3 Settembre 2025 Giudiziaria

L’Assessora Amata interrogata in Procura

«Ho risposto a tutte le domande e ho massima fiducia nella magistratura. Non posso e non voglio aggiungere altro». Sono le uniche parole pronunciate dall’assessore regionale al Turismo, Elvira Amata, all’uscita dal Palazzo di Giustizia, al termine di tre ore di domande dei pubblici ministeri Andrea Fusco e Felice De Benedittis.

L’esponente di Fratelli d’Italia, assistita dagli avvocati Giuseppe Gerbino e Sebastiano Campanella, è l’unico indagato ad avere chiesto di comparire davanti ai magistrati dopo la notifica, il 7 luglio, dell’avviso di conclusione delle indagini per corruzione. Il procedimento è parte di una più ampia inchiesta sulla concessione dei finanziamenti regionali: in un altro filone risultano indagati il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, e l’ex portavoce Sabrina De Capitani per altre ipotesi di corruzione e peculato.

L’assessore Amata ha ricostruito davanti ai pm le accuse contestate, negando che l’assunzione del nipote, Tommaso Paolucci e il pagamento del suo alloggio possano essere collegati al contributo regionale da 30 mila euro concesso alla Fondazione Bellisario, di cui era rappresentante in Sicilia Marcella Cannariato, imprenditrice palermitana e moglie di Tommaso Dragotto, presidente di Sicily by Car. L’assessore Amata avrebbe aiutato il giovane soltanto per sostenerlo dopo un grave lutto in famiglia, pagando quanto dovuto per il suo alloggio non appena ricevute le fatture. Ha inoltre sottolineato che la Fondazione Bellisario, di cui Cannariato era rappresentante in Sicilia, è un ente di prestigio nazionale con procedure di finanziamento che prevedono anche un passaggio ministeriale. Un iter che dunque sarebbe incompatibile con qualsiasi favoritismo e, per questo motivo, l’assessore si è dichiarata estranea ai fatti.

La Procura sostiene invece l’esistenza di un patto corruttivo. Cannariato avrebbe offerto alloggio e lavoro al diciottenne ma anche altre utilità personali ad Amata, come l’uso di un’auto e buoni benzina, in cambio di appoggi istituzionali e dei contributi. Paolucci sarebbe stato ospitato inizialmente in un bed and breakfast, poi in una stanza dell’Ersu a 250 euro al mese e successivamente si era trasferito in un appartamento sopra gli uffici della A&C Broker, nello stesso stabile dove aveva sede la società. Il canone finale, secondo le carte, ammontava a 700 euro al mese, che veniva interamente sostenuto dalla moglie del patron della compagnia di autonoleggio. «Io non è che mi devo sparare per tenere suo nipote, è già tanto che un ragazzino di niente ti guadagna 1.500 euro al mese... quindi a me no, non lo può dire, perché la scanno viva», diceva Cannariato. Un passaggio che, per gli inquirenti, dimostrerebbe come Amata non potesse tirarsi indietro dopo i favori ottenuti. Sul piano politico, sia Amata che Galvagno sono sotto esame anche davanti ai probiviri di Fratelli d’Italia. Il presidente dell’Ars ha già risposto alle domande dell’organo di garanzia del partito.