16 Dicembre 2021 Giudiziaria

ECCO CHI E’ SANTO NAPOLI, L’INFERMIERE ‘PRESTATO’ ALLA MAFIA

di Enrico Di Giacomo - Le indagini della polizia hanno portato oggi a un maxi sequestro di beni per l'imprenditore Giuseppe Busacca: il provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Messina (giudici Massimiliano Micali, Giuseppa Maria Scolaro e Giuseppe Miraglia) su richiesta del procuratore e del questore (dietro il sequestro va sottolineato il grande lavoro di coordinamento del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e di Giuseppe Linares, direttore dell’anticrimine) riguarda 16 società e poi centri di riabilitazione, un albergo, una discoteca, una sala trattenimenti, alcune ville.

L’inchiesta della Divisione anticrimine della questura e del Servizio centrale anticrimine, coordinata dalla procura diretta da Maurizio de Lucia, è partita dall’arresto nel 2017 dell’ex consigliere comunale di Milazzo, Santino Napoli, un infermiere ritenuto il volto pulito del clan, a fine novembre scorso condannato in appello a sei anni (8 in primo grado, i 22 luglio del 2020), per concorso esterno in associazione mafiosa, al processo Gotha 7.

Le relazioni d’affari fra Napoli e Busacca hanno fatto scattare il sequestro. Gli investigatori hanno svelato i tanti finanziamenti pubblici acquisiti dalle cooperative di Busacca, quasi 100 milioni di euro fra il 2000 e il 2014. Soldi che sarebbero stati investiti anche all’estero, e adesso vengono bloccati.

MA CHI E' SANTO NAPOLI?

La figura di Santo Napoli è ben descritta nell'ordinanza dell'operazione Gotha 3 del 2012. Ecco cosa scrivono i magistrati sui suoi rapporti storici con la criminalità organizzata dei 'barcellonesi' e su quelli con Saro Cattafi.

"La figura di NAPOLI Santo è emersa nel tempo quale soggetto “vicino” e “contiguo” alla criminalità organizzata dell’area milazzese e barcellonese. Il collaboratore di giustizia messinese Mario MARCHESE ha riferito di aver conosciuto nell’anno 1981 NAPOLI Santo, durante un periodo di comune detenzione avvenuta presso la Casa Circondariale di Messina. Successivamente, nel 1984, il NAPOLI gli fece conoscere tale VALENTI Salvatore, elemento bene inserito nell’ambiente malavitoso barcellonese e palermitano, successivamente ucciso. Il MARCHESE ha aggiunto che nell’anno 1985 il NAPOLI, unitamente al suddetto VALENTI Salvatore, si presentò presso la sua abitazione di Messina; nella circostanza, il VALENTI richiese per conto del noto mafioso palermitano Pietro AGLIERI di procacciare dei voti in favore dell’Avv. ZIINO Alfio, candidato nelle liste della democrazia cristiana. In quella circostanza il VALENTI confidò al MARCHESE che Pietro AGLIERI era in stretta amicizia con l’Onorevole MERLINO, messinese, e che era stato proprio quest’ultimo a richiedere l’interessamento dell’AGLIERI, affinchè costui contattasse nella città di Messina persone “di rispetto”, che potessero garantire il buon esito delle votazioni. In effetti l’Avv. Alfio ZIINO venne eletto consigliere comunale con 2139 voti di preferenza (cfr. dichiarazioni di MARCHESE Mario). Il collaboratore BISOGNANO Carmelo, nel suo verbale del 29.12.2010, pur rilevando come NAPOLI Santo non sia inserito in modo organico nell’organizzazione barcellonese, ha evidenziato come costui, in ogni caso, sia “persona di fiducia” di soggetti “autorevoli” quali DI SALVO Salvatore, RAO Giovanni e MERLINO Antonino: (“Non conosco personalmente Napoli Santo detto “Santino”, di Milazzo, posso però dire che costui svolge l’attività d’infermiere all’ospedale di Milazzo ed è persona di fiducia di Di Salvo Salvatore, Rao Giovanni e Merlino Antonino. Per quanto mi risulta non è inserito nell’organizzazione)” (cfr. verbale di BISOGNANO Carmelo del 29.12.2010, in atti). Dall’indagine “OMEGA”, non a caso, emergevano importanti contatti proprio fra il noto esponente mafioso barcellonese DI SALVO Salvatore, il suo sodale MASTROENI Carmelo e NAPOLI Santo. Infatti, nell’ambito dell’attività tecnica svolta sulle utenze del DI SALVO, veniva censurata una conversazione fra costui e MASTROENI Carmelo, durante la quale i due concordavano di recarsi a Milazzo, dove era stato già fissato un appuntamento per la mattina successiva con una persona in quel momento non identificata, chiamata “professore”. Veniva predisposto da parte del R.O.S. C.C. un servizio di O.C.P., che permetteva di documentare come il DI SALVO ed il MASTROENI avessero incontrato un soggetto riconosciuto dal personale operante proprio in NAPOLI Santo. Nella medesima attività investigativa, inoltre, risultava come NAPOLI Santo avesse intrattenuto contatti telefonici con il noto SCARDINO Cosimo, anch’esso condannato per il delitto ex art. 416 bis c.p. con sentenza passata in giudicato, nell’ambito del ben noto processo “Icaro”. Appaiono significativi anche alcuni controlli a carico di NAPOLI Santo, da cui emergono diversi contatti con i fratelli OFRIA Salvatore e Domenico".

