ESCLUSIVA – Sorgerà a Messina l’Hub di Guerra della Marina Militare italiana
di Antonio Mazzeo - A Messina, nella più totale disattenzione delle istituzioni, dell’amministrazione comunale e delle forze politiche, sociali e sindacali, il ministero della Difesa sta per portare a termine un programma multimilionario che rafforzerà i processi di militarizzazione del territorio devastando irrimediabilmente la Zona Falcata, area di immenso valore paesaggistico e storico-architettonico.
Il Segretariato generale della difesa e Direziona Nazionale degli Armamenti - Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM) dello Stato maggiore della Difesa ha infatti avviato l’iter per l’avvio dei “Lavori di adeguamento infrastrutturale della Base Navale di Messina per garantire l’ormeggio di nuove unità navali tipo PPX”.
Nelle intenzioni dei Signori della Guerra, la base della Marina Militare della Città dello Stretto è destinata ad ospitare “prevedibilmente” dal 2026 i pattugliatori d’altura di nuova generazione in via di realizzazione dalla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA (49%).
La realizzazione dell’Hub militare del Mare di Messina vede come general contractor l’Associazione temporanea di imprese (ATI) composta da Fincantieri Infrastrutture Opere Marittime di Genova e FINSO (Fincantieri Infrastrutture Sociali) SpA di Firenze e come progettista F&M Ingegneria SpA di Mirano (Venezia).
Il progetto prevede la realizzazione, “in ampliamento a quella attuale, che verrà comunque conservata sul lembo lato terra”, di una nuova banchina della lunghezza totale di 210 metri ad integrazioni delle attuali banchine del Forte, Pontile Comando e Pontile Commissariato. Parallelamente alle opere marittime si realizzeranno interventi a terra da “destinare al mantenimento tecnico/operativo delle navi attraverso la realizzazione di magazzini/depositi, uffici, edifici destinati alla logistica quali alloggi, mense, attività ricreative ed uffici per il personale”.
Più specificatamente le opere a mare prevedono l’“ampliamento della sola banchina Comando con impalcato su pali, interessando anche porzioni di banchina adiacenti, così da poter ospitare quattro navi tipo O.P.V. di nuova generazione di cui due dislocate permanentemente e due temporaneamente/di passaggio; tale attività non comporterà scavi di dragaggio”.
Relativamente alle opere a terra, i progettisti prevedono la “ristrutturazione (o risanamento conservativo ove possibile) degli edifici, la riqualificazione ambientale delle aree contermini e dei sottoservizi (fognature, depurazione, ecc), necessari a garantire un sufficiente supporto operativo e logistico”.
In verità il “risanamento conservativo” interesserà solo gli edifici che attualmente ospitano la “Palazzina I” (Villa Ammiraglio da destinare ad alloggi per gli Ufficiali) e il Cinema – sala congressi. Verranno invece demoliti e ricostruiti ex novo le Palazzine ex Lante, De Lutti, “N” (destinate tutte ad alloggi per il personale militare); l’ex Magazzino doganale; i Magazzini SCC64 e SCC65; la Mensa di servizio; l’Infermeria presidiaria; il Complesso sportivo; lo Spogliatoio tennis; la Palestra; i Campi da calcio e basket; l’Officina S.E.N.; la Cabina elettrica. Come dire sarà pesantemente modificata l’urbanistica e la stessa skyline della Zona Falcata di Messina.
Del programma di trasformazione urbana e rafforzamento dei dispositivi militari sembra che non se ne siano accorti nessuno in città. Nessun ostacolo è stato frapposto alla furia devastatrice del Ministero della Difesa e dello Stato maggiore della Marina. Fortunatamente con nota del 10 novembre del 2025, la Direzione Generale delle Valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha sollevato più di un dubbio sull’impatto ambientale delle opere in via di realizzazione.
“Sulla base delle informazioni fornite con la documentazione trasmessa – scrive la Direzione del MASE - in considerazione dell’entità e della complessità delle opere in progetto, come più diffusamente illustrato nella nota tecnica allegata, si ritiene che per i Lavori di adeguamento infrastrutturale della Base Navale di Messina per garantire l'ormeggio di nuove unità navali tipo PPX, non sia possibile escludere la sussistenza di potenziali impatti significativi e negativi legati alla realizzazione e all’esercizio delle opere previste. Si propone pertanto che lo stesso debba essere sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 152/2006 comprendente la Valutazione di Incidenza ambientale ai sensi dell’art. 10 co. 3 del D.Lgs. 152/2006”.
Il programma PPX (noto anche come programma "OPV - Offshore Patrol Vessel") è stato lanciato dallo Stato maggiore della Marina Militare per rafforzare le capacità di sorveglianza navale delle acque nazionali ed internazionali e di proiezione avanzata delle forze armate italiane in ambito NATO ed extra-NATO.
Quattro pattugliatori d’altura sono in fase di costruzione nei cantieri navali di Riva Trigoso e del Muggiano di OSN - Orizzonte Sistemi Navali e dovrebbero essere consegnati alla Marina tra il 2030 e il 2032. Nei deliri di grandezza degli ammiragli tricolore ci sarebbe l’intenzione di finanziare la realizzazioe di altri sei pattugliatoti PPX. Il costo di ogni unità all’avvio del programma navale era stimato in 236 milioni di euro circa. I pattugliatori avranno una lunghezza di 95 metri ed una larghezza di 14,2 e il loro dislocamento sarà di 2.400 tonnellate. Potranno raggiungere la velocità di 24 nodi (44,45 Km/h) con un’autonomia di navigazione di 3.500 miglia. L’equipaggio sarà composto da una novantina di uomini e donne, mentre le unità saranno armate dal cannone multiruolo OTO Melara “Super Rapido” da 76/62mm in versione Davide/Strales (costruito da Leonardo SpA negli stabilimenti di La Spezia) e da un cannone navale leggero “Lionfish” anch’esso prodotto da Leonardo.