6 Dicembre 2025 Giudiziaria

L’INDAGINE SU D’ALCONTRES: L’INFERMIERA-OSTETRICA, L’IDEA PARTORITA DAL PROF. STAGNO

di Enrico Di Giacomo - Dalle attività di indagini sul prof. D'Alcontres, sarebbe emerso quello che il gip definisce "un ulteriore e connesso schema criminoso registrato con sistematicità".

Il riferimento è alla vicenda che riguarda l'ostetrica Cristina Alì, che "sebbene fosse priva del titolo di infermiera, era sistematicamente reclutata dal prof. Stagno per svolgere mansioni infermieristiche vitali, come la somministrazione di farmaci, l'applicazione di flebo, le dimissioni dei pazienti". Il tutto emergerebbe "in modo chiaro e preciso dalle intercettazioni telefoniche e dalle dichiarazioni dei pazienti".

Il prof Stagno, per 'occultare l'illecita collaborazione' e l'attività privata, avrebbe omesso, assieme ad altri sanitari, sistematicamente il nome di Cristina Alì dai registri di sala operatoria e dalle cartelle cliniche della clinica.

In particolare, nell'ambito degli interventi eseguiti dal prof. Stagno, già primario di chirurgia plastica, presso la struttura privata "Villa Maria" a Ortoliuzzo, si registra un rapporto di collaborazione con la Alì, ostetrica ma priva dei titoli e dei requisiti professionali abilitanti per svolgere mansioni infermieristiche.

"Professore, per lei ci sono! Se lei mi organizza". La presenza della Alì in clinica, intercettata, dimostra "inequivocabilmente" che l'ostetrica svolgeva mansioni tipiche delle infermiere... "Salve prof.. ho dimesso la signora, le ho dato la terapia ed è andato via...".

Gli interventi in presenza della Alì sono numerosi, se ne contano sette (dal 10 luglio al 19 novembre 2024), "dimostrando l'assenza del requisito dell'occasionalità e rafforzando la gravità dell'illecito".

Ma, tuttavia, nelle cartelle cliniche delle pazienti il nome dell'ostetrica non compariva mai (in alcuni casi assieme a quelli di D'Alcontres e della dottoressa Scarcella), nonostante, sentite come testimoni, le pazienti hanno confermato la presenza della giovane professionista, assistente post-operatoria.

C'è poi un episodio, datato 22 ottobre 2024, che il gip definisce rilevante.

Secondo le intercettazioni, una donna avrebbe chiesto che la diagnosi in cartella fosse modificata, così da risultare compatibile con un rimborso assicurativo. Un “piccolo” favore, nulla più. Ma l’ostetrica Cristina Alì si rivolge al medico per capire come muoversi. E Stagno d’Alcontres, intercettato, indica la formula corretta: “Ai fini assicurativi se potevamo modificare la diagnosi…”, chiede l’infermiera. “Va bene, metti adiposità localizzata più asimmetria mammaria… perfetto così, brava”, replica lui.

"Questo concorso dimostra la piena consapevolezza e direzione degli atti di falso", scrive il gip.

C'è inoltre una intercettazione tra il responsabile del centro chirurgico ambulatoriale 'Villa Maria', l'oculista Pietro Colosi, e il prof. Francesco D'Alcontres, in cui emerge - a detta del gip - il ruolo di Colosi in merito "all'irregolarità della posizione di Cristina Alì e alla attività volta a occultarne la presenza attraverso la falsificazione della cartella clinica".

Nel corso della conversazione, Colosi lamenta l'omissione sistematica di Cristina Alì dai documenti ufficiali della clinica, "riconoscendo la gravità di tale condotta in relazione all'obbligo di documentazione dell'equipe operatoria".

COLOSI: "Il problema era che le persone che... nel momento in cui si costituisce l'equipe operatoria... ci deve essere il personale, pure un infermiere perché... e deve risultare dalla cartella clinica... sai... è un documento che non puoi toccare... quindi... non ho capito perché Cristina Alì non vuole comparire in Cartella... il discorso dell'Ordine dei...".

Il primario Stagno risponde chiarendo la ragione dell'occultamento, "denunciando apertamente l'esercizio abusivo della professione".

STAGNO: "Perché lei è ostetrica... non è infermiera!!!". 

STAGNO: "E' che ha paura che si possa configurare un esercizio abusivo della professione...".

COLOSI: "Ma figurati!!! Una laureata in ostetricia non può fare...non può assistere la parte infermieristica? Ma scherziamo veramente!!!".

Dalle parole di Colosi emerge la consapevolezza per il rischio di contestazione da parte dei pazienti o delle autorità in caso di omissione del personale paramedico presente.

Colosi manifestava una preoccupazione prevalente per la falsificazione documentale rispetto all'abuso professionale.

COLOSI: "Perché vedi, secondo me è più grave...molto piacere grave di quello che potrebbe essere una contestazione che le fa il suo ordine... molto più grave essere presente e non comparire, scusami... Perché poi il paziente dice...'no... c'era la persona'... l'unica cosa che si può contestare è la presenza che non scompare... eventualmente... perché sai... può succedere di tutto".

Inoltre Colosi manifesta preoccupazione per le irregolarità fiscali e contrattuali, lamentando che il personale non fatturasse e venisse pagato in 'nero', sollevando la necessità di regolarizzare la posizione, almeno ai fini della giustificazione della presenza.

COLOSI: "...almeno 5000 mila euro l'anno... diciamo così di fatture, come prestazioni occasionali, le può fare benissimo!!! E uno da un lato se le scarica e dall'altro giustifica la presenza...capito?".

Poi COLOSI aggiunge: "Dico... questo è il problema...cioè una corrispondenza tra quello che si fa e quello che c'è scritto... perché ci sono persone che non compaiono...dice, 'e che faceva, a che titolo...'.

Nonostante le preoccupazioni di Colosi, l'indagine ha fatto emergere "la reiterata e costante alterazione della cartella clinica dei pazienti operati da Stagno, Scarcella e Galletti, i quali omettevano il nome di Cristina Alì, la cui presenza era risultata evidente anche dalla dott.ssa Scarcella".

Le intercettazioni e le testimonianze delle pazienti, secondo il gip, "provano che la Alì ha eseguito funzioni infermieristiche essenziali e riservate, come la somministrazione di farmaci, l'applicazione di terapie endovenose (flebo) e la gestione delle dimissioni post-operatorie con relative istruzioni terapeutiche".

Il prof. Stagno "ha materialmente reclutato, ingaggiato e diretto Cristina Alì nell'esercizio delle mansioni infermieristiche, 'guarda che ho provveduto all'infermiera..'". Il dott. Colosi, in qualità di legale rappresentante e gestore della clinica "Villa Maria", "assume un ruolo attivo, consapevole oltre che supporto per aver concorso nel reato attraverso l'accettazione e l'agevolazione e la consapevolezza della condotta abusiva". Colosi "aveva l'obbligo giuridico di vigilare e impedire che venissero commessi reati all'interno della clinica". "La sua condotta di tolleranza e di accettazione dell'attività abusiva configura nondimeno un concorso omissivo o agevolatole", conclude il gip.