcere di Siracusa, grazie alla disponibilità di telefoni cellulari, comunicava all’esterno le proprie disposizioni. Di Pietro si avvaleva, per la gestione del sodalizio, dell’indispensabile ausilio del padre Nunzio e della zia Tania Turiano, che avevano il compito di gestire l’attività di spaccio e gli introiti dell’organizzazione, nonché della compagna, la quale fungeva da sua portavoce, svolgendo, altresì, i vari compiti affidati in vari ambiti, tra cui il recupero del denaro.
Significativi erano anche i ruoli, censiti nel corso delle indagini, dei c.d. “bracci operativi”, i quali, sebbene subordinati al capo, ma con funzioni direttive ed interscambiabili fra loro, erano dediti prevalentemente alle attività di approvvigionamento della sostanza stupefacente, alla gestione dello spaccio di stupefacenti e al reperimento di armi, impartendo direttive ad altri soggetti con compiti, invece, esecutivi.
Vi erano poi i corrieri ai quali era demandato il compito di trasportare la sostanza stupefacente, anche via mare, nei prefissati luoghi di custodia, individuati all’interno della città di Messina.
Il quadro indiziario assunto, oltre che permettere di ricostruire il modus operandi dei sodali, ha fatto luce sui vari canali di approvvigionamento della droga, consentendo di monitorare le trasferte dei sodali dell’organizzazione, finalizzate alla contrattazione delle forniture di droga nell’hinterland della provincia di Reggio Calabria e al successivo acquisto.
Inoltre, è emerso che gli odierni indagati, oltre che rifornire diverse piazze di spaccio allocate in città, in virtù del rapporto fiduciario instauratosi con i soggetti di provenienza calabrese, riuscivano a stabilire accordi con quest’ultimi, per rifornire alcune piazze di spaccio catanesi, per poi dividerne i guadagni.
"Il sodalizio è riuscito a ritagliarsi un ruolo rilevante nel settore del narcotraffico cittadino rifornendo diverse 'piazze di spaccio', anche in zone quali Santa Lucia sopra Contesse, Cep, Camaro San Luigi e Camaro San Paolo", scrive la gip nella misura cautelare. "Gli indagati si imponevano con la forza e con un approccio e metodo mafioso persino nei confronti di personaggi di notevole caratura e importanza nell'ambiente criminale cittadino".
Nel corso dell’indagine, a riscontro dell’ipotesi accusatoria prospettata, sono stati sequestrati oltre 3 Kg di cocaina, quasi 20 kg di marijuana e quasi 2 kg di hashish, pari ad un mancato guadagno per il sodalizio criminale di quasi 1.500.000,00 euro, introiti che sarebbero stati ripartiti fra i sodali e reinvestiti per i conseguenti affari illeciti del gruppo.
IL TRASPORTO DELLA COCAINA AVVENIVA ATTRAVERSO LE MOTO D'ACQUA.
La droga, secondo il racconto del dichiarante Domenico Parisi, veniva trasportata o con le moto d'acqua o con delle barche da pesca. La moto d'acqua "veniva condotta da Nunzio Di Pietro che partiva da Maregrosso, andava in Calabria e tornava con la droga. Il sistema di trasporto con le moto d'acqua è stato utilizzato due o tre volte e in due occasioni ero presente. Il trasporto con la moto avveniva verso le quattro o le cinque del pomeriggio". "Il carico di cocaina era di due chili a volta ogni due settimane circa... - continua Parisi - Era presente Massimo Fama', che diceva a Nunzio Di Pietro di andare alla spiaggia sulla sponda calabra, nei pressi di una boa, che evidentemente era il punto di incontro per la consegna dello stupefacente". La cocaina veniva trasportata anche con una barca condotta da un tale Peppe Astuto, detto Cirino. Avvenivano in serata, intorno alle 20.30/21. "So che Nunzio Di Pietro, in svariate occasioni, ha incontrato dei calabresi a Messina, al Bingo che si trova nei pressi dello sfascio di 'Faciola'".
ARMI E VIOLENZA.
Tramite la presente indagine, è stata messa in luce la pronta disponibilità di armi del gruppo e il facile ricorso alla violenza, che permetteva al sodalizio criminale di accrescere la propria forza e affermare la propria egemonia sul territorio in materia di spaccio di sostanze stupefacenti. A riprova della disponibilità di armi da parte del gruppo, in più occasioni nel corso dell’indagine, sono state sequestrate armi: un fucile, un fucile a pompa, 2 mitragliette e 3 pistole, oltre a munizionamento vario; inoltre ed è stato individuato uno dei luoghi di custodia delle armi e della droga detenute dal gruppo.
La pervicacia del sodalizio è stata, inoltre, messa in luce nel luglio del 2023 attraverso il ferimento di un uomo messinese, tramite l’esplosione di un colpo di arma da fuoco che lo aveva attinto agli arti inferiori, mentre si trovava all’interno del bar di sua proprietà, sito al centro della città. Alla base di tale gesto vi sarebbero state ragioni legate a contrasti relativi al mercato degli stupefacenti sulla piazza messinese. Gli investigatori della Polizia di Stato hanno ricostruito tempestivamente la dinamica dell’atto intimidatorio, individuando il modus operandi e le varie fasi dell’azione criminale ed identificando i 3 soggetti coinvolti - oltre ad un minore - tutti appartenenti al sodalizio, i quali sono stati tempestivamente raggiunti da misura cautelare carceraria.
LE DICHIARAZIONI DI MARIO RELLO E GIOVANNI GANGEMI.
Altre dichiarazioni importanti per le indagini arrivato da un altro dichiarante, il messinese Mario Rello, che ha iniziato a collaborare nel febbraio 2024 che ha confermato e arricchito le dichiarazioni di Corritore e Parisi, e da un nuovo collaboratore (dal 20 giugno 2024), Giovanni Gangemi, già appartenente al gruppo di Santino Di Pietro, Salvatore Maiorana e Natale Lo Duca. Anche Gangemi ha confermato e chiarito alcuni episodi.