
‘Operazione Gerarchia’: nel 2023 la gambizzazione Marcello Nunnari. La voce che fosse un ‘confidente’. Le dichiarazioni di Giovanni Gangemi e Mario Rella.
Tramite l'indagine della procura di Messina che oggi è scaturita nell'arresto di 14 persone eseguito dalla polizia, è stata messa in luce la pronta disponibilità di armi del gruppo criminale di Mangialupi, al centro dell'inchiesta e il facile ricorso alla violenza, che permetteva al sodalizio di accrescere la propria forza e affermare la propria egemonia sul territorio in materia di spaccio di sostanze stupefacenti.
A riprova della disponibilità da parte del gruppo, in più occasioni nel corso dell’indagine, sono state sequestrate armi: un fucile, un fucile a pompa, 2 mitragliette e 3 pistole, oltre a munizionamento vario; inoltre ed è stato individuato uno dei luoghi di custodia delle armi e della droga detenute dal gruppo.
La pervicacia del sodalizio è stata, inoltre, evidenziata nel luglio del 2023 attraverso il ferimento di Marcello Nunnari, tramite l’esplosione di un colpo di arma da fuoco che lo aveva attinto agli arti inferiori, mentre si trovava all’interno del bar Hoops che si affaccia sulla rotonda all’incrocio con via Cesare Battisti. Alla base di tale gesto vi sarebbero state ragioni legate a contrasti relativi al mercato degli stupefacenti sulla piazza messinese. Gli investigatori della Polizia di Stato hanno ricostruito tempestivamente la dinamica dell’atto intimidatorio, individuando il modus operandi e le varie fasi dell’azione criminale ed identificando le tre persone coinvolte - oltre ad un minore - tutti appartenenti al sodalizio, i quali sono stati raggiunti nell'immediato da misura cautelare carceraria. Per l’agguato sono stati condannati in primo grado Salvatore Maiorana (3 anni e 4 mesi), Natale Lo Duca (5 anni) e Giuseppe Fisichella (3 anni e 4 mesi). In appello le pene sono state ridotte a 3 anni e 10 mesi per Lo Duca, e a 2 anni e 8 mesi per Maiorana e Fisichella.
A spiegare il movente dell'agguato è il collaboratore Giovanni Gangemi. "Mario Mangano è l'esecutore materiale della sparatoria ai danni di Marcello Nunnari, eseguito assieme a Giuseppe Fisichella e su ordine di Omissis, Natale Lo Duca, Salvatore Maiorana e Santino Di Pietro. Il ferimento nasce quale atto estorsivo ai danni di Marcello Nunnari a cui il gruppo voleva estorcere o del denaro o quantitativi di cocaina visto che Marcello Nunnari era un personaggio di elevato spessore nell'ambiente criminale ed in quello degli stupefacenti. I capi del gruppo che vi ho indicato hanno deciso di sparare a Nunnari, prima di avanzare le pretese estorsive che vi ho riferito... Ho appreso le circostanze che vi sto riferendo da Natale Lo Duca e Salvatore Maiorana poco prima del loro arresto... Tutti i capi del gruppo erano d'accordo sulla commissione dell'atto intimidatorio ai danni di Nunnari...".
Anche il collaboratore di giustizia Mario Rella parla in un verbale dei motivi che hanno portato al ferimento di Nunnari: "Lo hanno ferito per vari motivi. Una motivazione è che teneva per sé e per i suoi collaboratori i guadagni del traffico di stupefacenti, senza dare conto alle famiglie mafiose e criminali della città. Altro motivo è perché quando Nunnari è attivo nel settore degli stupefacenti non ha mai subito arresti e condanne, pur spostando svariati chili di droga e disponendo di armi, e quindi c'è la voce che sia un confidente".