Fra i vari controlli si segnalano i seguenti:
– controllato, il 03/02/1998, unitamente al pregiudicato mafioso Mastroeni Carmelo, emerso nel corso dell’indagine “Omega”;
– controllato, il 10/11/2003, mentre si recava a rendere omaggio alla salma di Ofria Carmelo, padre dei più noti pregiudicati mafiosi Salvatore e Domenico; segnalato il 12/11/2003, alle esequie del citato Ofria Carmelo, unitamente ad alcuni importanti esponenti criminali locali quali Giambò Carmelo e Arnò Pietro
– controllato, il 02/04/2007, da militari del NOR della Compagnia CC di Milazzo in quella piazza Onorevole Santi Recupero. In calce all’annotazione i militari operanti hanno annotato: “lo stesso gestisce la discoteca Babilon”.
– controllato, l’08.06.2009, dal Commissariato di Milazzo, unitamente al noto pregiudicato milazzese Pergolizzi Vincenzo.
Infine, dall’indagine “Pozzo 1” è emerso come NAPOLI Santo fosse interessato, quanto meno attraverso il figlio Antonino, alla gestione di diverse discoteche esistenti nella città di Milazzo, cui erano interessati a vario titolo anche i fratelli D’AMICO, Carmelo e Francesco (cfr. informativa Pozzo 1, capitolo IV, pg. 1379-1392, in atti).

Da ultimo, deve notarsi come i rapporti fra il CATTAFI ed il NAPOLI siano ancora attuali e si caratterizzino per l’estrema circospezione con cui si svolgono, così come documentato dal ROS C.C. nell’ambito del più volte citato procedimento “Ombra”, n. 2610/2011 RGNR Mod 21 (cfr. indagini delegate del ROS C.C. dell’1.3.2012, in atti). Il 06/07/2011, infatti, un servizio di osservazione e pedinamento permetteva di documentare che Cattafi Rosario Pio si recava a Milazzo ove, dopo essersi incontrato con altri soggetti, alle ore 19,04, entrava all’interno del negozio di abbigliamento denominato “Padalino”; qui i militari operanti avevano modo di vederlo seduto, in attesa, in una delle ultime stanze di quell’esercizio commerciale. Alle successive ore 19,30, entrava all’interno del medesimo locale Napoli Santo, il quale, sedutosi vicino al Cattafi, dialogava con lui per circa cinque minuti. Il personale operante riscontrava che né il Cattafi, né il Napoli, all’uscita dal negozio, avevano con loro merce acquistata in quel negozio che potesse giustificare la loro comune presenza all’interno di quel luogo. Si trattava, a tutti gli effetti, di un incontro riservato, peraltro non preceduto da alcuna preventiva intesa telefonica diretta tra i due, almeno così come risulta dalle utenze poste sotto controllo. Tale circostanza appare confermata dall’analisi del tabulato telefonico relativo all’utenza 090/9281381 collocata all’interno del negozio Padalino, ubicato in via Domenico Piraino n. 43: dalla sua analisi è emerso che alle ore 19:08:29 era stato composto il numero telefonico 340/7111342 intestato ed in uso a Napoli Santo. Il 17.11.12011, alle ore 14,06, veniva documentato un altro incontro tra Napoli Santo e Cattafi Rosario Pio, nei pressi del civico nr. 8 di via Medici di Milazzo. I due si soffermavano a conversare fra di loro, dirigendosi verso piazza della Repubblica, ove continuavano a parlare sino alle ore 14,15 davanti al bar “Ritrovo Diana”, lì ubicato.

Ma non solo. A sottolineare il ruolo di primo piano di Santo Napoli all'interno del clan barcellonese è un brano della relazione di minoranza della commissione antimafia del 18 gennaio 2006. Dodici anni fa... Leggiamolo.

"Molto lacunoso appare l’intervento degli organi giudiziari e di polizia a proposito della citta` di Milazzo, che e` uno snodo importante sia come possibile terminale di investimento in attivita` commerciali dei proventi dei traffici illeciti della mafia barcellonese sia per i suoi collegamenti con le isole Eolie, da sempre nelle mire degli interventi speculativi di «Cosa nostra». Peraltro, indagini del passato avevano portato alla luce una base provenzaniana creata a Milazzo da Luigi Ilardo. E desta ovvio sconcerto che Domenico Italiano, arrestato e condannato a Caltanissetta con sentenza definitiva nel processo «Grande oriente», sia divenuto, dopo aver scontato la pena, presidente della locale squadra di calcio, peraltro foraggiata dai finanziamenti dell’amministrazione comunale. Senza tacere che nella stessa societa` calcistica (precipitata in situazione fallimentare ed esclusa dal campionato) un ruolo dirigenziale ha svolto Santino Napoli, il quale, da inequivoche intercettazioni telefoniche del procedimento «Omega», e` risultato l’autorevole referente del clan barcellonese nella citta` di Milazzo. Citta` nella quale Napoli, per sovrapprezzo, e` in atto consigliere comunale, per il secondo mandato consecutivo (significativamente sempre schierato con la maggioranza, prima a sostegno di un’amministrazione di Centro-sinistra e ora di centro-destra), e controlla rilevanti attivita` economiche anche attraverso il figlio. A proposito della precedente amministrazione comunale, e` d’obbligo segnalare il processo in corso al Tribunale di Barcellona per reati relativi all’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti alla societa` Cooplat. Da un’intercettazione pubblicata dal quotidiano locale emerge indiscutibilmente l’interessamento indebito anche in questa vicenda del gia` citato Andrea Aragona".

Le accuse che all'epoca la Procura contesto' a Napoli erano, tra le altre, di aver fornito informazioni di interesse per il clan, di 'sistemare' le estorsioni, di favorire l'aggiudicazione di lavori pubblici ad imprenditori intranei o contigui all'associazione etc.