18 Novembre 2025 Giudiziaria

La droga e i telefonini in carcere a Barcellona. L’accusa chiede sette condanne

La conferma integrale delle sette condanne inflitte in primo grado nel gennaio di quest’anno dalla gup Ornella Pastore con il rito abbreviato, quindi con lo “sconto” di pena. I fatti sono acclarati, il compendio delle prove messo in piedi dall’accusa è solido.

È stata questa, in estrema sintesi, la requisitoria della sostituta procuratrice generale Campagna in uno delle tranche processuali dell’inchiesta sul traffico di droga e telefonini all’interno del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Si tratta di un’inchiesta della Distrettuale antimafia di Messina diretta dal procuratore Antonio D’Amato che si è sviluppata in più fasi, intercettando più “canali” d’introduzione.

In questa tranche sono coinvolti l’infermiere dell’Asp Enrico Pagano, che faceva secondo l’accusa da “corriere” tra l’esterno e l’interno, e poi i romeni Mhiai Ciurar e Florin Jianu, Francesco Giuseppe Calabrese, Nando Russo, Sebastiano Russo e Salvatore Selvaggio.

In primo grado furono sette condanne: 5 anni, 6 mesi e 20 giorni a Calabrese; 4 anni, 5 mesi e 20 giorni a Ciurar; 3 anni e 4 mesi a Jianu; 6 anni e 10mila euro di multa a Pagano; 4 anni, 5 mesi e 10 giorni a Nando Russo; 5 anni a Sebastiano Russo; 3 anni e 4 mesi a Selvaggio. Sono difesi dagli avvocati Gisueppe Ciminata, Salvatore Silvestro, Giuseppe Alvaro, Giuseppe Lo Presti, Tancredi Traclò, Piergiacomo La Via, Sergio Alfano, Sebastiano Campanella, Vincenzo Iofrida, Ivana Rigoli.