È morto il boss Gerlando Alberti Junior. 40 anni fa l’omicidio di Graziella Campagna
foto di Enrico Di Giacomo -
E' morto Gerlando Alberti jr a Palermo all'età di 78 anni, dopo una lunga malattia. Il boss è stato condannato all'ergastolo per il rapimento e l'omicidio di Graziella Campagna, la 17enne uccisa il 12 dicembre 1985 a Villafranca Tirrena. Il corpo fu ritrovato due giorni dopo e riconosciuto dal fratello Pietro Campagna che ha lottato per anni per ricostruire la verità sulla morte della sorella. Il boss è nipote di Gerlando Alberti "u paccarè", storico capomafia del quartiere palermitano di Porta Nuova - morto il primo febbraio del 2012 a 84 anni agli arresti domiciliari. La condanna definitiva, emessa dalla Cassazione nel 2005, chiuse un capitolo di omertà e ritardi processuali che mobilitarono l’opinione pubblica e le associazioni antimafia.
Proprio in questi l'associazione Libera è impegnata nell'organizzazione di una due giorni che si svolgerà a Messina, 11 e 12 dicembre, in ricordo di Graziella Campagna. Per l'occasione sarà presente in città anche don Luigi Ciotti.
La storia di Graziella
Graziella Campagna naque a Saponara, in provincia di Messina, il 3 luglio del 1968, la giovane, ancora minorenne, è figlia di una famiglia umile ed ha la passione del ricamo. Graziella abbandona gli studi per poter aiutare economicamente i genitori lavorando come aiuto lavandaia in una città vicina, Villafranca Tirrena. Un impiego in nero che le consente raccogliere quelle poche lire necessarie ad affrontare le spese di casa.
Un giorno però, l’ingegner Tony Cannata, che è solito recarsi in quella lavanderia, le porta una camicia da lavare. Graziella la prende in consegna e si accinge a procedere con il lavaggio, ma prima, come d’abitudine, svuota le tasche per evitare di rovinare eventuali oggetti dei clienti. Ed ecco che, in quell’occasione, trova un’agenda nella quale era inserita una carta d’identità che rivela il vero nome dell'uomo che le ha affidato il vestiario: si tratta di Gerlando Alberti jr, nipote latitante del boss della mafia siciliana Gerlando Alberti (assicurato alla giustizia anni prima dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa). Scopre che il suo collega e cugino, Gianni Lombardo, non è neanche lui chi dice di essere, ma Giovanni Sutera, anche lui uomo ricercato perché accusato di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti.
L’aver scoperto quest'informazione le costerà la vita, soprattutto perché uno dei fratelli di Graziella, Piero, fa il Carabiniere in servizio alla compagnia di Gioia Tauro e questo intimorisce i due latitanti. Un'altra commessa della tintoria, Agata Cannistrà, strappa immediatamente l’agenda dalle mani di Graziella che gliela sta ingenuamente mostrando, facendone così perdere le tracce. Il 12 dicembre, dopo aver finito di lavorare, Graziella va, come di consueto, ad aspettare l'autobus che la porterà a casa. Sono circa le 19:45 ma a casa non arriverà mai.
La famiglia, preoccupata, comincia a cercarla ovunque in paese. I genitori si recano in Caserma per denunciare la scomparsa, ma il Maresciallo pensa ad una fuga d’amore e dice loro di stare sereni. Graziella, però, non era affatto una ragazza solita a questo genere di cose. E l'unico ragazzo che frequentava in quel momento era a casa con la sua famiglia e non aveva visto Graziella per tutta la giornata.
A quel punto, il fratello Piero raggiunge i suoi genitori a Saponara per fare luce, seppur autonomamente, sulla sparizione della sua sorellina. Così, a due giorni di distanza dalla sparizione, riesce a scoprire che un medico aveva visto un cadavere di una ragazza in un luogo isolato a Forte Campone, paese vicino a Villafranca Tirrena. Piero allora allerta la Polizia e insieme si recano immediatamente sul luogo indicato scoprendo che quel cadavere rannicchiato contro un muro, con un braccio alzato in segno di difesa e il corpo crivellato di colpi di arma da fuoco è proprio quello della sua amata sorellina. I sicari l’hanno colpita da meno di due metri di distanza su viso, spalla, petto, mano e braccio. Un’esecuzione.
Dopo un lungo e tormentato iter investigativo Gerlando Alberti jr e Giovanni Sutera (dichiaratosi innocente), il suo guardaspalle anche noto come “Giovanni Lombardo”, saranno rinviati a giudizio il 1º marzo del 1988. Eppure, il movente ipotizzato dalla Procura, secondo cui Alberti abbia voluto uccidere Graziella perché a conoscenza del suo vero nome viene giudicato debole dal giudice che li assolverà.
Solo sei anni dopo, nel 1996, grazie alla trasmissione televisiva “Chi l'ha visto?” il caso verrà riaperto.
L'11 dicembre 2004, a quasi vent'anni dall'uccisione di Graziella, la Corte D’Assise di Messina emetterà sentenza di condanna all’ergastolo per Gerlando Alberti jr. e Giovanni Sutera, ritenuti gli esecutori materiali del delitto, con l'aggravante di aver agito con premeditazione e durante la loro latitanza. Ma saranno anche giudicate colpevoli per favoreggiamento e per aver deviato le indagini, oltre che per aver omesso quanto di loro conoscenza sul rapimento e sull'omicidio, Agata Cannistrà, la collega che strappò dalle mani di Graziella l'agenda, e Franca Federico, la titolare della lavanderia. Entrambe saranno condannate alla pena di due anni di reclusione.
Ma il 18 marzo 2008, i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Messina, confermeranno per Alberti e per Sutera la condanna all'ergastolo e il 18 marzo 2009, la Suprema Corte di Cassazione respingerà il ricorso formulato dai due imputati e riconfermerà la pena dell'ergastolo.
Per accertare la verità i familiari hanno assistito ad un processo lungo 22 anni.