11 Settembre 2025 Giudiziaria

L’inchiesta del procuratore Ardita: Abusi sessuali, sospeso per un anno il direttore sanitario Asp di Catania

Un medico di 63 anni, Giuseppe Reina, attualmente direttore sanitario dell’Azienda provinciale di Catania, è stato sospeso per un anno dall’incarico perché indagato per violenza sessuale. Secondo l’accusa quando era primario di un reparto nell’ospedale di Paternò avrebbe tenuto «comportamenti espliciti finalizzati a ottenere prestazioni sessuali da personale femminile della struttura», forte del suo ruolo gerarchico.

Il gip ha ravvisato gravi indizi per uno solo dei diversi casi contestati dalla Procura, quello ai danni di una collega medico chirurgo che «avrebbe costretto a subire atti sessuali».

Il provvedimento restrittivo è stato eseguito da personale della squadra mobile della Questura e della sezione di Pg della polizia della Procura. L’inchiesta, che si è avvalsa anche di intercettazioni video, è stata avviata dopo una segnalazione anonima.

Secondo l’ufficio della Procura specializzato in reati contro le fasce deboli, coordinato dal procuratore Sebastiano Ardita, l’indagato avrebbe agito sulla base «dell’abuso dell’autorità e anche nel timore», da parte delle vittime, di «subire pregiudizi nella sfera professionale». I fatti sarebbero avvenuti nell’ospedale e sarebbero stati ripresi da una videocamera. «Approfittando dello stato di soggezione della vittima, come conseguenza della sua condizione di subordinata – contesta la Procura – avrebbe indotto il medico a subire atti sessuali». Episodi avvenuti anche «in presenza di pazienti», con Reina che avrebbe fatto «avance sessuali alla dottoressa» con «gesti rapidi tali da impedire alla vittima di sottrarsi alla sua azione, di difendersi e, comunque, di manifestare il suo dissenso».

Da più episodi contestati dalla Procura, il gip ha ravvisato però i gravi indizi di colpevolezza per una sola violenza sessuale, anche perché quasi nessuna delle vittime, neppure davanti alla visione dei video dei presunti abusi, ha voluto presentare querela. Tanto che il giudice ha rigettato la richiesta di ordinanza di custodia cautelare in carcere. Decisione, quest’ultima, contro cui la Procura valuta il ricorso.

Le accuse a Reina sono rigettate dal legale dell’indagato, l’avvocato Rosario Pennisi: «Non hanno retto davanti al gip – contesta il penalista – non reggeranno, in caso di ricorso della Procura, davanti il Tribunale del riesame. A fare avviare l’inchiesta è stata una dottoressa che era una stalker del mio assistito, come abbiamo dimostrato ampiamente facendo vedere lettere e messaggi che inviava al suo ex primario. L’unico episodio contestato è avvenuto in sala operatoria e non era un gesto violento. E lui è vittima del fango che adesso è stato sollevato».

Intanto l’Asp di Catania ha avviato l’iter burocratico per applicare l’ordinanza e sospendere il medico dall’incarico, che ricopre dal settembre del 2024, di direttore sanitario.

«I fatti oggetto dell’ordinanza – sottolinea l’Asp – impongono un atteggiamento di rigorosa attenzione, rispetto e responsabilità, a tutela di tutte le persone coinvolte, della collettività e delle Istituzioni».

Reina, in passato, è stato protagonista, involontario, di un fatto di cronaca: era con Paolo Arena, il 28 settembre del 1991, quando sicari della mafia uccisero l’allora segretario comunale della Dc di Misterbianco. I killer lo spostarono violentemente per colpire il loro obiettivo. Reina allora era capogruppo della Dc al Consiglio comunale di Misterbianco.