Marchetta e Biondo restano ai domiciliari: I lavoratori sfruttati al rifornimento, somme dissequestrate
Il Tribunale del Riesame di Messina, presieduto dalla giudice Maria Vermiglio, ha disposto il dissequestro patrimoniale dei 352.359,23 euro, somme bloccate sui conti della società “Sikelia Oil” s.r.l., che erano state vincolate ai fini della confisca diretta al momento dell’arresto avvenuto lo scorso ottobre, dei due amministratori, Maurizio Sebastiano Marchetta e Salvatore Biondo. All’atto del sequestro per equivalente, il gip del Tribunale aveva accolto la richiesta della Procura diretta da Giuseppe Verzera di mantenere la possibilità di un sequestro per equivalente, da applicare in caso di incapienza dei conti societari, sui beni personali dei due indagati fino alla stessa cifra.
Lo stesso Tribunale del riesame ha invece rigettato il ricorso presentato dai difensori, gli avvocati Ugo Colonna e Antonino Aloisio, che chiedevano contestualmente l’annullamento della misura cautelare degli arresti domiciliari per i due indagati, accusati del reato previsto dagli articoli 81, 110 e 603 bis del codice penale, relativo allo sfruttamento della manodopera, il cosiddetto caporalato. Secondo la ricostruzione investigativa, Marchetta — presidente del consiglio di amministrazione della Sikelia Oil a partire dal 1° dicembre 2022, legale rappresentante fino al 1° agosto 2023 e successivamente amministratore di fatto, oltre che proprietario del 25% delle quote — avrebbe gestito la stazione di rifornimento di viale Sicilia, a Barcellona, insieme al socio Biondo. Quest’ultimo, legale rappresentante dal 1° agosto 2023 e amministratore di fatto, sarebbe stato inoltre il referente diretto dei dipendenti, in particolare degli addetti alle colonnine di erogazione del carburante. Entrambi sono accusati di avere impiegato lavoratori in condizioni ritenute non regolari, con turni superiori e retribuzioni ridotte rispetto agli standard previsti. Alla luce degli elementi raccolti - come scrive il quotidiano Gazzetta del sud - il Tribunale del riesame ha confermato gli arresti domiciliari per i due indagati, per i quali permane l’obbligo del braccialetto elettronico e il divieto di allontanarsi dalle rispettive abitazioni senza autorizzazione. È inoltre fatto divieto di comunicare con persone diverse da conviventi o assistenti.