
L’OPINIONE: Due denunce eclatanti accolte da un silenzio inquietante!
Riceviamo e pubblichiamo una nota del Gruppo di Iniziativa e Resistenza Civica “RispettoMessina”.
Già in occasione dell’ apertura dell’Anno Giudiziario, il Procuratore generale del Tribunale di Messina aveva fatto una relazione in cui veniva denunciata la presenza della mafia negli appalti pubblici e il potenziale inquinamento mafioso per i lavori legati al progetto del Ponte sullo Stretto. Una relazione, che, nella sua concreta oggettività, fotografava una realtà cittadina del tutto diversa da quella paludata da “paese dei balocchi”, che ci viene continuamente riproposta da un certo tipo di narrazione ossessiva e propagandistica.
Una realtà, non certo edificante, che evidenzia la presenza massiccia e articolata sul territorio messinese di vari clan criminali, dovuta anche al fatto che Messina sia diventata uno snodo fondamentale per certi affari illeciti, tanto da essere definita, nella relazione annuale della Direzione Investigativa Antimafia, anche come un autentico crocevia per il traffico di stupefacenti.
Un allarme, quello lanciato dal Procuratore, che doveva dare una “scossa” a un “contesto ambientale” caratterizzato, su certe tematiche, da comportamenti da “tre scimmiette” e da un qualunquismo menefreghista, che non ha avuto però gli effetti dovuti, dato l’assoluto “silenzio” che l’ha accolto.
Ma recentemente il Procuratore, dott. D’Amato, in un’intervista ha dichiarato, senza tanti giri di parole, che “Messina è invasa da fiumi di cocaina e di crack”, due droghe pesanti che creano una dipendenza totale e che procurano danni irreversibili, e talvolta letali, a chi le consuma abitualmente, siano essi adulti o giovani.
Ed anche stavolta, a distanza di diversi giorni, un allarme così chiaro è caduto nel vuoto, senza che si siano riscontrati interventi di autorità civili e religiose o di soggetti che, per i ruoli svolti, avrebbero avuto il “dovere” di intervenire. E così, se da una parte c’è chi si assume la responsabilità etica, morale e civile di parlare pubblicamente di “fiumi di droghe”, altri invece, asetticamente, fanno finta di non capire e continuano a volerci abituare e assuefare a “fiumi di parole”, spesso vacue e futili, proiettando “realtà virtuali” che poi si scontrano con “realtà fattuali”; come nel caso di una Messina definita capitale siciliana del divertimento, facendo ricorso, però, a dati parziali estrapolati strumentalmente da report più complessi.
Per cui ci viene da chiedere al Sindaco di Messina, che è anche la più importante autorità istituzionale in termini di tutela della salute pubblica comunale, se in questo momento l’individuato “divertimento”, di cui si è gloriato, possa annoverare anche “i fiumi di cocaina e crack” che scorrerebbero nella nostra città. A cui andrebbe aggiunto il cosiddetto “binge drinking” o “abbuffata alcolica” che caratterizza da anni, nell’indifferenza generale, le serate di tanti ragazzi e ragazze, anche minorenni, che non sono a conoscenza (dato che nessuno ha mai posto in evidenza o contrastato tali dannose abitudini) dei danni irreversibili al cervello che, come evidenziato in diversi studi scientifici, vengono provocati da questo deleterio “rituale”.
Ed auspichiamo che, su quanto abbiamo esposto avvertendo un dovere civico, ci siano delle reazioni, ponendo fine a silenzi ingiustificabili.