23 Ottobre 2025 Giudiziaria

Le “infiltrazioni” a Mojo e Malvagna. Conferma delle condanne in appello

Le sei condanne del primo grado sono state confermate. Ma le pene sono state ridotte per la concessione delle attenuanti generiche e altre attenuanti. È questo l’esito del processo d’appello per i “fatti di Mojo Alcantara”, che in origine vedeva coinvolti sette imputati e trattava delle infiltrazioni mafiose al Comune da parte del clan etneo Cintorino di Calatabiano.

Si tratta delle indagini della Dda di Messina e del Gico della Guardia di Finanza che portarono a maggio del 2022 all’arresto dell’allora sindaco del centro ionico Bruno Pennisi, della sua vice Clelia Pennisi, dell’ex assessore ai Lavori pubblici di Malvagna Luca Giuseppe Orlando, di Carmelo Pennisi, Giuseppe Pennisi e dell’imprenditore Antonio D’Amico. Ai domiciliari finì Santo Rosario Ferraro, un altro imprenditore. Il processo dal punto di vista tecnico era diviso in due, perché Giuseppe Pennisi e Clelia Pennisi (quest’utima fu assolta da tutte le accuse), scelsero il rito abbreviato, mentre gli altri proseguirono con il rito ordinario.

A formulare le richieste dell’accusa in appello era stata come “applicata” nel luglio del 2024 la pm Liliana Todaro, che all’epoca quando era alla Dda di Messina seguì le indagini della Finanza insieme alla collega Antonella Fradà. Ieri l’accusa era rappresentata invece dal sostituto procuratore generale Giuseppe Lombardo.

Nel tardo pomeriggio di ieri è stato il presidente della sezione penale di secondo grado Francesco Tripodi a leggere il dispostivo della sentenza. Ecco il dettaglio: Antonio D’Amico, 4 anni e 3 mesi (concesse le attenuanti generiche); Rosario Santo Ferraro, 3 anni e 2 mesi (concesse le attenuanti generiche); Carmelo Pennisi, 12 anni (per il periodo dal luglio 2014 al giugno i giudici hanno individuato un processo precedente per il quale era stato già giudicato, quindi non poteva essere esercitata l’azione penale, e hanno rideterminato la pena); Giuseppe Luca Orlando, 7 anni e 6 mesi (concesse le attenuanti generiche); Bruno Pennisi, 4 anni e 6 mesi (concessa l’attenuante speciale ex art. 323 bis c.p., ovvero la particolare tenuità non dell'evento ma del fatto nel suo insieme, ritenuta prevalente sull’aggravante prevista dall’art. 319 bis c.p.che riguarda la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio per il conferimento di pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti, l’ex sindaco del centro ionico in primo grado fu assolto dal “416 bis”); Giuseppe Pennisi, 7 anni (questo era il processo d’appello per il giudizio abbreviato, il collegio ha escluso la recidiva). Restano in piedi le statuizioni di risarcimento al Comune.

Nutrito il collegio di difesa che è intervenuto al processo, composto dagli avvocati Vittorio Basile, Giancarlo Padiglione, Salvatore Pagano, Nunzio Rosso, Francesco Strano Tagliareni, Franco Rosso, Antonino Pillera, Carlotta La Spina, Giovanni Spada e Giuseppe Testa.